• Mondo
  • Lunedì 14 giugno 2021

Gli svizzeri hanno bocciato un referendum per ridurre le emissioni

Tra i vari quesiti, prevedeva l'introduzione di nuove imposte sulla benzina e maggiori regolamentazioni per le aziende

Pecore brucano l'erba vicino al ghiacciaio di Aletsch, che si trova non lontano da Briga (Sean Gallup/ Getty Images)
Pecore brucano l'erba vicino al ghiacciaio di Aletsch, che si trova non lontano da Briga (Sean Gallup/ Getty Images)

Con il 51,6 per cento di voti contrari, domenica gli svizzeri hanno bocciato in un referendum l’introduzione di nuove misure che avrebbero limitato le emissioni di anidride carbonica (CO2), ovvero il principale gas responsabile dell’effetto serra e del riscaldamento climatico. Avrebbero dovuto essere il punto di partenza per fare in modo che la Svizzera rispettasse gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi del 2015: con questo risultato, secondo diverse associazioni industriali e di ambientalisti, si perderà però tempo prezioso per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici, in un paese dove le conseguenze concrete del riscaldamento globale sono già ben visibili da anni.

Il referendum di domenica conteneva vari quesiti, tra cui uno sul divieto di pesticidi sintetici e un altro che avrebbe dovuto ridurre l’impatto inquinante dell’agricoltura sull’acqua potabile. Quelli sulle emissioni prevedevano di introdurre nuove imposte sui carburanti e nuove tasse sui biglietti aerei, così come di limitare ulteriormente le emissioni inquinanti da parte delle industrie. Queste proposte avrebbero contribuito all’obiettivo fissato dal governo svizzero di dimezzare le emissioni di anidride carbonica entro il 2030 rispetto ai valori del 1990, nell’intento di raggiungere la cosiddetta neutralità carbonica entro il 2050, ovvero compensare il gas serra diffuso nell’atmosfera rimuovendone altrettanto.

Secondo alcuni sondaggi citati dal sito di notizie svizzero Swissinfo, inizialmente il 60 per cento degli svizzeri si era detto favorevole alla proposta, che era stata appoggiata da più di 160 parlamentari e da centinaia di aziende e organizzazioni ambientaliste e non; le cose però sembrano essere cambiate soprattutto nelle ultime settimane. Domenica ha vinto il “sì” nei cantoni dove si trovano alcune delle città più popolate del paese, tra cui Basilea, Zurigo e Ginevra, ma sebbene con margini complessivi molto stretti il “no” ha vinto in 21 cantoni su 26.

Le misure proposte nel referendum erano state approvate dopo lunghe discussioni in parlamento da tutti i partiti di governo tranne che dall’Unione Democratica di Centro (UDC), partito di destra e conservatore, che è il gruppo più numeroso nel Consiglio Nazionale ed è al governo insieme ad altri tre partiti.

Il risultato del referendum è stato molto deludente per il resto del governo e la ministra per l’Ambiente svizzera Simonetta Sommaruga ha detto che questo voto «avrà ripercussioni» sul futuro del paese: secondo Sommaruga, «adesso sarà difficile raggiungere gli obiettivi sul clima» che erano stati immaginati.

Secondo alcuni analisti citati da BBC, gli svizzeri sarebbero stati preoccupati dall’impatto delle nuove misure sull’economia del paese, già messa in crisi dalle conseguenze della pandemia da coronavirus. Altri inoltre avrebbero contestato le misure sottolineando il fatto che la Svizzera sia responsabile per lo 0,1 per cento delle emissioni globali, ed esprimendo quindi forti dubbi sugli effetti delle misure nel quadro complessivo delle emissioni mondiali.

Il referendum è stato osteggiato dalle lobby delle aziende collegate all’estrazione del petrolio, così come dalle associazioni automobilistiche e dagli svizzeri che abitano nei luoghi più remoti e che sono costretti a utilizzare esclusivamente l’auto per spostarsi. Le proposte sono state contestate anche da alcuni attivisti ambientalisti, secondo cui non sarebbero state abbastanza efficaci.

– Leggi anche: Le “emissioni zero”, spiegate bene

Diverse organizzazioni svizzere favorevoli alle proposte del referendum, tra cui l’associazione delle industrie di ingegneria meccanica ed elettrica (Swissmem), l’associazione delle Città svizzere e l’Alleanza per il clima, hanno detto che senza l’introduzione di nuove misure si rischia di perdere anni di politiche cruciali per la lotta ai cambiamenti climatici. Come ha osservato Swissinfo, in Svizzera le temperature stanno aumentando più o meno col ritmo doppio rispetto alla media globale e il rischio concreto è che lo scioglimento dei ghiacciai possa accelerare ulteriormente, facendo scomparire gran parte dei ghiacciai alpini entro la fine del secolo, danneggiando gravemente l’ecosistema e la vita delle persone.

In un comunicato diffuso dopo i risultati, il partito dei Verdi svizzero ha scritto che «le compagnie petrolifere e le loro lobby […] hanno vinto» e che questo rallenterà in maniera enorme i progressi per la tutela dell’ambiente e del clima.

Nel referendum di domenica è stata respinta anche la proposta di vietare alcuni pesticidi sintetici nell’agricoltura, mentre sono state approvate altre iniziative per dare più potere alle forze dell’ordine nella lotta contro il terrorismo e per estendere i sussidi alle attività che sono colpite più duramente dalla pandemia da coronavirus. Nel frattempo, Sommaruga ha annunciato che il governo si metterà presto al lavoro per capire su quali parti delle proposte bocciate si potrà ancora lavorare e per approvare una legge che incoraggi la produzione di energia da fonti rinnovabili.