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  • Martedì 13 dicembre 2016

Ad Aleppo ha vinto il regime di Assad

C'è un accordo per l'evacuazione dei territori ancora sotto il controllo dei ribelli siriani, la Russia dice che a est non si combatte più

Tre uomini delle forze di Assad si fanno un selfie fuori da una moschea di Aleppo (GEORGE OURFALIAN/AFP/Getty Images)
Tre uomini delle forze di Assad si fanno un selfie fuori da una moschea di Aleppo (GEORGE OURFALIAN/AFP/Getty Images)

Martedì è stato raggiunto un accordo per l’evacuazione delle zone di Aleppo ancora sotto il controllo dei ribelli che combattono contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad. Il giornalista del Guardian Kareem Shaheen ha scritto che l’accordo è stato negoziato dall’intelligence turca, che appoggia i ribelli in Siria, e dall’esercito russo, che è invece alleato di Assad: prevede un passaggio sicuro che permetta ai civili e ai ribelli muniti solo di armi leggere di lasciare la parte orientale di Aleppo, dove negli ultimi giorni sono state compiute violenze terribili dalle forze fedeli al regime siriano. L’accordo, scrive Shaheen, è entrato in vigore alle 18 ora locale (le 17 ora italiana): sancisce di fatto la fine della battaglia per il controllo di Aleppo, dopo quattro anni di combattimenti, ed è una grande vittoria per il governo siriano. Per il momento, comunque, sembra che l’evacuazione non sia ancora cominciata.

Mentre turchi e russi negoziavano l’accordo, a New York si stava tenendo una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, convocata per trovare una soluzione e garantire la protezione dei civili ancora intrappolati nella parte orientale di Aleppo. Alla fine della riunione, l’ambasciatore russo all’ONU, Vitaly Churkin, ha detto che tutte le operazioni militari ad Aleppo sono terminate e che il governo siriano ha ristabilito il controllo su tutta la città. La notizia è stata riportata da Associated Press, che però non è stata in grado di confermare la fine dei combattimenti, così come la presunta decisione dei ribelli di arrendersi. Anche Churkin ha parlato della possibilità per «tutti i ribelli» e per i membri delle loro famiglie di usare i passaggi sicuri per uscire dalla città «verso le direzioni che loro stessi scelgono volontariamente, incluso Idlib»; ma come ha scritto sul Guardian Martin Chulov, esperto di Stato Islamico e Siria, Idlib sarà difficilmente un rifugio per quelli che sono scappati da Aleppo. Se si esclude Raqqa, controllata dallo Stato Islamico, Idlib è infatti l’ultima importante città ancora fuori dal controllo del regime siriano: e secondo Chulov potrebbe fare presto la stessa fine di Aleppo.

Negli ultimi due giorni le testimonianze delle violenze compiute dalle forze fedeli ad Assad sono state moltissime. Martedì l’ONU ha detto di avere ricevuto prove credibili da diverse fonti che sostengono che le forze di Assad, tra cui la milizia sciita irachena Harakat al Nujaba, abbiano ucciso 82 civili sul posto, tra cui 11 donne e 13 bambini, in quattro diversi quartieri di Aleppo orientale. L’Unicef, l’agenzia dell’ONU per l’infanzia, ha detto che un centinaio di bambini non accompagnati o separati dalle loro famiglie sono rimasti intrappolati in un edificio sotto attacco per diverso tempo. Secondo altre testimonianze raccolte dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione non governativa filo-ribelli con sede a Londra, i corpi di molte persone sono rimasti abbandonati per le strade delle zone di Aleppo che oggi erano ancora sotto il controllo dei ribelli: i residenti erano troppo terrorizzati dai bombardamenti e non sono riusciti a portarli via e seppellirli. «Tutte le strade e gli edifici distrutti sono pieni di cadaveri. È un inferno», ha scritto l’account Twitter dei Caschi bianchi, un’organizzazione di volontari di difesa civile che opera nelle zone della Siria sotto il controllo dei ribelli.

La vittoria di Assad ad Aleppo è molto rilevante per l’andamento della guerra in Siria, perché Aleppo era considerata da tempo la città più importante sotto il controllo dei ribelli. In realtà le vittorie più recenti del regime non sono state ottenute grazie all’esercito di Assad, o meglio, quello che ne rimane: le maggiori operazioni militari, tra cui quella di Aleppo, sono state guidate dal gruppo libanese Hezbollah, dagli iraniani e dalle milizie sciite irachene, appoggiate dai bombardamenti russi. Non è detto comunque che Assad abbia la strada spianata, dopo la vittoria ad Aleppo: il regime non può più contare su un suo esercito e non sembra avere la forza necessaria per esercitare il suo potere lontano da Damasco, come si è visto a Palmira, dove lo Stato Islamico ha sfruttato la debolezza delle forze alleate ad Assad per riprendere il controllo della città.