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  • Sabato 8 agosto 2020

In Polonia, la bandiera arcobaleno è diventata il simbolo dell’opposizione

E negli ultimi giorni si è vista anche al giuramento del presidente Andrzej Duda, da sempre contrario ai diritti per la comunità LGBTQ+

Parlamentari dell’opposizione alla cerimonia per l’inaugurazione del secondo mandato del presidente, Andrzej Duda, a Varsavia, in Polonia, il 6 agosto 2020. (AP Photo/Czarek Sokolowski)
Parlamentari dell’opposizione alla cerimonia per l’inaugurazione del secondo mandato del presidente, Andrzej Duda, a Varsavia, in Polonia, il 6 agosto 2020. (AP Photo/Czarek Sokolowski)

A Varsavia lo scorso 6 agosto, alla cerimonia del giuramento del presidente polacco, Andrzej Duda, diverse parlamentari dell’opposizione si sono presentate con abiti dal colore acceso che riprendevano le tonalità della bandiera arcobaleno, uno dei più importanti simboli della comunità LGBTQ+. La città, capitale della Polonia, in quei giorni era stata tappezzata di striscioni e bandiere color arcobaleno: secondo il New York Times sono diventate il simbolo dell’opposizione al governo di destra e a Duda, che durante la campagna elettorale si era opposto al riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQ+ e aveva sostenuto una chiara politica illiberale e anti-femminista.

Nelle settimane successive all’elezione di Duda del 12 luglio, alcuni gruppi di attivisti hanno ricoperto diversi monumenti di Varsavia con le bandiere arcobaleno, che simboleggiano i diritti delle persone omosessuali e con altri orientamenti sessuali o diverse identità di genere: tra questi, la statua della Sirena di Varsavia e quella dell’astronomo polacco Niccolò Copernico, ma anche la statua di Gesù con la croce che si trova di fronte alla basilica di Santa Croce e il memoriale di Jozef Pilsudski, il padre dell’indipendenza polacca dopo la Prima guerra mondiale, un simbolo dell’unità nazionale. La polizia è intervenuta per rimuovere le bandiere e tre attivisti sono stati arrestati.

(Omar Marques/Getty Images)

La discriminazione contro gli attivisti e le persone della comunità LGBTQ+ in Polonia non è una cosa nuova, anzi: ILGA-Europe, gruppo di attivisti per i diritti delle persone LGBTQ+, ha evidenziato che quanto a diritti per la comunità la Polonia è il peggior paese in Europa. Il governo di Duda, che era stato eletto presidente per la prima volta nel 2015, ha contribuito in particolar modo al rafforzamento di una politica autoritaria, illiberale e anti-femminista. Una delle sue ultime proposte, per esempio, ha l’obiettivo di limitare ulteriormente l’interruzione volontaria di gravidanza.

– Leggi anche: La Polonia contro l’aborto e l’educazione sessuale, di nuovo

Un’altra cosa che ha fatto discutere di recente è l’annuncio di Zbigniew Ziobro, ministro della Giustizia, che a fine luglio aveva detto di voler fare uscire il paese dalla Convenzione di Istanbul, che è il testo più avanzato nonché il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne e della violenza domestica. Il successivo fine settimana, migliaia di persone avevano manifestato a Varsavia e in altre venti città della Polonia contro il ritiro dalla Convenzione.

Tra le altre cose, durante il recente Consiglio Europeo che si è tenuto a Bruxelles, è stato approvato all’unanimità il principio di vincolare l’erogazione dei fondi a un giudizio delle istituzioni europee sul rispetto dello stato di diritto nei singoli paesi. In particolare, l’Unione Europea ha deciso di tagliare i fondi a sei città polacche che si erano definite “zone libere da LGBT” perché non rispettano i diritti fondamentali dei cittadini di un paese membro dell’Unione.

Una ragazza manifesta sotto alla statua di Gesù con la croce, che si trova di fronte alla basilica di Santa Croce (AP Photo/Czarek Sokolowski)

Nel clima di tensione degli ultimi giorni, il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha detto che gli effetti dell’assoluta tolleranza nei confronti di una «barbarie pseudo-intellettuale» sono sotto gli occhi di tutti e che la Polonia «non farà gli stessi errori dell’Occidente». A metà luglio, Duda aveva definito la cultura LGBTQ+ «un’ideologia», spiegando che fosse «ancora più distruttiva» del comunismo.

Secondo il New York Times, durante la campagna elettorale, gli esponenti di Diritto e Giustizia (PiS), il partito conservatore e di destra che sostiene Duda, hanno utilizzato la bandiera arcobaleno come simbolo di tutto quello che secondo loro rappresenta una minaccia nei confronti dell’identità nazionale, dell’idea di famiglia tradizionale e dei valori cattolici della Polonia. Allo stesso tempo, la bandiera è però diventata l’emblema con cui l’opposizione criticava il governo in maniera più ampia: non soltanto per solidarietà nei confronti dei diritti della comunità LGBTQ+, ma soprattutto per contestare la campagna di odio, intolleranza e autoritarismo incoraggiata dal presidente.

– Leggi anche: Cosa prevede la legge contro l’omotransfobia

Sebbene Duda sia stato eletto al ballottaggio con poco più del 50 per cento dei voti, con la maggioranza più risicata dal 1989 a oggi, il presidente continua ad avere un buon consenso e molte persone della comunità LGBTQ+ si sentono sempre più minacciate da parte del governo. Alcuni attivisti hanno pubblicato un manifesto in cui dicono che la bandiera arcobaleno «rappresenta la loro diversità», mentre Morawiecki ha definito i fatti delle scorse settimane «atti vandalici» che dividono la società.