Michael Phelps durante la premiazione dell'ultimo oro vinto a Rio (ODD ANDERSEN/AFP/Getty Images)
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Le Olimpiadi per chi se le è perse

Tutte le cose più importanti successe a Rio de Janeiro: per chi fra vacanze e orari strani ne è stato alla larga, e vuole recuperare

Michael Phelps durante la premiazione dell'ultimo oro vinto a Rio (ODD ANDERSEN/AFP/Getty Images)

I Giochi della XXXI Olimpiade di Rio de Janeiro si sono conclusi domenica 21 agosto, dopo sedici giornate di gare e 918 medaglie assegnate. Come capita ad ogni edizione dei Giochi, anche a Rio de Janeiro sono successe un sacco di cose, che la maggior parte di noi italiani ha visto la mattina dopo in differita, perché quasi tutti gli eventi principali si sono tenuti da mezzanotte alle quattro di notte; per non parlare degli italiani che erano in vacanza e magari hanno deciso di staccare completamente, e quindi si sono persi anche le repliche.

Ricapitoliamo, quindi: gli Stati Uniti hanno vinto più medaglie di tutti, la Cina è stato il secondo paese per numero di medaglie e la Gran Bretagna ha vinto una medaglia d’oro in più della Cina, superandola così nel medagliere finale, ed è riuscita a vincere persino più medaglie di quante ne ottenne a Londra nel 2012, una cosa rarissima nella storia dei Giochi (come è stato possibile, lo abbiamo spiegato qui). L’ascesa della Gran Bretagna ha fatto scendere al quarto posto la Russia, vecchia dominatrice delle Olimpiadi insieme agli Stati Uniti, che però non ha potuto portare in Brasile molti dei suoi migliori atleti a causa degli scandali sul doping venuti fuori nell’ultimo anno. L’Italia se l’è cavata bene: otto ori, dodici argenti e otto bronzi fanno 28 medaglie, le stesse di Londra 2012, una in più di Pechino 2008.

Quelle di Rio sono state le ultime Olimpiadi del più forte nuotatore di tutti i tempi, Michael Phelps, del più grande velocista della storia, Usain Bolt, e delle due atlete italiane più forti della nostra epoca, ovvero Tania Cagnotto e Federica Pellegrini (per quest’ultima il ritiro non è proprio così sicuro come per Cagnotto). A Rio de Janeiro Kosovo, Isole Figi, Porto Rico e Giordania hanno vinto le loro prime medaglie d’oro olimpiche e la nuotatrice statunitense Simon Manuel è diventata la prima afro-americana a vincere un oro olimpico individuale nel nuoto. Per la prima volta in sessant’anni inoltre, l’Italia non ha vinto nemmeno una medaglia nell’atletica leggera.

Ci sono stati anche diversi problemi di organizzazione, ma tutto sommato si è concluso tutto nel migliore dei modi possibili: tutte le cose più importanti successe alle ultime Olimpiadi di Rio le trovate nelle prossime pagine, e brevemente anche in questo video montato da BBC.


Il dominio statunitense nel nuoto

La squadra statunitense è quella che ha ottenuto più medaglie sia nel nuoto che nell’atletica, ma nel nuoto in particolare i suoi atleti hanno dimostrato una netta superiorità: hanno vinto 16 ori, 8 argenti e 9 bronzi, per un totale di 33 medaglie. L’Australia, seconda nel medagliere del nuoto, ha vinto tre ori e ha ottenuto complessivamente dieci medaglie. Ben undici medaglie della squadra statunitense sono state vinte solamente da due atleti, Michael Phelps e Katie Ledecky.

