Il partito di Viktor Orbán è uscito dal centrodestra europeo
Dopo due anni di tira e molla sembra che ci siamo: il gruppo parlamentare ha approvato una misura per rendere più facili le espulsioni delle delegazioni nazionali
Fidesz, il partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán, ha annunciato la sua uscita dal gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo (PPE), il principale partito di centrodestra all’Europarlamento. La decisione è stata presa dopo due anni di tira e molla, e in particolare dopo che il PPE stamattina aveva approvato una modifica al proprio regolamento che permetteva di espellere un’intera delegazione senza consultare i delegati del partito (in precedenza il gruppo parlamentare poteva limitarsi a espellere singoli parlamentari). Orbán aveva anticipato che se la misura fosse stata approvata avrebbe ritirato la delegazione di Fidesz.
🚨 Fidesz is leaving the @EPP pic.twitter.com/NFiIZktjJV
— Mehreen Khan (@MehreenKhn) March 3, 2021
Quello di oggi è l’ultimo sviluppo di un rapporto turbolento tra Orbán e il PPE, e potrebbe avere serie conseguenze per il ruolo e l’influenza di Fidesz nella politica europea.
Sotto il governo di Orbán e del suo partito, Fidesz, negli ultimi anni l’Ungheria è diventata un paese semi-autoritario, in cui quasi tutti i media sono controllati dal governo e le minoranze e gli oppositori politici sono sistematicamente osteggiati dalle forze statali. Eppure nel frattempo Fidesz era rimasta nel Partito Popolare Europeo, dove era entrata ormai una ventina d’anni fa, insieme a partiti molto più centristi e istituzionali come la CDU di Angela Merkel, in Germania, gli irlandesi di Fine Gael, e i polacchi di Piattaforma Civica. Fidesz era stata comunque già sospesa dal Partito Popolare Europeo – ma non dal gruppo politico collegato – due mesi prima delle elezioni europee del 2019.
Uscendo dal PPE, il partito che controlla la maggioranza relativa dei seggi al Parlamento Europeo, Fidesz avrà un peso molto più ridotto in ambito europeo: i suoi europarlamentari non potranno incidere sulle questioni più importanti, e Orbán non potrà coordinarsi con i colleghi del PPE negli importantissimi vertici dei partiti europei che precedono le riunioni del Consiglio Europeo, cioè l’organo che riunisce i 27 capi di stato e di governo dell’Unione.
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Era da tempo che l’ala centrista del Partito Popolare – tuttora egemone nella leadership del partito – cercava di spingere Orbán a moderare le sue posizioni, anche per dare un segnale ai diversi partiti che si stavano spostando sempre più a destra, come il Partito Popolare spagnolo. Già nel 2019 l’ex presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker disse che Fidesz «non rappresenta in alcun modo i valori democratici cristiani» (che sono alla base del PPE), e che quindi «non c’è posto [per loro] nel Partito Popolare Europeo». Anche Donald Tusk, ex presidente del Consiglio Europeo e oggi presidente del Partito Popolare Europeo, ha sempre preso posizioni molto dure nei confronti di Fidesz.
Non è chiaro cosa farà ora Fidesz: per come funziona il Parlamento Europeo, i partiti che non appartengono a un gruppo sono praticamente tagliati fuori dai lavori parlamentari, come dimostra il caso del Movimento 5 Stelle. Negli ultimi giorni si è parlato di un eventuale ingresso nel gruppo dei Conservatori, che comprende l’estrema destra polacca di Diritto e Giustizia e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, ma al momento non c’è nulla di ufficiale.