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  • Lunedì 27 maggio 2019

I risultati delle elezioni europee in Europa

Chi ha vinto e chi ha perso nei paesi più importanti, messi in ordine

Una donna esce da una cabina elettorale a Baleni, in Romania, il 26 maggio 2019 (AP Photo/Andreea Alexandru)
Una donna esce da una cabina elettorale a Baleni, in Romania, il 26 maggio 2019 (AP Photo/Andreea Alexandru)

Dalle 23 di domenica sera, ora della chiusura degli ultimi seggi, si sono cominciati a sapere i risultati delle elezioni europee, quelle che servono a rinnovare il Parlamento europeo. I risultati non sono ancora definitivi per tutti i paesi – bisognerà aspettare almeno fino a domani – ma dicono già molto sui nuovi equilibri nel Parlamento europeo, e nelle varie politiche nazionali. Abbiamo messo insieme i risultati dei paesi più importanti, o per qualche ragione più interessanti.

In Italia la Lega di Matteo Salvini ha stravinto le elezioni europee. Con 61.124 sezioni scrutinate su 61.576 è arrivata al 34,35 per cento dei voti ricevuti ed è diventata di gran lunga il primo partito in Italia, con una crescita notevolissima rispetto alle elezioni politiche del 2018. L’altra grossa notizia è il risultato molto deludente del Movimento 5 Stelle, che anche a causa dell’astensione nel Sud Italia è passato dal 32,68 per cento del 2018 a circa il 17 per cento, diventando il terzo partito più votato dopo il Partito Democratico, che domenica ha ricevuto poco meno del 23 per cento dei voti. Anche Forza Italia è calata molto rispetto alle politiche del 2018, passando dal 14,1 per cento all’8,77 per cento: un risultato solo di poco migliore di quello di Fratelli d’Italia, che invece è cresciuto passando dal 4,35 per cento del 2018 al 6,47 per cento. In tutto ha votato il 56,09 degli aventi diritto, in leggero calo rispetto alle europee del 2014.

Nessun altro partito, oltre questi 5, è riuscito a superare lo sbarramento del 4 per cento richiesto per eleggere deputati al Parlamento Europeo: +Europa si è fermato al 3,09 per cento; la lista Europa Verde è arrivata al 2,29 per cento; La Sinistra è all’1,74 per cento e tutte le altre liste minori hanno preso meno dell’1 per cento a testa.

In Francia il divario fra Rassemblement National (RN), di destra radicale, e il partito di Emmanuel Macron, En Marche, non è così ampio come davano i primi exit poll: i risultati finali danno RN al 23,31 per cento, mentre En Marche al 22,41. Inizialmente sembrava che il partito di Le Pen avesse preso tra il 23 e il 26 per cento. Al terzo posto ci sono a sorpresa i Verdi, al 13,47 per cento: i sondaggi avevano previsto un risultato simile per il centrodestra di Les Républicains, che invece si è fermato all’8,48 per cento. La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, partito di sinistra radicale, e il Partito Socialista sono circa pari, intorno al 6 per cento.

In Germania, il primo posto è saldamente della CDU di Angela Merkel col 28,9 per cento, che comunque perde sei punti rispetto al 2014. Dietro ci sono i Verdi con il 20 per cento (si stima che siano stati votati dal 34 per cento dagli elettori tra i 18 e i 24 anni), mentre i Socialisti sono solo terzi con uno dei peggiori risultati della loro storia, al 15,8 per cento (l’11 per cento in meno rispetto alle scorse elezioni). Alternative für Deutschland (AfD), il partito di estrema destra alleato di Matteo Salvini, si è fermato all’11 per cento, più o meno in linea con le aspettative. Gli europarlamentari tedeschi saranno 96 su un totale di 751: la Germania elegge il maggior numero di deputati al Parlamento Europeo e Bruxelles perché è il paese più popoloso dell’Unione.

In Spagna, i Socialisti del primo ministro Pedro Sánchez (PSOE, il principale partito di sinistra) hanno ottenuto quasi il 33 per cento dei voti. Al secondo posto è arrivato il Partito Popolare (PP, principale partito di centrodestra), che ha ottenuto il 20 per cento, davanti a Ciudadanos, partito di centrodestra di ispirazione liberale, con il 12 per cento, e a Unidas Podemos, formazione politica di sinistra guidata da Pablo Iglesias, che ha ottenuto il 10 per cento. Vox, partito di destra radicale, ha fatto peggio di quanto previsto dai sondaggi, ottenendo solo il 6 per cento dei voti. Per Sánchez è la seconda importante vittoria dopo quella ottenuta alle elezioni politiche di fine aprile, che avevano invertito una tendenza che durava da tempo e che vedeva il PSOE in grandi crisi.