Michael Phelps si è presentato a Rio de Janeiro come uno dei favoriti per vincere delle medaglie d’oro, ma le aspettative su di lui erano più caute rispetto a Pechino 2008 e Londra 2012. Ha preparato le Olimpiadi lasciando fuori alcune delle gare a cui aveva partecipato nelle scorse edizioni, per esempio i 400 misti: ha escluso le gare più lunghe perché erano quelle in cui avrebbe potuto pagare l’età e la maggiore potenza dei nuotatori più giovani di lui. A 31 anni Phelps è comunque riuscito a vincere cinque ori – nei 200 farfalla, nei 200 misti, nelle staffette 4×100 misti, 4×100 e 4×200 stile libero – e un argento nei 100 farfalla, dove è stato superato da un suo grande fan di dieci anni più giovane. È arrivato a 28 medaglie olimpiche, un risultato incredibile, e ha anche superato il record di ori individuali ottenuti alle Olimpiadi che resisteva da 2.168 anni ed era detenuto da Leonida da Rodi (e anche questa è una storia notevole).

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Altre sei medaglie sono arrivate dalla formidabile Katie Ledecky, che ha vinto l’oro nei 200 metri stile libero, negli 800 stile libero, nei 400 stile libero e nella staffetta 4×200 stile libero. Ha vinto anche un argento, nella staffetta 4×100 stile libero. Oltre alle medaglie d’oro, Ledecky ha stabilito due record mondiali e due record olimpici. Ledecky è considerata un fenomeno praticamente senza pari nella storia, da cui tutti si aspettano più o meno un decennio di vittorie, con qualche record del mondo battuto di tanto in tanto. Prima di Rio, quando andava ancora alle scuole superiori, Ledecky aveva già vinto nove ori mondiali e un oro olimpico a Londra.

La storia più notevole invece è probabilmente quella del nuotatore californiano Anthony Ervin, che a 35 anni compiuti è riuscito a vincere due ori, nella staffetta 4×100 stile libero (dove ha partecipato solamente alle batterie) e nei 50 stile libero. Grazie all’oro ottenuto in quest’ultima gara, arrivato sedici anni dopo l’ultimo, vinto a Sydney nel 2000, è diventato il nuotatore più anziano ad aver vinto una medaglia d’oro olimpica in una gara individuale, record che precedentemente apparteneva a Michael Phelps. Oltre a questo, fra il 2000 e il 2016 Ervin si ritirò ed ebbe problemi con le droghe e con la depressione.

Le ultime medaglie di Usain Bolt

Nella notte fra venerdì 19 e sabato 20 agosto il velocista giamaicano Usain Bolt ha vinto la staffetta 4×100 insieme ad altri tre velocisti giamaicani. Per Bolt quella è stata la nona medaglia d’oro olimpica, la terza ai Giochi di Rio. Sono da tre Olimpiadi consecutive che Bolt, che nel frattempo ha compiuto 30 anni, vince l’oro nei 100 metri, nei 200 e nella staffetta 4×100. Nessuno prima di lui era riuscito a vincere tre medaglie d’oro in tre discipline per tre Olimpiadi consecutive. Con la sua vittoria ha anche eguagliato il numero di medaglie d’oro ottenute in carriera dallo statunitense Carl Lewis, che però a differenza di Bolt gareggiava anche nel salto in lungo. Bolt detiene il record mondiale di velocità sui 100 e sui 200 metri.

Bolt è ancora il volto più riconoscibile dell’atletica leggera: ha un contratto di sponsorizzazione gigantesco con Puma, appare spesso in spot pubblicitari ed è noto per il suo carattere aperto ed esuberante. Gli appassionati di atletica lo conoscevano già da prima che diventasse un personaggio mondiale, cosa che è avvenuta in sostanza dopo le Olimpiadi di Pechino del 2008: con la sua struttura fisica “strana” per un velocista – è alto quasi due metri, e ha gambe molto lunghe – ha una corsa particolarmente slanciata ed elegante, che spesso lo fa soffrire nella parte iniziale della gara ma che lo rende imprendibile sulla distanza.

