Cosa prevede la legge contro l’omotransfobia

Sarà esaminata dalla Camera nei prossimi giorni e a meno di sorprese – dopo anni di tentativi – dovrebbe essere approvata

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Due giorni fa è stato approvato dalla commissione Giustizia della Camera un disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia, presentato dalla maggioranza composta da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Dovesse essere approvato dalla Camera e dal Senato, l’articolo principale della legge estenderà le protezioni attualmente in vigore per le etnie e l’orientamento religioso – previste dalla cosiddetta legge Mancino del 1993 – all’orientamento sessuale: punirà infatti col carcere chi commette violenza o incita a commettere violenza nei confronti di un’altra persona sulla base dell’orientamento sessuale.

Ancora oggi l’Italia è uno dei pochi paesi europei a non avere una legge che protegga adeguatamente le persone della comunità LGBTQ+, una sigla che indica persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender e altri orientamenti. Sul tema non esistono studi o dati da fonti istituzionali, ma da tempo l’Arcigay – la principale associazione italiana per i diritti degli omosessuali – segnala un aumento delle segnalazioni dei casi di violenza.

Negli scorsi anni c’erano stati vari tentativi di colmare questa lacuna. Il più recente era stato un disegno di legge presentato nella scorsa legislatura da Ivan Scalfarotto, l’attuale candidato di Italia Viva alla presidenza della Puglia: era stato approvato dalla Camera ma mai discusso al Senato per timori di eccessive divisioni nella maggioranza, che all’epoca era formata principalmente dal Partito Democratico e da Nuovo Centrodestra.

L’attuale disegno di legge è stato presentato dal deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, che nella stesura ha preso spunto da cinque precedenti proposte, fra cui quella di Scalfarotto. A meno di sorprese dovrebbe essere approvato dalla Camera e arrivare a breve in Senato, dove la maggioranza sembra più solida rispetto alla scorsa legislatura. Il suo iter legislativo è stato comunque piuttosto faticoso, fra riscritture, emendamenti di compromesso e lunghi periodi di esame nelle commissioni.

Nella versione discussa nelle ultime settimane dalla commissione Giustizia, dove è arrivato dopo circa due anni, il disegno di legge Zan prevede nove articoli. I primi due introducono l’orientamento e il genere sessuale negli articoli del codice penale, il 604 bis e ter, che puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. Il terzo, il più importante, modifica il decreto legge 122 del 1993, la cosiddetta legge Mancino.

All’articolo 1, la legge Mancino prevede il carcere per «chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Il decreto legge Zan vuole estenderla ai reati di violenza «fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere». L’estensione della legge Mancino alle violenze contro persone gay o transgender era già il punto principale del disegno di legge Scalfarotto: includendo anche il genere sessuale, il decreto di legge Zan estende la legge Mancino anche alla violenza esercitata sulle donne in quanto donne, prevista già da alcune leggi come quella sul femminicidio.

Negli articoli successivi viene estesa la condizione di «particolare vulnerabilità» alle vittime di violenza fondata «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere», è istituita la giornata nazionale contro l’omofobia, e prevista una ulteriore dotazione di 4 milioni di euro per il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità.

Qualche settimana fa il disegno di legge Zan era stato molto criticato dalla CEI, la conferenza dei vescovi cattolici italiani, ostile al riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQ+. «L’introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione», scriveva la CEI in un comunicato stampa diffuso il 10 giugno. I vescovi cattolici ce l’avevano soprattutto con i primi due articoli, che a loro dire limitavano la libertà dei membri del clero di esprimere commenti contro la comunità LGBTQ+ (la Chiesa Cattolica ha posizioni molto rigide e intransigenti sull’omosessualità e le persone transgender).

Le pressioni del mondo cattolico – raccolte anche in forme ben più estreme da movimenti e partiti di destra – hanno spinto la maggioranza ad approvare un emendamento, proposto da Forza Italia, che aggiunge al disegno di legge una esenzione per le opinioni che non sfocino in esplicita istigazione o provocazione alla violenza. «Di fatto è un semplice richiamo alla Costituzione», ha spiegato Zan a Open. «Questo testo toglie ogni dubbio ed equivoco sulle finalità della legge», ha aggiunto l’autore dell’emendamento, Enrico Costa. Forza Italia ha comunque dato indicazione di votare contro il disegno di legge, anche se alcune deputate come Renata Polverini e Giusi Bartolozzi hanno annunciato che voteranno a favore. Lega e Fratelli d’Italia voteranno contro.

Il disegno di legge Zan inizierà a essere discusso dalla Camera il 3 agosto. Qualche settimana fa Zan aveva detto a Repubblica che sperava di approvare definitivamente la legge entro la pausa estiva del Parlamento, ma non è chiaro se ci saranno i tempi per riuscirci.