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  • Martedì 22 gennaio 2019

I laburisti hanno chiesto al Parlamento di votare per un secondo referendum su Brexit

Sono ancora molto cauti, e molto divisi all'interno, ma è la prima volta che ne parlano formalmente

Il leader del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, durante la seduta del Parlamento britannico. (House of Commons via AP)
Il leader del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, durante la seduta del Parlamento britannico. (House of Commons via AP)

Lunedì sera il Partito laburista britannico, il principale partito di opposizione del Regno Unito, ha presentato un emendamento alla Camera bassa del Parlamento che potrebbe aprire la strada a un secondo referendum su Brexit.

I laburisti hanno chiesto formalmente di valutare la possibilità di organizzare un nuovo referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea – opzione sostenuta dall’ala di centrodestra del partito –, anche se non si sono impegnati in alcun modo a prendere una posizione piuttosto che un’altra se si tenesse effettivamente il voto. Il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha spiegato che l’opzione del referendum è una tra quelle proposte dal suo partito per evitare le conseguenze del “no deal”. Il “no deal” si verificherebbe nel caso in cui si arrivasse al 29 marzo, data fissata per Brexit, senza un accordo tra Regno Unito e Unione Europea, scenario considerato “catastrofico” da molti politici, governi ed esperti.

È stata la prima volta che il Partito laburista ha chiesto formalmente di fronte al Parlamento di discutere la possibilità di tenere un secondo referendum. Finora la posizione dei laburisti era rimasta confusa e non unitaria, a causa delle numerose divisioni nel partito su cosa fare con Brexit. I favorevoli a tenere un secondo referendum sono per lo più quelli che vorrebbero rimanere nell’UE: sono la parte più moderata del partito, quella più critica verso la leadership di Jeremy Corbyn, e riflettono la volontà della maggioranza dell’elettorato laburista. I contrari sono invece l’ala più a sinistra, quella maggiormente euroscettica che fa riferimento a Corbyn.

L’opzione del referendum non è però stata l’unica annunciata lunedì dai laburisti in Parlamento. Corbyn ha fatto altre proposte per evitare lo scenario del “no deal”, cercando di togliere l’iniziativa su Brexit al governo della prima ministra Theresa May, in evidente difficoltà a ottenere l’appoggio della Camera bassa.

Corbyn ha detto che il “piano B” presentato da May a seguito della bocciatura dell’accordo su Brexit negoziato dal governo britannico con l’Unione Europea era una cosa da “giorno della marmotta”, cioè ripeteva sostanzialmente le scelte fatte in precedenza senza proporre niente di nuovo. Tra le altre cose, ha chiesto di votare su un emendamento che prevede che il Regno Unito mantenga un’unione doganale con l’Unione Europea e stretti legami con il mercato unico, senza però farne parte, e che abbia allo stesso tempo la libertà di decidere le proprie politiche migratorie e industriali: una proposta difficilmente accettabile per l’UE.

Al momento i parlamentari laburisti favorevoli a un secondo referendum sono 71, ma la campagna per un nuovo voto popolare ha ottenuto il consenso anche di 10 deputati del Partito conservatore. Secondo un sondaggio pubblicato la scorsa settimana da You Gov, il 56 per cento degli intervistati oggi voterebbe per rimanere nell’Unione Europea.