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  • Domenica 21 aprile 2024

I nuotatori cinesi che hanno vinto le medaglie a Tokyo dopo essere risultati positivi all’antidoping

Un'inchiesta del New York Times ha evidenziato una gestione sospetta e problematica dei test a cui risultarono positivi, attirando critiche sull'Agenzia mondiale antidoping

La nuotatrice Yufei Zhang ai 200m farfalla alle Olimpiadi di Tokyo. (Tom Pennington/Getty Images)
La nuotatrice Yufei Zhang ai 200m farfalla alle Olimpiadi di Tokyo. (Tom Pennington/Getty Images)
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Un’inchiesta del New York Times insieme all’emittente pubblica tedesca ARD ha rivelato che 23 nuotatori cinesi risultarono positivi a un controllo antidoping condotto pochi mesi prima delle Olimpiadi di Tokyo del 2021, ma furono comunque ammessi alle gare e vinsero diverse medaglie, tra cui tre ori.

L’Agenzia mondiale antidoping (Wada), infatti, accettò le spiegazioni delle autorità cinesi, che sostennero che gli atleti fossero risultati positivi alla trimetazidina (TMZ), un farmaco per il cuore che può migliorare le prestazioni sportive aiutando con la forza, la resistenza e i tempi di recupero, e che per questo è vietato dai regolamenti internazionali sul doping.

L’indagine condotta dall’autorità cinese antidoping (Chinada) concluse che la sostanza fosse presente nelle urine dei nuotatori per via di una contaminazione alimentare nella cucina di un albergo in cui avevano soggiornato. Le autorità cinesi dissero che tracce di TMZ erano state trovate due mesi dopo i test positivi nei lavandini, nelle cappe e sugli utensili della cucina del Huayang Holiday Hotel di Shijiazhuang, dove si erano svolti i test tra il dicembre 2020 e il gennaio 2021, ma non fornirono una spiegazione di come la sostanza potesse esserci finita, soprattutto considerato che è disponibile soltanto in forma di pillola.

L’Agenzia mondiale antidoping ha spiegato di avere accettato quella conclusione non potendo condurre indagini sul campo in Cina, per via delle restrizioni all’epoca in vigore per la pandemia da coronavirus. Non poté perciò escludere che il test positivo fosse davvero dovuto a una contaminazione, e assolse gli atleti, ritenendoli non responsabili. Tra di loro c’era Zhang Yufei, che a Tokyo vinse poi quattro medaglie, di cui due d’oro, Wang Shun, che vinse l’oro nei 200 metri misti individuali, e Qin Haiyang, che l’anno scorso ha stabilito il record mondiale nei 200 metri dorso.

Secondo la ricostruzione del New York Times, però, la decisione della Wada fu male accolta da parte degli esperti e delle autorità globali sull’antidoping, secondo cui la vicenda non fu gestita con il dovuto rigore. L’agenzia statunitense per l’antidoping, interpellata dal quotidiano, ha accusato la Wada di non aver adempiuto ai suoi doveri. L’International Testing Agency, un’organizzazione indipendente che si occupa di antidoping e ha sede in Svizzera, ha detto che il caso avrebbe richiesto ulteriori accertamenti.

Lo scandalo ha rinnovato le critiche al sistema globale antidoping, che si basa sui controlli eseguiti dalle autorità nazionali, che in certi casi sono state accusate di non essere imparziali e trasparenti. Il caso più famoso è quello che coinvolse la Russia tra il 2011 e il 2015.

A destare sospetti è stato principalmente il fatto che gli atleti non furono sospesi in maniera precauzionale dopo il risultato positivo dei test, come avviene di solito. Il fatto che né le autorità cinesi antidoping né quelle internazionali lo abbiano fatto è stato criticato dagli esperti sentiti dal New York Times. Secondo l’agenzia cinese per l’antidoping, la bassa concentrazione di TMZ riscontrata negli atleti implica che un tentativo intenzionale di alterare le proprie prestazioni sia «impossibile», conclusione su cui non sono d’accordo gli esperti consultati dal quotidiano. Sulla vicenda sta indagando anche l’FBI, in virtù di una legge approvata nel 2020 che dà al dipartimento di Giustizia la facoltà di perseguire i tentativi di manipolare le competizioni sportive internazionali.

Meno di un anno dopo la sua decisione di accettare la versione cinese sui test positivi, la Wada si comportò diversamente nel caso che coinvolse la pattinatrice russa Kamila Valieva, che a sua volta risultò positiva per una bassa concentrazione di TMZ che attribuì a una contaminazione alimentare. L’agenzia mondiale antidoping si appellò alla decisione dell’agenzia russa di assolvere l’atleta, richiedendo ulteriori indagini che poi si conclusero con la sua esclusione dalle competizioni internazionali per quattro anni.

Le Olimpiadi sono un evento importantissimo per la Cina, che da anni trae orgoglio e prestigio dalle ottime prestazioni dei suoi atleti, classificandosi sempre tra le prime nazioni nel medagliere. Gli investimenti cinesi hanno riguardato in particolare sport in cui è più semplice per gli atleti vincere medaglie in grandi quantità, e nel nuoto, specialmente di recente, sono arrivati ottimi risultati, cosa che ha accresciuto la popolarità dello sport tra la popolazione. Ci sono grandi aspettative sulle medaglie che potrà vincere la delegazione cinese alle Olimpiadi di Parigi di quest’estate, nella quale sono inclusi anche diversi atleti che erano risultati positivi al test per la TMZ.