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  • Martedì 1 aprile 2014

Manuel Valls, nuovo primo ministro francese

Che cosa si dice del politico nominato da Hollande dopo la sconfitta alle amministrative: il socialista più popolare tra gli elettori di destra

French Interior Minister Manuel Valls smiles as he leaves the Elysee Palace on March 26, 2014, in Paris, after the weekly cabinet meeting. AFP PHOTO / ALAIN JOCARD (Photo credit should read ALAIN JOCARD/AFP/Getty Images)
French Interior Minister Manuel Valls smiles as he leaves the Elysee Palace on March 26, 2014, in Paris, after the weekly cabinet meeting. AFP PHOTO / ALAIN JOCARD (Photo credit should read ALAIN JOCARD/AFP/Getty Images)

Dopo il risultato delle elezioni amministrative francesi – che hanno visto una pesante sconfitta per il Partito Socialista al governo, un’avanzata del Front National di Marine Le Pen e la vittoria dell’UMP, tornato a essere il primo partito del paese – il governo di Jean-Marc Ayrault si è dimesso. Il presidente della Repubblica François Hollande, socialista, ha nominato come nuovo primo ministro Manuel Valls, già ministro degli Interni. Ayrault dopo le elezioni aveva detto che c’era sia una «responsabilità collettiva» che una sua «responsabilità personale». La composizione del nuovo governo sarà annunciata martedì o mercoledì.

Manuel Carlos Valls ha 52 anni, ha origini catalane (è nato a Barcellona), ha ottenuto la nazionalità francese a vent’anni, è stato massone (anche se sostiene di non essere più un membro attivo) e dice di ispirarsi a Tony Blair. Ha iniziato a occuparsi di politica negli anni Ottanta con la deuxieme gauche di Michel Rocard (la sinistra riformista di Rocard, primo ministro di François Mitterrand nel 1988 ma anche suo rivale), è stato responsabile della comunicazione del primo ministro Lionel Jospin dal 1997 al 2002, poi sindaco di Evry (banlieue multiculturale di Parigi) e dal 2002 è deputato per i socialisti. Nel maggio del 2012 è stato nominato ministro degli Interni. Nell’ottobre del 2011 aveva sfidato Hollande alle primarie del partito, ottenendo il 5,6 per cento dei voti.

Valls è anche, stando ai sondaggi, il socialista più apprezzato dagli elettori di centrodestra: è infatti considerato un esponente dell’ala destra del Partito Socialista, la più liberale; nel 2005 si schierò con il Sì in occasione del referendum (fallito) sulla Costituzione europea, che spaccò i socialisti; nel 2011 disse di essere favorevole a “sbloccare” la legge francese che limita a 35 ore la durata settimanale dell’orario di lavoro. Scrive Le Monde: «Valls incarna la sinistra liberale sul piano economico e la sinistra repubblicana, perfino securitaria, sul piano della condotta. […] L’equilibrio si è spostato a destra, probabilmente perché il paese ha chiaramente votato a destra alle elezioni amministrative».

Diversi quotidiani francesi definiscono Manuel Valls un “superpoliziotto” e attribuiscono a questo la sua attuale popolarità. Da ministro degli Interni, Valls ha avuto posizioni molto dure sull’immigrazione ed è stato criticato per le sue posizioni contro i rom e a favore delle loro espulsioni. Valls era contrario al ritorno in Francia di Leonarda Dibrani, giovane rom del Kosovo espulsa con i genitori e i sei fratelli dal paese nell’ottobre del 2013, dopo che la polizia l’aveva fatta scendere dall’autobus sul quale si trovava insieme alla sua classe per fare una gita scolastica: ha detto che i rom che si trovano in Francia dovrebbero essere espulsi, perché quelli di loro in grado di integrarsi nella società sarebbero una piccola minoranza (le sue dichiarazioni sono state criticate anche dall’Unione Europea). Recentemente si è parlato di Valls anche riguardo alla vicenda del comico Dieudonné, quando ha chiesto al Consiglio di Stato francese di vietare le sue esibizioni «per ragioni di ordine pubblico».

Durante la conferenza stampa in cui è stata annunciata la nomina di Valls, Hollande ha promesso un «governo di combattimento», ha proposto un «patto sociale» e ha parlato dell’esigenza «della transizione energetica» (per non perdere gli alleati Verdi, ostili a Valls). Il governo Hollande non rischia soltanto – come scrive in prima pagina, tra gli altri, Libération – di perdere una parte della sua maggioranza in Parlamento, ma anche di perdere una parte del suo stesso partito: alcuni socialisti hanno minacciato di non votare la fiducia al nuovo governo se non ci sarà una chiara svolta a sinistra, con una politica economica più favorevole alle classi popolari e l’abbandono del Fiscal Compact, il patto di bilancio europeo che prevede una serie di misure vincolanti per i bilanci dei paesi dell’Unione Europea. Per la destra del partito, invece, un cambiamento di linea in questo senso non sarebbe capito né in Europa né dai mercati, e andrebbe in un’altra direzione rispetto a quella indicata dagli elettori alle amministrative.

Le Monde scrive anche quali sono i punti di forza del nuovo primo ministro. Innanzitutto l’età – è 13 anni più giovane di Jean Marc Ayrault – e il fatto di conoscere bene le dinamiche di Palais Matignon, l’ufficio del primo ministro. Oltre a questo «gli si deve riconoscere una certa autorità che ha dimostrato in tutti i ruoli che ha ricoperto finora» e, dunque, un rischio minore rispetto al suo predecessore di essere indebolito dalle critiche e dai dissensi. Un altro vantaggio è che Valls non ha alcun problema di coscienza con il cosiddetto “patto di responsabilità” che Hollande ha proposto alle imprese per affrontare il problema della crisi economica e del rilancio (e che prevede, tra l’altro, un minor costo del lavoro e minori restrizioni nelle attività).

Questo non significa che Valls sia «un euroentusiasta compiaciuto», precisa Le Monde, aggiungendo anche che bisogna fare attenzione a non classificarlo superficialmente come un uomo di destra e che la sua immagine cambierà molto a partire da oggi. A conferma di questo ci sarebbero le relazioni politiche che Valls ha costruito con alcuni componenti euroscettici e con due importanti esponenti della sinistra del Partito socialista, Arnaud Montebourg e Benoît Hamon. Le sue relazioni con gli ambientalisti restano difficili, ma Cécile Duflot – la ministra dei Verdi che ha minacciato di non votare un suo governo – «non rappresenta tutti gli ambientalisti».