• Mondo
  • Mercoledì 10 giugno 2015

Putin in Italia: è un problema?

Il presidente russo ha visto oggi Renzi, Mattarella e il Papa, mentre le grandi potenze europee lo isolano

Papa Francesco e Vladimir Putin in Vaticano, 10 giugno 2015.
(AP Photo/Gregorio Borgia, Pool)
Papa Francesco e Vladimir Putin in Vaticano, 10 giugno 2015. (AP Photo/Gregorio Borgia, Pool)

Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato questa mattina in Italia per una serie di incontri istituzionali che sono durati per tutto il giorno. Putin è arrivato a Milano, dove si è incontrato con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Poi nel pomeriggio ha incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Roma, papa Francesco, in udienza privata in Vaticano. Della visita di Putin in Italia si è parlato molto anche sulla stampa straniera, soprattutto per via dell’isolamento internazionale a cui è stata sottoposta la Russia a seguito della crisi in Crimea e in Ucraina orientale. L’Italia è accusata di mantenere una “relazione speciale” con la Russia, nonostante le richieste opposte di Stati Uniti e di altri paesi dell’Unione Europea.

Gli incontri di Putin
Putin si è incontrato con il presidente del Consiglio Matteo Renzi verso le 10:45 di mercoledì mattina a EXPO, in occasione della Giornata nazionale russa. Si tratta del secondo incontro ufficiale tra i due dopo la visita di Renzi a Mosca il 5 marzo scorso. Putin e Renzi hanno visitato i padiglioni russo e italiano, poi hanno avuto un colloquio a Palazzo Italia, seguito da una conferenza stampa. Nel pomeriggio Putin è andato a Roma, dove ha incontrato il presidente Mattarella – è stato il primo incontro tra i due presidenti – e poi papa Francesco. Non è ancora chiaro se questa sera ci sarà anche un incontro tra Putin e Silvio Berlusconi, considerati da sempre molto vicini politicamente e anche personalmente (come dimostra una foto scattata nella villa di Arcore lo scorso ottobre con Putin e i membri della famiglia Berlusconi).

Perché se ne parla
Dall’inizio della crisi in Crimea – durante la quale, per stessa ammissione di Putin, sono intervenuti direttamente soldati russi per invadere l’Ucraina – il governo russo è stato isolato sempre di più dalle grandi potenze del mondo. Stati Uniti e Unione Europea hanno imposto dure sanzioni economiche alla Russia, colpendo anche il circolo ristretto di persone legate a Putin. La situazione è diventata ancora più tesa dopo l’inizio della guerra in Ucraina orientale tra governo ucraino e separatisti filo-russi: Putin è stato escluso dagli ultimi tre G8, che quindi sono diventati G7 e che si sono tenuti a L’Aia (Olanda), Bruxelles (Belgio) e a Garmisch-Partenkirchen (Germania). A marzo Renzi è diventato il primo leader europeo a partecipare a un incontro bilaterale con Putin a Mosca da quando la Russia ha annesso la Crimea: l’incontro, inoltre, si era tenuto pochi giorni dopo l’uccisione di Boris Nemtsov, importante leader dell’opposizione russa.

Alla fine di maggio la Russia ha stabilito il divieto per 89 politici europei, considerati particolarmente ostili, di entrare nel suo territorio: la lista dei politici coinvolti nel provvedimento non è stata diffusa ufficialmente, ma è stata pubblicata online in tedesco. Tra i nomi citati non c’è nemmeno un italiano. Riguardo alla visita di Putin in Italia, il Guardian ha scritto che «è probabile che il presidente russo riceva un’accoglienza più calorosa di quella che avrebbe ricevuto in qualsiasi altro grande paese dell’Unione Europea». Nonostante i segni di apertura nei confronti del governo russo, finora l’Italia ha adottato delle posizioni in linea con gli altri paesi dell’Unione Europea riguardo alla Russia: per esempio ha votato in diverse occasioni a favore dell’imposizione delle sanzioni internazionali.

Giancarlo Aragona, ex ambasciatore italiano in Russia e capo dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), ha detto al Guardian che l’idea che l’Italia sia “più vicina” alla Russia rispetto ad altri paesi europei è interpretata in maniera sbagliata. Il governo italiano, dice Aragona, crede che la crisi in Ucraina non sia solo effetto della politica aggressiva della Russia, ma anche un sintomo di come l’ordine creato in Europa dalla fine della Guerra fredda non si sia stabilizzato. Il risultato è che l’Italia crede che sia più efficace continuare sulla strada della diplomazia, piuttosto che su quella più intransigente dell’imposizione di altre sanzioni e dell’isolamento internazionale (posizione condivisa anche dal capo della diplomazia europea Federica Mogherini, che per questo è stata molto criticata in passato).

L’incontro tra Putin e il papa
Oggi pomeriggio Putin si è incontrato con papa Francesco in Vaticano: è la seconda volta che i due capi di stato si vedono ufficialmente, dopo l’incontro avvenuto nel novembre del 2013 a Roma e definito a sua volta “storico”. L’incontro ha una certa importanza per diverse ragioni. Primo perché – come osserva TIME – anche se il Papa non è il capo di stato di paesi come la Germania o gli Stati Uniti, è comunque un capo di stato sempre più rilevante nella politica internazionale (significativi, per esempio, sono gli ultimi riconoscimenti del Vaticano nei confronti della Palestina). Il rischio, di nuovo, è che si indebolisca l’isolamento internazionale che è stato imposto alla Russia dai leader di alcuni dei paesi più potenti al mondo. Secondo, perché è la dimostrazione della volontà del papa di rafforzare i legami del Vaticano con i leader della Chiesa cristiana ortodossa. Papa Francesco mantiene già dei buoni rapporti con Bartolomeo di Costantinopoli, arcivescovo ortodosso greco e dal 1991 patriarca ecumenico di Costantinopoli, che però in passato ha avuto dei contrasti con i vertici della Chiesa ortodossa russa, molto legati a Putin. Migliorare i rapporti con Putin, scrive TIME, potrebbe portare a un generale rafforzamento delle relazioni tra il Vaticano e gli ortodossi russi.

Già in passato, comunque, papa Francesco aveva trovato un appoggio politico importante in Putin. Come ha scritto Crux, un sito online che segue le cose del Vaticano, un episodio rilevante risale al 2013, poco prima della riunione G20 a Mosca: papa Francesco aveva mandato una lettera a Putin chiedendo a lui e agli altri leader mondiali di trovare una soluzione non militare per la guerra in Siria (il Papa si è espresso più volte in difesa dei cristiani del Medio Oriente, che di recente hanno subìto persecuzioni e sono stati oggetto di violenze, ma disse cose molto dure sulla possibilità di un intervento militare da parte degli Stati Uniti). Nei colloqui che si erano poi tenuti durante il G20, scrissero diversi giornali, Putin aveva detto: «Dovremmo ascoltare ciò che dice il papa».