La grande Olimpiade della Gran Bretagna

La Gran Bretagna ha concluso le Olimpiadi al secondo posto nel medagliere con 67 medaglie: 27 d’oro, 23 d’argento e 17 di bronzo. Ha quindi ottenuto un risultato di molto superiore alle 50 medaglie, che era l’obiettivo minimo stabilito prima delle Olimpiadi, e ha superato il proprio record di 65 medaglie ottenuto a Londra 2012. Negli ultimi anni siamo stati abituati a considerare la Gran Bretagna come uno dei paesi più forti al mondo negli sport, ma si tratta di una condizione tutto sommato nuova: prima delle Olimpiadi di Londra – alla fine delle quali arrivò terza nel medagliere – la Gran Bretagna non era mai riuscita a raggiungere le prime tre posizioni nel medagliere finale. A Pechino 2008 arrivò quarta dopo Cina, Stati Uniti e Russia. Ad Atene 2004 e a Sydney 2000 arrivò decima, diverse posizioni sotto l’Italia; e ad Atlanta 1996, vent’anni fa, finì addirittura 36esima, quando ottenne 15 medaglie di cui solo una d’oro.

La maggior parte degli esperti attribuisce il merito delle eccellenti prestazioni degli atleti britannici alla progressiva espansione di un fondo governativo chiamato UK Sport, finanziato in gran parte con gli introiti della lotteria nazionale. Funziona così: ogni quattro anni lo UK Sport decide quali e quanti fondi vanno assegnati alla federazione di un certo sport, stabilendo degli obiettivi minimi da raggiungere alle Olimpiadi (gli atleti di livello più alto ricevono finanziamenti personali). Gli sport che riescono a raggiungere o superare gli obiettivi, nel successivo quadriennio ricevono ancora più fondi: quelli che non li raggiungono, subiscono tagli o vedono azzerati i propri fondi. UK Sport — che viene finanziato coi soldi della lotteria grazie a una decisione dell’allora governo laburista dopo Atlanta 1996 — finanzia anche gli sport paralimpici e quelli presenti alle Olimpiadi invernali. Per il periodo che comprende le Olimpiadi di Rio, UK Sport ha stanziato per gli sport delle olimpiadi “estive” fondi per quasi 350 milioni di sterline, cioè circa 403 milioni di euro: un aumento dell’11 per cento rispetto al periodo che comprendeva Londra 2012.

Le medaglie di Simone Biles

La ginnasta statunitense Simone Biles – considerata la migliore del mondo e forse di tutti i tempi – non è riuscita a raggiungere a questi giochi l’obiettivo di vincere cinque medaglie d’oro nella stessa Olimpiade. Biles infatti è arrivata terza nella gara alla trave, dietro la sedicenne statunitense Laurie Hernandez, medaglia d’argento, e all’olandese Sanne Wevers, medaglia d’oro. Biles si era qualificata alla finale col punteggio migliore ma a un certo punto, durante il suo esercizio, è scivolata e si è dovuta aggrappare con una mano pur di restare sopra la trave. Dopo ha proseguito benissimo l’esercizio, ma l’errore ha condizionato il suo punteggio. Biles aveva già vinto l’oro nel concorso individuale, in quello a squadre e nel volteggio e nell’ultima giornata della ginnastica artistica ha vinto anche la finale del corpo libero femminile, concludendo le Olimpiadi con quattro ori e un bronzo.

Biles ha 19 anni, a Rio ha preso parte alla sua prima Olimpiade ma da quando ne ha 17 domina la ginnastica artistica con le sue vittorie e la superiorità delle sue esecuzioni.

Altre cose notevoli

Una delle gare più sorprendenti dei Giochi di Rio è stata la finale dei 400 metri maschili, vinti dal sudafricano Wayde van Niekerk. È partito dall’ottava corsia e ha stabilito un nuovo record del mondo, superando quello precedente che resisteva da 17 anni. Van Niekerk – il primo atleta a correre i 100 metri sotto i 10 secondi, i 200 metri sotto i 20 secondi e i 400 metri sotto i 44 secondi – non partiva da favorito ma è riuscito a fare una gara straordinaria. Michael Johnson – il detentore del precedente record e il più forte 400metrista di sempre – ha definito il margine di vittoria di van Niekerk sui suoi avversari «un massacro».

Dopo aver vinto la medaglia d’oro nei 100 metri femminili con un tempo di 10.71, la velocista giamaicana Elaine Thompson è riuscita a vincere l’oro anche nella finale dei 200 metri, e si è confermata essere la donna più veloce del mondo. Thompson ha 24 anni ed è nata nel 1992 a Manchester, una delle quattordici parrocchie civili che compongono la Giamaica. Ai Mondiali di atletica leggera del 2015 aveva vinto l’argento nei 200 metri ed era arrivata quarta nei 100 metri. Era dalle Olimpiadi di Seul del 1988 che un’atleta non vinceva sia i 100 che i 200 metri.

