Che cos’è Palazzo Citterio, a Milano

Gli attivisti di Macao hanno occupato un palazzo settecentesco chiuso da 28 anni e di proprietà dello Stato, a Brera

Un gruppo di attivisti a Milano ha occupato lo storico Palazzo Citterio, nel quartiere di Brera. Gli attivisti sono gli stessi che il 5 maggio avevano occupato la Torre Galfa, un grattacielo milanese abbandonato da anni, chiamandola Macao. La Torre Galfa era stata sgomberata il 15 maggio. Palazzo Citterio è un edificio del Settecento acquistato dallo Stato nel 1972 e chiuso da ventotto anni. Due anni fa ne era stata riaperta una parte in occasione di una mostra di Paul McCarthy organizzata dalla Fondazione Trussardi, e in quei giorni Anna Cirillo ne aveva raccontato così la storia sulle pagine milanesi di Repubblica.

MILANO è veramente speciale. Conserva nel suo cuore più antico palazzi storici lasciati nell’ oblio, che aprono sale affascinanti, ma piuttosto malconce, solo in occasione di qualche evento. Questa volta è il caso di Palazzo Citterio, in piena Brera, settecentesca dimora acquistata a caro prezzo dallo Stato nel 1972, chiusa da ventisei anni. Sulla quale si sono sovrapposti, nel tempo, progetti e lavori lasciati a metà, tra cui un enorme scavo nel sottosuolo per ricavare ampi spazi espositivi, 2mila metri quadrati, dove domina il cemento. Ora il palazzo si potrà conoscere, anche se solo in parte, grazie alla mostra di Paul McCarthy, portato in via Brera 12 dalla Fondazione Trussardi, sempre alla ricerca di luoghi particolari per artisti particolari, con la collaborazione della Sovrintendenza ai Beni architettonici. Al maestro americano di arte super contemporanea nonè parso vero di poter esporre in una location simile. Un luogo dove l’ architettura settecentesca molto délabré dialoga con un intervento moderno piuttosto prepotente degli anni ‘ 80: lo scavo sotterraneo, a cui si accede da una scala di cemento lasciata al rustico, piazzata nell’ elegante loggiato con archi e colonne che divide il cortile dal giardino del palazzo. Lì sotto, dove si sviluppa gran parte della mostra, tutto è iniziato ma non è mai stato finito, tra pavimenti senza pavimentazionee tubia vista che si intrecciano: un grande cantiere interrotto.

Palazzo Citterio è così, una storia fatta di partenze e frenate senza mai arrivare a una conclusione vera. Una vicenda che si incrocia, anche oggi, con le vicinissime Pinacoteca e Accademia. «Dopo l’ acquisto dello Stato, quando a Milano si profilava la volontà di alcuni collezionisti di donare a Brera le loro raccolte, da Jucker a Vitali, da Mattioli a Jesi, fu deciso di trasformare Palazzo Citterio in un museo» ricorda Carlo Bertelli, storico dell’ arte ed ex sovrintendente. Già a quei tempi, negli anni ‘ 70, sovrintendente Franco Russoli, si pensava alla Grande Brera: collegare questo palazzo alla Pinacoteca, per accogliere le nuove collezioni, contando anche sulla contiguità tra le due strutture. Il giardino di Palazzo Citterio, infatti, confina con l’ orto botanico di Brera.

(continua a leggere nell’archivio storico di Repubblica)