• Mondo
  • Domenica 21 ottobre 2012

Un’altra esplosione a Damasco

Dieci persone sono morte e il bersaglio della bomba era una stazione di polizia, mentre oggi l'inviato di pace dell'ONU incontra Bashar al-Assad

Syrian security forces walk through the destruction following two bombings targeting security buildings in the capital Damascus on March 17, 2012. At least 27 people were killed and almost 100 wounded in the blasts state media said, as special envoy Kofi Annan geared up for a monitoring mission to end the year-long bloodshed in Syria. AFP PHOTO/LOUAI BESHARA (Photo credit should read LOUAI BESHARA/AFP/Getty Images)

Syrian security forces walk through the destruction following two bombings targeting security buildings in the capital Damascus on March 17, 2012. At least 27 people were killed and almost 100 wounded in the blasts state media said, as special envoy Kofi Annan geared up for a monitoring mission to end the year-long bloodshed in Syria. AFP PHOTO/LOUAI BESHARA (Photo credit should read LOUAI BESHARA/AFP/Getty Images)

Questa mattina a Damasco, la capitale della Siria, sono morte almeno 10 persone e un’altra decina sono state ferite per l’esplosione di una bomba. La bomba era stata posizionata in un’auto ed era diretta a colpire la stazione di polizia nel quartiere a maggioranza cristiana di Bab Touma, ha spiegato un funzionario siriano. Non è ancora chiaro se i morti siano poliziotti o civili.

E proprio oggi è in programma l’incontro tra il presidente siriano Bashar al-Assad e Lakhdar Brahimi, l’inviato di pace dell’ONU e della Lega Araba: Brahimi ha chiesto ad Assad una tregua nella battaglia contro i ribelli, per i quattro giorni della festa musulmana di Eid al-Adha, che inizierà il 26 ottobre prossimo. Ma né il governo siriano, né i ribelli hanno accettato questo accordo. La battaglia è concentrata soprattutto nel nord del paese: venerdì scorso sono morte 133 persone, di cui 55 civili, 45 soldati lealisti e 33 ribelli, ha detto l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra.

Intanto gli Stati Uniti starebbero intensificando la collaborazione con i servizi di intelligence della Turchia, che confina con la Siria, nella prospettiva che il conflitto, che al momento è a livello di una guerra civile, possa allargarsi nella regione, come ha scritto il Washington Post. Nelle ultime settimane i funzionari militari dei due paesi si sarebbero incontrati per predisporre piani di emergenza con una no-fly zone, una zona entro la quale si impone il divieto di volo.

Foto: LOUAI BESHARA/AFP/Getty Images