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  • Venerdì 26 marzo 2021

In Europa si continua a litigare sui vaccini

Questa volta a lamentarsi è stata l'Austria, che ha contestato il meccanismo di distribuzione delle dosi senza però ottenere granché

(presidenza del Consiglio dei ministri)
(presidenza del Consiglio dei ministri)

I capi di stato e di governo dell’Unione Europea hanno passato l’intera giornata di giovedì riuniti in una videoconferenza del Consiglio Europeo, l’organo in cui sono rappresentati tutti i leader dei 27 paesi dell’Unione. La riunione di giovedì verrà probabilmente ricordata per l’intervento di Joe Biden, primo presidente statunitense a partecipare a un Consiglio Europeo, anche perché sulle altre questioni non è stata presa alcuna decisione: specialmente sui vaccini, il tema oggi più divisivo all’interno dell’Unione.

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Nella settimana precedente alla riunione, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz aveva detto più volte che intendeva chiedere agli altri leader una redistribuzione con criteri diversi da quelli attuali delle 10 milioni di dosi aggiuntive del vaccino di Pfizer-BioNTech che l’Unione Europea aveva prenotato dieci giorni fa.

Kurz ha sostenuto che l’attuale metodo di redistribuzione, che si basa in sostanza sulla popolazione di ciascuno stato, abbia danneggiato gli stati più piccoli e meno popolosi, come l’Austria. Per questa ragione chiedeva che i paesi in questione venissero compensati assegnando loro una quota maggiore della fornitura aggiuntiva di 10 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech.

In realtà, come spiegato da diversi giornali europei, le richieste di Kurz hanno a che fare più col dibattito politico austriaco che con un vero problema nella campagna vaccinale. La somministrazione di massa in Austria sta andando bene ma non benissimo – qualche giorno fa il Financial Times stimava che l’Austria avesse somministrato la prima dose al 13 per cento dei propri abitanti, di poco sopra alla media europea – e secondo diversi osservatori Kurz ha cercato soltanto un capro espiatorio a cui dare la colpa per una campagna vaccinale comunque contestata e giudicata mediocre nel paese.

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Anche perché nei mesi scorsi era stato proprio il governo austriaco a rinunciare a vaccini costosi come quello di Pfizer-BioNTech e Moderna, a favore di vaccini più economici come quello di AstraZeneca. Soltanto dopo i ritardi di AstraZeneca l’Austria aveva cambiato idea.

Diversi leader europei hanno criticato il governo austriaco per le sue prese di posizione. Secondo diverse fonti, la cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe detto durante la riunione che i contratti e il meccanismo di distribuzione «sono stati firmati dai governi nazionali, e non da qualche stupido burocrate». Anche il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, ha detto che tutto sommato la campagna vaccinale in Austria «non è messa così male» e che i leader europei sono più preoccupati di come sta procedendo in Bulgaria, Croazia e Lettonia: tutti paesi che avevano puntato moltissimo su AstraZeneca, ancora più del resto dell’Unione Europea.

Nelle conclusioni della riunione (PDF) il Consiglio ha ribadito che anche per le prossime forniture continuerà ad utilizzare un meccanismo di distribuzione che si basa sulla popolazione di ciascuno stato. Per salvare la faccia di Kurz, però, ha concesso che la distribuzione dei 10 milioni di dosi aggiuntive di Pfizer-BioNTech sarà discussa dai rappresentanti permanenti dei singoli stati alle istituzioni europee «con uno spirito di solidarietà».

Poco dopo Kurz ha ringraziato i leader europei per avere accolto la sua proposta, ma non è chiaro se nella sede del COREPER – l’assemblea dei rappresentanti permanenti – si deciderà di cambiare davvero l’attuale meccanismo.

I capi di stato e di governo europei hanno anche preso atto delle nuove e più stringenti regole approvate due giorni fa dalla Commissione Europea per bloccare le esportazioni di vaccini al di fuori dell’Unione, ma le posizioni all’interno del Consiglio sono piuttosto varie. Alcuni paesi come il Belgio chiedono di restringere il più possibile la portata del blocco delle esportazioni – temendo danni per l’industria farmaceutica locale – mentre i governi di Italia e Francia hanno una posizione molto più netta.

Secondo Repubblica, durante la riunione il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi avrebbe detto, riferendosi soprattutto ad AstraZeneca, che «i cittadini europei hanno la sensazione di essere stati ingannati da alcune case farmaceutiche». Draghi ha anche riassunto i principali punti del caso legato allo stabilimento di Anagni, nel Lazio, dove alcuni giorni fa le autorità italiane avevano trovato circa 29 milioni di dosi di AstraZeneca in attesa di essere spedite al centro internazionale di spedizioni dell’azienda farmaceutica, in Belgio.

Il presidente francese Emmanuel Macron è stato ancora più esplicito. Parlando con i giornalisti francesi al termine della riunione, ha detto che l’Unione Europea dovrebbe bloccare le esportazioni di tutte le dosi prodotte nei paesi europei finché le case farmaceutiche non rispetteranno i contratti stipulati con l’Unione.