In Grecia il primo ministro Alexis Tsipras ha annunciato elezioni anticipate riconoscendo la sconfitta: il suo partito, Syriza (sinistra), è arrivato secondo con meno del 24 per cento dei voti. Il primo partito è stato Nea Dimokratia, di centrodestra, che ha ottenuto il 33 per cento. Le elezioni politiche erano previste per ottobre: per questa ragione nei mesi scorsi i giornali greci avevano parlato delle elezioni europee come di un referendum sul mandato di Tsipras. Dietro a Syriza è arrivata la piattaforma di centro-sinistra KINAL (7 per cento), acronimo di “Movimento del cambiamento”, nato dal PASOK, l’ex partito socialdemocratico che per anni aveva sostenuto Nea Dimokratia. Sembra invece che il partito neonazista Alba Dorata resterà sotto la soglia del 5 per cento.

In Austria – dove l’affluenza ha raggiunto il 59 per cento, percentuale più alta dal 1996 – il Partito Popolare (ÖVP, Österreichische Volkspartei) dell’attuale cancelliere Sebastian Kurz ha ottenuto quasi il 35 per cento dei voti. I socialdemocratici del SPÖ hanno tenuto botta, fermandosi al 23,4 per cento, così come la destra radicale del FPÖ, al 17,2 per cento. Fino a pochi giorni fa ci si aspettava un risultato superiore da parte del FPÖ, che è uno dei più antichi partiti della destra radicale europea nonché stretto alleato della Lega. Ma il partito divenuto famoso sotto la guida di Jörg Haider è finito in mezzo a un brutto scandalo di corruzione e spie russe. Il suo leader si è dimesso da tutti gli incarichi e l’intero partito è stato espulso dal governo, cosa che ha costretto Kurz a indire elezioni anticipate. Negli ultimi sondaggi prima dello scandalo, il FPÖ era dato al 23 per cento.

Nel Regno Unito sono stati scrutinati quasi tutti i voti. Il Brexit Party di Nigel Farage, fondato solo poche settimane fa, ha ottenuto il 31 per cento delle preferenze, ed è di gran lunga il partito più votato. I Liberal Democratici, con il 20 per cento dei voti, sono il secondo partito davanti ai Laburisti di Jeremy Corbyn, che sono per ora intorno al 14 per cento. I Conservatori della dimissionaria prima ministra Theresa May hanno ottenuto uno dei peggiori risultati della loro storia e con l’8,8 per cento dei voti sono il quinto partito, dopo i Verdi, che hanno ricevuto il 12,5 per cento dei voti. Lo UKIP, il vecchio partito di Farage, ha raccolto un modesto 3,5 per cento e probabilmente non riuscirà a far eleggere nessun suo candidato.

I due più grandi partiti del Regno Unito, e quelli che da sempre governano il paese, sono quindi andati molto male. I Liberal Democratici, storicamente il terzo partito del Regno Unito e uno dei pochi apertamente contrario a Brexit, hanno fatto uno dei loro migliori risultati di sempre e hanno fatto molto bene anche a Londra, dove sono stato il partito più votato davanti ai Laburisti.

In Portogallo, il Partito Socialista del primo ministro António Costa ha ottenuto il 33,5 per cento e il suo principale alleato, il Blocco di Sinistra (BE), il 9,7 per cento. Quello di Costa è un risultato che era stato previsto dai sondaggi, ma anche anomalo se visto in un contesto più generale. Il Partito Socialista non solo è la forza politica al governo – e molto spesso le forze al governo pagano in termini elettorali – ma negli ultimi anni ha anche portato avanti politiche di una moderata austerità, anche se bilanciate da alcune misure a favore delle fasce più deboli. Il principale partito di opposizione, il Partito Social-Democratico (PSD), di centrodestra, è invece al suo minimo storico: 22,24 per cento.

Nei Paesi Bassi, con lo spoglio praticamente completato, sono stati confermati i dati gli exit poll. I Laburisti, il principale partito di centrosinistra del paese, sono arrivati primi col 19 per cento, mentre il partito centrista del primo ministro Mark Rutte è arrivato secondo col 14 per cento. Gli euroscettici del Forum per la Democrazia – molto quotati dai sondaggi pre-elettorali – sono arrivati solo quinti con l’11 per cento.

In Polonia il partito di destra radicale Diritto e Giustizia ha ottenuto il 43 per cento, superando di cinque punti il cartello dei di partiti di opposizione chiamato Coalizione Europea. Tutti gli altri partiti hanno ottenuto meno del 7 per cento dei voti.

In Svezia, dove sono stati scrutinati quasi tutti i seggi, sono in testa i Socialdemocratici con il 23,6 per cento davanti al Partito Moderato, di centro-destra, con il 16,8 per cento. Dietro ci sono i Democratici Svedesi, nazionalisti di estrema destra, che hanno ottenuto il 15,4 per cento: il loro partito esiste dal 1988 e fu fondato come diretta espressione di vari movimenti e partiti dichiaratamente neonazisti. Alle politiche del 2010 non arrivarono al 6 per cento e nel 2014 raddoppiarono le preferenze sfiorando il 13 per cento.