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  • Martedì 3 marzo 2020

Il coronavirus nel mondo

Ci sono più di 90mila contagi e circa 3mila morti: il paese più coinvolto è sempre la Cina, ma ormai la grandissima parte dei nuovi contagi è altrove

Tokyo, Giappone (Carl Court/Getty Images)
Tokyo, Giappone (Carl Court/Getty Images)

I casi di coronavirus (SARS-CoV-2) nel mondo sono diventati più di 90mila nelle ultime ore, mentre le morti legate in qualche modo al virus sono 3.123. La maggior parte dei casi è stata registrata in Cina, e in particolare nella provincia di Hubei, dove si trova la città di Wuhan, da cui è cominciata l’epidemia: in tutto in Cina ci sono più di 80mila contagi e quasi 3mila morti, ma il numero delle infezioni sta gradualmente diminuendo e nell’ultima giornata sono stati riscontrati 125 nuovi contagi, il numero più basso da sei settimane a questa parte. Secondo Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, invece, nelle ultime 24 ore i casi di contagio al di fuori della Cina sono stati nove volte superiori a quelli avvenuti all’interno del paese.

Il secondo paese più coinvolto dopo la Cina è la Corea del Sud, con 5.186 casi di contagio e 34 morti, seguita dall’Iran con 2.336 contagi e 77 morti – anche se qui esiste il forte sospetto che i contagi siano molti di più di quelli effettivamente accertati –  e dall’Italia con 2.036 casi e 52 morti. Tra gli altri paesi più colpiti ci sono il Giappone con 274 casi, la Francia con 191 casi e la Germania con 165 casi.

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Martedì in Giappone la ministra Seiko Hashimoto, con delega all’organizzazione delle Olimpiadi, ha detto che il governo sta facendo tutto il possibile per far sì che queste si svolgano come previsto dal 24 luglio al 9 agosto, ma ha aggiunto che potrebbero anche essere posticipate più avanti nel 2020.

In Corea del Sud, invece, nelle ultime 24 ore sono stati riscontrati più di 600 nuovi casi, molti dei quali legati alla congregazione Shincheonji di Gesù, un culto cristiano – qualcuno parla esplicitamente di una setta – con almeno 200mila seguaci. Domenica la città di Seul aveva deciso di fare causa alla congregazione, accusando in particolare il fondatore Lee Man-hee anche di omicidio, per non aver fornito le informazioni sulle persone contagiate alle autorità, e lunedì quest’ultimo ha chiesto pubblicamente scusa, dicendo che la diffusione del virus nella congregazione non era stata intenzionale. Sempre lunedì, si è scoperto che due membri della congregazione erano stati a Wuhan nelle scorse settimane, dove avrebbero contratto il virus, ma non è chiaro quando sarebbe avvenuta la loro visita.

Nel frattempo stanno aumentando anche i casi di contagio negli Stati Uniti, dove al momento si contano 103 contagiati e 6 morti (questi ultimi si trovavano tutti in una casa di cura per anziani di Seattle, nello Stato di Washington). Lunedì il presidente Donald Trump ha detto che entro la fine di questa settimana verranno effettuati circa un milione di tamponi in tutti gli Stati Uniti, cosa che potrebbe far aumentare di molto il numero dei casi positivi nei prossimi giorni. Fino a domenica il sito dei CDC (i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) segnalava il numero dei tamponi effettuati nel paese, ma da lunedì questi dati sono stati rimossi, senza nessuna spiegazione.

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Sempre negli Stati Uniti per evitare la diffusione del contagio nelle ultime ore la NBA, la più importante lega di basket del paese, ha invitato i suoi giocatori a modificare alcuni comportamenti, al fine di ridurre al minimo i rischi: tra le varie cose ha chiesto che i giocatori non diano il cinque alto con la mano ai fan e che non prendano oggetti dal pubblico, come penne per firmare autografi. Per lo stesso motivo il social network Twitter ha chiesto ai suoi dipendenti, quando possibile, di lavorare da casa.

Nel resto del mondo sono stati riscontrati i primi casi di contagio in Arabia Saudita, Marocco, Ucraina e Senegal, mentre la Commissione Europea ha alzato il livello di rischio del coronavirus da “moderato” a “tra moderato e alto”. Reuters scrive inoltre che per martedì o mercoledì i paesi del G7 ( Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito), pubblicheranno un comunicato congiunto in cui annunceranno alcune misure per contenere i danni economici provocati della diffusione del virus.

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