Bisogna smetterla di prendere in giro i vegani

Perché hanno ragione – alla fine della fiera – e il minimo che si possa fare è rispettarli, scrive una volta per tutte il New York Times

Una ragazzina a una manifestazione di animalisti a Londra 
(Jack Taylor/Getty Images)
Una ragazzina a una manifestazione di animalisti a Londra (Jack Taylor/Getty Images)

La scorsa settimana Kentucky Fried Chicken, il più famoso fast food di pollo al mondo, ha sperimentato la vendita di alette di pollo e nuggets fatti di “carne impossibile”, di origine vegetale ma con un sapore molto simile all’originale: sono stati venduti tutti in cinque ore. Burger King ha fatto anche di più e prossimamente venderà in tutti gli Stati Uniti, anche se per un periodo limitato, gli Impossible Whopper, hamburger a base vegetale che ricordano moltissimo il sapore e la consistenza della carne di manzo grigliata. Nel frattempo, anche in Italia, i prodotti a base vegetale sostitutivi dei latticini si vendono sempre più, dallo yogurt di soia al latte di riso. La scelta è legata a motivi salutistici e ambientalisti, spesso non diversi da quelli che hanno spinto alcune persone a eliminare del tutto i prodotti di origine animale dalla loro dieta. E allora perché, se le loro idee sono così condivise, i vegani sono così malvisti e derisi?

Se l’è chiesto il giornalista Farhad Manjoo sul New York Times, invitando a smetterla una buona volta di prendere in giro i vegani. «Non sono un vegano. Sono a malapena e con scarso successo un vegetariano/pescatariano [cioè chi mangia pesce, n.d.r.]. Cerco di evitare la carne ma per ragioni di convenienza e imbarazzante edonismo la mangio ancora qualche volta ogni mese, soprattutto pesce. Il mio obiettivo non è cambiare il modo in cui mangi, bevi, ti vesti o ragioni sull’eticità di mangiare il pollo fritto. Da onnivoro e da persona che si preoccupa per il futuro del pianeta, ti chiedo di fare una cosa molto più semplice: cambiare il modo in cui pensi ai vegani».

Pamela Anderson, che è vegana, a una manifestazione, Londra, ottobre 2016 (Jeff Spicer/Getty Images)

I vegani, spiega Manjoo, sono in grado di dimostrare facilmente la ragionevolezza delle loro posizioni, ma nonostante questo sono malvisti e derisi universalmente. «Invece abbiamo bisogno di più voci vegane, perché stanno senza dubbio dalla giusta parte della storia in tutte le grandi questioni: la crudeltà criminale degli allevamenti industriali; la capacità di essere senzienti e di provare emozioni degli animali; i costi ambientali della carne e come l’aumento globale del suo consumo non sia sostenibile. Loro sono l’avanguardia. Gli studiosi del clima dicono che se mai riusciremo a sopravvivere al riscaldamento globale, le persone dovranno consumare meno animali di ora. Dovremo diventare tutti un po’ più vegani, quindi è meglio iniziare ad accoglierli anziché continuare a deriderli».

Nonostante questo, l’antipatia e la diffidenza verso i vegani è ancora molto radicata e diffusa nei film, nelle serie tv e sui giornali. Secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti nel 2015, i vegani erano considerati peggio degli atei e degli immigrati, ed erano tollerati solo un po’ più degli immigrati. I più malvisti erano soprattutto vegani e vegetariani maschi che lo facevano per il benessere degli animali (e non per esempio per salutismo), in particolare da gruppi e persone di destra. Questo perché, sempre secondo la ricerca, le loro scelte erano considerate una minaccia ai valori, alla società e all’economia della maggioranza onnivora. Ci sono molte altre teorie sul perché i vegani siano così malvisti: secondo Manjoo si tratta sostanzialmente di «senso di colpa e dissonanza cognitiva. Molti onnivori capiscono quanto la carne gravi sul pianeta, ed è evidente anche la contraddizione tra chi ama gli animali in modo astratto ma poi li divora una volta arrivati sul piatto. Tutto questo mette le persone sulla difensiva: quando spunta un vegano, la sua presenza sembra quasi un affronto. A un onnivoro un vegano apparirà sempre come un vegano fanatico».

È vero che alcuni vegani hanno un atteggiamento intransigente e sprezzante verso chi non lo è, ma non è comune a tutti e ci sono fanatici da tutte le parti: anzi, spesso i vegani sono attaccati gratuitamente solo perché dicono di esserlo e non manca mai l’onnivoro che commenta un loro piatto dicendo che con la carne sarebbe meglio (o chi pubblica online foto di grandi grigliate decidendo di dedicarle ai vegani). Di conseguenza molti vegani restano in silenzio e non si espongono. Spesso anche le aziende che vendono prodotti vegani rivolti agli onnivori evitano accuratamente di etichettarli come tali: una ricerca ha scoperto che su 21 parole usate per descrivere cibo e bevande, “vegano” era considerata la meno attraente.

Secondo Manjoo non ci facciamo abbastanza remore a mangiare gli animali, mentre dovremmo renderci almeno conto che quella deliziosa e fumante costoletta ha un prezzo molto alto. Per questo, se non vogliamo smettere di mangiarla, «smettiamola almeno di umiliare le persone che stanno cercando di illuminare una strada per un futuro più vivibile. I vegani hanno ragione. I vegani hanno sempre avuto ragione. Il minimo che si può fare è mostrare loro rispetto e gratitudine, perché è questo che meritano».