Un’altra cosa mai vista o quasi è accaduta nella finale femminile dei 400 metri femminili. La medaglia d’oro è stata vinta da Shaunae Miller delle Bahamas, che al momento dell’arrivo è inciampata e cadendo ha tagliato il traguardo un attimo prima della statunitense Allyson Felix, medaglia d’argento. Per avere un’idea: Miller ha concluso la gara in 49 secondi e 44 centesimi, Felix in 49 secondi e 51 centesimi.

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L’atleta kenyano David Rudisha, medaglia d’oro degli 800 metri alle Olimpiadi di Londra del 2012, ha vinto la finale degli 800 metri anche alle Olimpiadi di Rio de Janeiro grazie a un ultimo giro formidabile. Rudisha, che è anche detentore del record mondiale, è diventato così il primo atleta dopo il neozelandese Peter Snell nel 1964 a difendere il titolo olimpico negli 800 metri.

Il Brasile ha vinto il torneo olimpico maschile di calcio, per cui era dato favorito già da prima dell’inizio dei Giochi. La finale si è disputata al Maracanà davanti a circa 75mila spettatori e da gran parte dei tifosi brasiliani era vista come una parziale rivincita del 7 a 1 con cui la Germania vinse contro il Brasile nella semifinale dei Mondiali di calcio del 2014. I tempi regolamentari si sono conclusi 1 a 1 e ai rigori il Brasile ha vinto 6 a 5. Quello olimpico era l’unico torneo che il Brasile non era mai riuscito a vincere.

 

Infine, il mezzofondista britannico Mo Farah è riuscito a vincere la finale dei 5.000 metri dopo aver vinto anche i 10.000 metri. È quindi riuscito a ottenere un’importante doppietta, che gli era già riuscita nel 2012 a Londra. Farah ha anche vinto le gare dei 5.000 e dei 10.000 che si sono svolte ai Mondiali di atletica del 2013 e del 2015: in altre parole sono quattro anni che nessuno al mondo riesce a batterlo su queste distanze nelle gare che contano. Nessun britannico ha mai vinto tanto quanto Farah nelle gare olimpiche di atletica leggera, e solo un atleta era riuscito a fare la doppia doppietta nei 5.000 e nei 10.000: il finlandese Lasse Viren alle Olimpiadi del 1972 e del 1976.

Com’è andata l’Italia

Da Atlanta 1996 le prestazioni degli atleti italiani si sono stabilizzate e l’Italia non è mai scesa sotto il decimo posto nel medagliere finale, vincendo sempre circa 30 medaglie totali tra ori, argenti e bronzi. A Rio l’Italia se l’è cavata tutto sommato bene ed è riuscita a vincere otto ori, dodici argenti e otto bronzi, lo stesso numero di medaglie ottenuto a Londra 2012 e una in più di Pechino 2008. Nel medagliere finale dei Giochi di Rio si è classificata al nono posto.

A Rio sette medaglie sono arrivate dal tiro al volo e dal tiro a segno, quattro dalla scherma (che è andata meno bene rispetto alle ultime edizioni delle Olimpiadi), e tre dal nuoto. Le altre medaglie sono arrivate da dieci discipline diverse, fra cui ciclismo su strada e pista, judo, tuffi, pallanuoto e pallavolo. La vittoria più entusiasmante è stata probabilmente quella di Gregorio Paltrinieri, arrivata nella finale dei 1500 metri stile libero. Paltrinieri ha concluso la gara con un gran tempo, 14 minuti e 34,57 secondi, davanti allo statunitense Connor Jaeger (14 minuti e 39,48 secondi) e all’altro italiano in gara Gabriele Detti, che ha nuotato in 14 minuti e 40,86 secondi. Per Paltrinieri, che era favorito per la vittoria ed ha nuotato appena quattro secondi sotto il record mondiale, è stata la prima medaglia d’oro alle Olimpiadi: per Detti invece è stata la seconda, dopo il bronzo nei 400 stile libero.

