Cosa si sa dei 29 milioni di dosi di AstraZeneca trovati ad Anagni
Si è detto che fossero diretti verso il Regno Unito, ipotesi che ha provocato qualche polemica: l'azienda ha smentito
Tra sabato e domenica i carabinieri dei NAS hanno trovato 29 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca contro il coronavirus nella fabbrica dell’azienda statunitense Catalent ad Anagni, nel Lazio, dove viene fatto il “fill and finish” — cioè il cosiddetto infialamento — delle dosi del vaccino di AstraZeneca prodotte in Europa. Le dosi sono state trovate dopo un’ispezione richiesta dall’Unione Europea e disposta dal presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi.
La notizia è stata data inizialmente dalla Stampa, secondo cui i 29 milioni di dosi – poco meno del doppio dei 16,6 milioni che AstraZeneca ha consegnato finora all’Unione Europea – sarebbero stati destinati al Regno Unito: finora AstraZeneca ha mantenuto in buona parte i suoi impegni contrattuali di fornitura di vaccini col Regno Unito, mentre ha disatteso quelli con l’Unione Europea.
Buona parte delle dosi sarebbero state in una prima fase prodotte nella fabbrica dell’azienda Halix, a Leida, nei Paesi Bassi, che ha già cominciato la produzione pur non avendo ancora ricevuto l’autorizzazione ufficiale dell’Agenzia europea per i medicinali, l’EMA (a Leida è avvenuta la produzione del “principio attivo” del vaccino, mentre nello stabilimento di Anagni si sarebbe poi provveduto all’infialamento).
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La versione della Stampa sulla destinazione delle dosi è stata tuttavia rettificata da alcune fonti ufficiali: la presidenza del Consiglio italiana in una nota ha fatto sapere che «dall’ispezione è risultato che i lotti erano destinati in Belgio», anche se nel comunicato non è specificato quanti lotti.
AstraZeneca, citata dal New York Times e da altri media, ha sostenuto invece che dei 29 milioni di dosi 16 milioni fossero destinati al mercato europeo e 13 milioni fossero da esportare verso paesi a basso reddito sulla base dell’iniziativa COVAX, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità. Questa versione è stata confermata da Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno e responsabile della strategia sui vaccini dell’Unione, che parlando con l’emittente spagnola Cadena Ser ha detto: «A parte le dosi destinate a COVAX, ai paesi poveri, il resto sarà distribuito esclusivamente tra i paesi dell’Unione Europea» non appena la fabbrica di Halix riceverà l’autorizzazione dell’EMA, che dovrebbe arrivare «nei prossimi giorni».
Secondo il Financial Times, non sarebbe particolarmente inusuale il fatto che nei magazzini di Catalent si trovasse una quantità così elevata di vaccini: le aziende che si occupano di “fill and finish” gestiscono abitualmente enormi lotti di medicinali, in attesa che l’azienda produttrice (in questo caso AstraZeneca) ne gestisca la spedizione.
Oggi la Commissione europea ha annunciato nuove regole per il controllo delle esportazioni di vaccini, ancora più stringenti di quelle del primo febbraio, che ampliano di molto le possibilità di blocco delle esportazioni dei paesi membri. È dunque possibile che se i vaccini trovati ad Anagni risultassero davvero destinati al Regno Unito saranno bloccati, come ha spiegato un diplomatico francese al Financial Times. Questo non vale se i vaccini fossero destinati all’iniziativa COVAX, che è esclusa dal meccanismo di controllo.
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, presentando le nuove misure in conferenza stampa, ha risposto a un paio di domande dei giornalisti sui vaccini trovati ad Anagni, e ha detto che «spetta alla casa farmaceutica chiarire dove andranno le dosi, noi non possiamo fare a meno di notare che è molto lontana dal rispettare gli impegni previsti dal contratto», che prevedeva per il primo trimestre del 2021 la consegna di 120 milioni di dosi, più di 7 volte quelle effettivamente consegnate.