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  • Giovedì 12 novembre 2020

Negli Stati Uniti la situazione della pandemia è critica

In molti stati gli ospedali hanno esaurito i posti letto, o stanno per farlo, e medici e personale sanitario sono allo stremo: Trump intanto è concentrato sulle elezioni

Un paziente caricato in ambulanza nel Maryland (Photo by Alex Edelman/Getty Images)
Un paziente caricato in ambulanza nel Maryland (Photo by Alex Edelman/Getty Images)

Negli Stati Uniti, mentre il presidente uscente Donald Trump è impegnato a cercare di ribaltare il risultato delle elezioni, la seconda ondata di coronavirus è arrivata forte in molti stati, dove, dopo settimane di nuovi casi in continuo aumento, gli ospedali sono vicini al limite della capienza, o lo hanno già raggiunto.

Martedì nel paese è stato superato il record storico di posti letto occupati da pazienti COVID: 61.964, più del record di 59.940 dello scorso 15 aprile. Da martedì, i numeri sono aumentati ulteriormente e hanno già superato i 65 mila, secondo il COVID Tracing Project, un’iniziativa di alcuni volontari che raccoglie i dati sul coronavirus negli Stati Uniti, che è considerata affidabile ed è utilizzata da molte testate giornalistiche. Anche il numero giornaliero di nuovi casi ha raggiungo un nuovo record: erano 144.270 mercoledì, l’ottavo giorno di fila in cui i nuovi casi di coronavirus nel paese sono almeno centomila al giorno.

Questa situazione, purtroppo, era ampiamente prevista. All’inizio di novembre, mentre in clima pre elettorale l’amministrazione Trump sosteneva che l’America avesse «svoltato l’angolo» con la pandemia, Anthony Fauci, immunologo e direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), diceva l’esatto contrario: «Ci aspetta molto dolore. Non è una buona situazione. Tutte le stelle sono allineate contro di noi, man mano che si prosegue con le stagioni autunnale e invernale, e la gente si raduna in casa. Non potremmo essere in una situazione peggiore». Oggi, parlando con il New York Times, la dottoressa Dara Kass dell’Irving Medical Center alla Columbia University di New York ha detto che «l’intero paese è fuori controllo». Molti ospedali sono vicini alla saturazione, il personale sanitario scarseggia e i governatori degli stati sono tornati ad applicare misure restrittive alla popolazione.

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In Illinois nell’ultima settimana ci sono stati almeno 10 mila casi giornalieri, e il numero dei pazienti COVID ospedalizzati ha superato il record di aprile. Il governatore dello stato, il Democratico J.B. Pritzker, ha detto martedì che molte regioni stanno affrontando un tasso di ospedalizzazioni «molto più alto» rispetto alla prima ondata della primavera scorsa, e che fuori Chicago «molte comunità dell’Illinois stanno affrontando il peggio visto finora». Lunedì, un gruppo di operatori sanitari ha inviato una lettera al governatore e al sindaco di Chicago in cui predicono che lo stato «supererà la capacità di letti in terapia intensiva entro il giorno del Ringraziamento» (26 novembre) e che «siamo quasi arrivati al punto di decidere chi riceve cure e chi no».

Un medico tratta un paziente COVID nel reparto di terapia intensiva dello United Memorial Medical Center di Houston. (Photo by Go Nakamura/Getty Images)

Il Texas è lo stato americano con più casi in assoluto, oltre un milione. Fin da ottobre, fuori dagli ospedali di El Paso sono stati montati tendoni per ospitare i pazienti che non stanno nelle strutture abituali. È stato riempito di letti d’ospedale anche l’El Paso Convention Center, un palazzetto dove di solito si tengono concerti ed eventi fieristici. La situazione è tale che gli amministratori cittadini hanno cominciato a usare dei grossi camion frigoriferi come obitori di emergenza: ne hanno riempiti sei, e all’inizio di questa settimana ne hanno chiesti altri quattro. «Ho visto più morti nelle ultime tre settimane di quanti ne abbia visti in un anno», ha detto Nick Rose, un infermiere di El Paso, alla tv locale KFOX.

In Ohio, questa settimana, il governatore ha reso più stringente l’obbligo di indossare le mascherine e ha annunciato nuove restrizioni contro gli assembramenti. «Non possiamo consentire che il virus circoli indisturbato», ha detto. Bruce Vanderhoff, il capo dei medici del dipartimento della Salute dello stato, ha detto che l’aumento di pazienti ospedalizzati è «senza precedenti» e che «stiamo per esaurire la disponibilità di personale sanitario preparato». In Oklahoma, il dipartimento della Salute locale ha detto che in tutto lo stato è rimasto libero soltanto il 7 per cento dei letti di terapia intensiva: sono 62 in tutto.