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Anche la vittoria di Daniele Garozzo nel fioretto individuale è stata particolarmente significativa, perché è stato l’unico oro ottenuto dall’Italia nella scherma e perché era da vent’anni che uno schermidore italiano non vinceva il titolo olimpico nel fioretto individuale. Nello stesso giorno della vittoria di Garozzo, il judoka Fabio Basile ha vinto la 200esima medaglia d’oro italiana nella storia delle Olimpiadi.

Federica Pellegrini – la più forte nuotatrice italiana di sempre e una delle migliori al mondo, da anni – è arrivata quarta nella finale dei 200 metri stile libero, la sua gara preferita, è uscita alle batterie nella staffetta 4×200 di stile libero ed è arrivata ultima nella finale della staffetta 4×100 mista. Non ha vinto nessuna medaglia e al termine di ogni gara è sembrata abbastanza pessimista sul suo futuro da atleta. Non si sa ancora bene se deciderà di ritirarsi o se proverà a continuare per altri quattro anni.

Siamo certi invece del ritiro di Tania Cagnotto, che ha concluso la sua carriera dopo essere riuscita a vincere le sue prime due medaglie olimpiche, dopo averle sfiorate a Londra 2012. Cagnotto è arrivata terza nella gara di tuffi individuale dal trampolino 3 metri e nella finale del sincronizzato dal trampolino 3 metri, insieme a Francesca Dallapé.

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Nicolò Campriani, che ha vinto due medaglie d’oro nella carabina.

Le piscine verdi

Mercoledì 10 agosto la piscina dei tuffi di Rio è diventata verde. Fino a due giorni prima era azzurra, poi pian piano è diventata sempre più verde e torbida. L’acqua della piscina è stata controllata e analizzata, ed è stata valutata non pericolosa. Le atlete che ci si sono tuffate dentro hanno detto che in generale il colore dell’acqua non ha creato particolari problemi. La piscina adiacente invece, usata per le gare di nuoto sincronizzato e pallanuoto, è rimasta del suo colore normale, azzurro, ma qualche giorno dopo ha iniziato a cambiare colore e ad avvicinarsi al verde dell’altra vasca.

Alcuni giorni dopo i funzionari che lavoravano all’organizzazione delle Olimpiadi di Rio hanno spiegato ad Associated Press perché le due piscine sono diventate verdi (più scura la prima, di un verde più chiaro e torbido la seconda). All’interno delle vasche, hanno detto i funzionari, una ditta a cui sono state appaltate le pulizie degli impianti aveva versato per errore 80 litri di perossido di idrogeno, una sostanza comunemente utilizzata per pulire le piscine, ma che non ha effetti disinfettanti se viene versata in acqua che già contiene cloro. Il colore verde, quindi, era stato causato dalla presenza di microrganismi che hanno dato all’acqua un odore e un aspetto che diversi tuffatori hanno definito sgradevole.

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Quello che non ha funzionato

Nonostante l’assenza di certi atleti russi – soprattutto nell’atletica – non si sia fatta molto notare, e il virus Zika non sia stato un problema e i casi di doping per ora siano ancora pochi e non abbiano riguardato atleti famosi, le prime Olimpiadi organizzate in Sudamerica hanno avuto molti altri problemi: edifici del villaggio olimpico non ancora completati, spalti spesso semi-vuoti, acque inquinate, problemi di sicurezza, tifosi molto poco sportivi, code per gli eccessivi controlli di sicurezza e altre grane logistiche di vario tipo. In alcuni casi sono stati problemi che si verificano praticamente a tutte le Olimpiadi, in altri casi si è trattato di cose che raramente si erano viste in passato a un evento di questo livello: le famose acque verdi delle piscine, per esempio. In certi casi la ragione sembra essere piuttosto semplice: il Brasile è il primo paese in via di sviluppo a ospitare delle Olimpiadi, e si è trovato a ospitarle in un momento in cui la sua economia sta attraversando la peggiore crisi dagli anni Trenta e la presidente Dilma Rousseff è stata sospesa dal suo incarico a maggio, a causa di una procedura di impeachment. In più Rio de Janeiro è una città complicata: molta povertà e molta criminalità, per dire due cose in estrema sintesi. Il vicepresidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), John Coates, ha detto a BBC che guardando al contesto politico ed economico quelle di Rio sono state le «Olimpiadi più difficili in cui si è mai imbattuto il CIO».

