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  • Mercoledì 15 giugno 2022

Perché supermercati e ristoranti scioperano contro i buoni pasto

Chi aderisce non li accetterà nella giornata di mercoledì, per protesta contro le commissioni e le gare nel settore pubblico

(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
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Oggi, mercoledì 15 giugno, ci sarà uno sciopero nazionale delle principali associazioni di categoria di supermercati, ristoranti e bar per protestare contro i buoni pasto, il sistema usato da milioni di lavoratori italiani per pagare il pranzo nei giorni di lavoro o per fare la spesa. Gli esercenti che decideranno di aderire allo sciopero non accetteranno i buoni pasto come forma di pagamento: lo sciopero potrebbe riguardare anche alcune delle principali catene di supermercati, tra cui Esselunga, Coop, Conad e Carrefour.

Lo sciopero è stato proclamato da tutte le principali associazioni dei commercianti, Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, Fiepet Confesercenti e FIDA. Il motivo è legato alle commissioni che gli esercenti devono pagare alle società che emettono buoni pasto per poterne usufruire, giudicate da tempo troppo alte e insostenibili.

I buoni pasto sono un servizio riservato ai lavoratori dipendenti del settore pubblico o privato o a collaboratori esterni, che funziona come alternativa alla fornitura di un servizio mensa per il personale. A fornirli sono alcune società specializzate che stipulano con le singole aziende contratti di fornitura. Queste società – tra cui le più popolari sono Sodexo, Edenred, UpDay e Pellegrini – firmano delle convenzioni con gli esercenti (bar, ristoranti da asporto, gastronomie o supermercati).

Ogni mese i commercianti inviano i buoni pasto che ricevono dai loro clienti alle società che li hanno emessi per ottenere il rimborso, che però non è pari al valore nominale sul ticket, ma un po’ inferiore. Il motivo è che una percentuale del valore è trattenuta dalla società che emette il buono in cambio del servizio di intermediazione. Inizialmente le commissioni che gli esercenti dovevano pagare alle società che emettono buoni pasto erano molto basse (intorno al 3 per cento del valore nominale dei buoni), ma negli ultimi anni sono aumentante notevolmente fino a toccare picchi del 20 per cento.

Secondo le associazioni di categoria, questo aumento è stato dovuto alle gare d’appalto indette da Consip, la centrale acquisti per la pubblica amministrazione, per l’assegnazione dei servizi di buoni pasto alle aziende pubbliche. Consip ha assegnato i suoi grossi contratti di fornitura a chi ogni volta faceva l’offerta economica più bassa. In sostanza, quindi, per vincere le gare le società che forniscono di buoni pasto dovevano fare offerte al ribasso, offrendo ingenti sconti per assicurarsi la vittoria della gara (alle società conviene partecipare alle gare di Consip, perché i lavoratori del settore pubblico rappresentano una quota enorme del mercato dei buoni pasto in Italia).

Gli sconti stabiliti nella vendita dei buoni pasto nelle gare di Consip sono però diventati negli anni uno standard anche per il settore privato. La conseguenza è che i buoni pasto vengono comprati da Consip e dalle aziende private a una cifra sensibilmente inferiore al loro valore nominale, ma la differenza finisce per essere pagata dai commercianti che incassano dalle aziende di buoni pasto meno di quello che incasserebbero se i clienti pagassero in denaro. Le associazioni chiedono da anni che il governo intervenga per fermare le gare al ribasso di Consip, e per impedire quindi che il costo degli sconti ricada sui commercianti.

Mario Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio, ha definito queste commissioni «una tassa occulta» per gli esercenti: «Da anni stiamo lavorando per sensibilizzare le istituzioni chiedendo una radicale modifica del sistema che salvaguardi il valore del buono pasto lungo tutta la filiera, ma finora siamo stati inascoltati. L’adesione allo sciopero di 24 ore indetto per domani cresce di ora in ora ed è solo l’inizio di una serie di iniziative che porteranno a non poter spendere più i buoni pasto se non ci sarà una radicale inversione di tendenza già a partire dalla prossima gara di Consip del valore di 1,2 miliardi di euro».

– Leggi anche: Il sistema dei buoni pasto ha un problema