Nello Utah il governatore Gary Herbert ha da poco reso obbligatorio l’utilizzo delle mascherine e imposto alcune restrizioni agli eventi sociali. «Questo è un sacrificio per tutti noi», ha detto. «Ma ridurre la diffusione [del coronavirus] farà la differenza per i nostri operatori sanitari sfiniti, che hanno disperato bisogno del nostro aiuto». Il governatore ha detto lunedì, che «siamo al punto di non essere più in grado di ospitare più persone [negli ospedali]… soprattutto nei reparti di terapia intensiva».

In Wisconsin il dipartimento della Salute locale ha inserito 65 delle 72 contee dello stato nella categoria di rischio «critically high»: è una nuova categoria che non esisteva fino a pochi giorni fa e che è tre volte più grave della più grave delle categorie precedenti, che era «very high». Le contee in questa nuova categoria hanno almeno 1.000 positivi ogni 100 mila residenti. Sempre secondo il dipartimento locale, il 90 per cento di tutti i letti negli ospedali dello stato è pieno. Il Mayo Clinic Health System, che gestisce diversi ospedali nell’area, ha fatto sapere di aver finito tutti i posti letto nel nord-ovest dello stato.

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Anche in North Dakota la situazione degli ospedali è critica. Il governatore Doug Burgum ha detto che gli ospedali dello stato ormai hanno raggiunto una capacità del 100 per cento: «I nostri ospedali sono sotto una pressione enorme», ha detto. Nello stato è grave anche la situazione degli operatori sanitari: sono pochi e molti sono stati infettati. Per questo Burgum ha preso una decisione molto controversa: consentirà agli infermieri di continuare a lavorare anche se sono positivi, basta che siano asintomatici.

La foto famosa in cui Donald Trump si toglie la mascherina dopo il suo ricovero. (Win McNamee/Getty Images)

La situazione degli operatori sanitari è in generale grave in tutti gli Stati Uniti. Gli ospedali un po’ in tutto il paese hanno cominciato ad assumere nuovo personale, soprattutto infermieri, ma quello preparato scarseggia. Janis Orlowski della Association of American Medical Colleges ha detto al Washington Post che in molti ospedali medici e operatori sono vicini all’esaurimento, i turni sono massacranti e tutte le risorse disponibili sono state riversate nella lotta al coronavirus. Come in primavera, inoltre, in alcune zone c’è ancora carenza di dispositivi medici come guanti e mascherine. A Philadelphia, ha scritto la CNN, 1.500 infermieri della Pennsylvania Association of Staff Nurses and Allied Professionals (PASNAP) stanno pensando di scioperare perché «sono stati spinti al limite da una gestione del personale non sicura che mette seriamente a rischio la salute del paziente», hanno detto in un comunicato.

La crisi da coronavirus è grave in tutto il mondo, ma negli Stati Uniti ci sono problemi particolari legati alla leadership. L’amministrazione Trump ha sistematicamente cercato di minimizzare il rischio, e i governi locali – come quello federale – hanno spesso politicizzato le norme per il contenimento del contagio. Alcune amministrazioni, come quella di New York, hanno cercato di essere più reattive in questa seconda ondata, e il governatore Andrew Cuomo ha imposto nuove misure restrittive con un certo anticipo sul peggioramento dei dati, anche se non è detto che sarà sufficiente. Altri stati invece hanno aspettato molto, consentendo al contagio di diffondersi. Secondo una ricerca di Aarp, una grande associazione di pensionati, soltanto 34 stati (più il distretto della Columbia) impongono ai loro cittadini l’utilizzo delle mascherine.

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Joe Biden, il presidente eletto, ha promesso di mettere in atto fin dal suo primo giorno in carica misure straordinarie per fermare il contagio. Ha già creato una task force di scienziati e intende usare leggi emergenziali per aumentare la capacità dei test e incrementare la produzione di macchinari e strumenti necessari agli ospedali. Ma molte delle sue proposte potrebbero essere rese meno efficaci dalla riluttanza di alcuni stati nel mettere in atto misure di salute pubblica restrittive e dalla probabile maggioranza Repubblicana al Senato (ci sono ancora due voti decisivi che andranno al ballottaggio a gennaio). Per esempio, è probabile che Biden non avrà l’autorità legale per imporre l’utilizzo di mascherine a livello federale, come aveva promesso. Il Senato, inoltre, potrebbe bloccare o annacquare i tentativi dell’amministrazione Biden di approvare un pacchetto di sostegno economico, che è sospeso al Congresso da mesi.