Le foto più belle di sabato alle Olimpiadi

La rapina inventata da quattro nuotatori americani

La mattina del 14 agosto alcuni media hanno cominciato a parlare di una rapina a mano armata subìta a Rio de Janeiro da quattro nuotatori statunitensi: Ryan Lochte (32 anni), Gunnar Bentz (20 anni), Jack Conger (21 anni) e James Feigen (26 anni). Poco dopo la diffusione della storia, i quattro sono stati convocati da alcuni funzionari del dipartimento di Stato americano, della nazionale americana di nuoto e dell’organizzazione olimpica per spiegare cosa fosse successo la notte precedente. Nonostante le raccomandazioni del comitato olimpico statunitense di mantenere il silenzio sulla storia finché non fossero stati chiariti i dettagli, quel pomeriggio Lochte ha dato una colorita intervista a NBC raccontando la sua versione dell’accaduto: ha detto che la notte precedente lui e altri tre suoi compagni di squadra erano stati derubati da alcuni uomini che sostenevano di essere agenti di polizia. Uno di loro avrebbe anche tirato fuori una pistola e l’avrebbe puntata alla testa di Lochte. Il furto sarebbe avvenuto per strada, quando i quattro erano a bordo di un taxi e stavano tornando al villaggio olimpico.

Around the Games - Olympics: Day 7

La storia del furto però è stata definitivamente smentita nei giorni successivi dalla polizia brasiliana. Fernando Veloso, il capo della polizia civile dello stato di Rio de Janeiro, ha detto che la versione dell’accaduto fornita da Lochte – una rapina a mano armata compiuta da alcuni uomini che dicevano di essere agenti di polizia – è completamente inventata. I quattro nuotatori sarebbero invece responsabili di aver danneggiato il bagno di una stazione di rifornimento a Rio, dove si erano fermati tornando da una festa in un club della città. Questa versione sembra confermata anche da un video girato dalle telecamere a circuito chiuso della stazione di rifornimento e diffuso dalla polizia brasiliana giovedì sera. La storia è stata molto ripresa sia per la notorietà di Lochte, uno dei più forti nuotatori statunitensi degli ultimi anni, amico e avversario di Michael Phelps, sia per la reazione frustrata e furiosa di molti brasiliani, che non hanno preso per niente bene le bugie raccontate sulla vicenda.

Un bel momento di spirito olimpico

Durante una delle qualificazioni per i 5000 metri femminili, a quattro giri dalla fine, la neozelandese Nikki Hamblin e la statunitense Abbey D’Agostino si sono scontrate: sono cadute tutte e due a terra e la prima a rialzarsi è stata D’Agostino, che si è avvicinata ad Hamblin per aiutarla a rimettersi in piedi. Hanno ricominciato a correre, ma poco dopo D’Agostino si è resa conto di essersi infortunata, ed è caduta di nuovo. Hamblin si è fermata e ha aiutato a sua volta D’Agostino ad alzarsi, sorreggendola e incitandola a finire la corsa. Hamblin ha raccontato che «all’improvviso c’era questa mano sulla spalla, tipo “alzati, alzati, dobbiamo finire!”. Sono così riconoscente ad Abbey per aver fatto tutto questo per me. Quella ragazza è lo spirito olimpico». Hamblin ha spiegato che quando ripenserà alle Olimpiadi di Rio non penserà al suo piazzamento, ma a quel momento. Hamblin e D’Agostino sono arrivate ultime, e a fine gara si sono abbracciate. Sono state ammesse comunque alla finale dei 5000 metri, a cui D’Agostino non ha partecipato per via dell’infortunio.

Athletics - Olympics: Day 11

Il medagliere finale

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