La riunione dei quarantenni bersaniani

Europa racconta cosa si è detto nell'incontro di questo fine settimana all'Aquila, soprattutto contro "il paradigma neoliberista"

Lo scorso fine settimana un gruppo di dirigenti e amministratori locali del PD vicini al segretario del partito, Pier Luigi Bersani, si è riunito all’Aquila per discutere del futuro del partito e del Paese. David Allegranti ha raccontato su Europa il contenuto dell’incontro. Questo fine settimana sarà la volta dell’iniziativa promossa a Bologna da Pippo Civati e Debora Serracchiani, quello successivo ancora si terrà l’iniziativa di Matteo Renzi alla stazione Leopolda.

Dopo essersi diviso sullo scatto fotografico di Vasto, sulla presidenza dell’Anci, sul voto subito o preceduto da governi istituzionali, di emergenza o decantazione, il Pd scopre di avere una doppia anima anche sulla politica economica, che peraltro era già stata evidenziata dalla discussione sulla lettera della Bce. I quarantenni bersaniani nel fine settimana si sono ritrovati a L’Aquila e hanno aggiunto al tema generazionale anche quello del lavoro e del modello di sviluppo.
Ne chiedono uno che non sia più basato sul neoliberismo, si scagliano contro «il mostro della finanziarizzazione senza regole», come ha detto Andrea Orlando aprendo l’assemblea. «La nostra generazione non ha mai progettato alternative di sistema, non ha mai pensato di prescindere dal mercato», spiega il responsabile giustizia del Pd. «Di fronte a un capitalismo finanziario che sussume il lavoro, la stessa impresa e le possibilità creative delle persone, il mondo ha capito che occorre dare una risposta politica», aggiunge il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che se la prende anche con la classe dirigente del centro sinistra, «che è stata attraversata da elementi culturali di subordinazione all’ideologia liberista, che noi dobbiamo rovesciare».

Sembrano indignados in salsa dem, ma sono in realtà dirigenti di partito, con ruoli di peso nella segreteria nazionale.
Uno di questi è Stefano Fassina, responsabile economia, che da settimane picchia duro sulla lettera Draghi-Trichet indicandola non come la cura ma come la malattia. Fassina guarda con molto sospetto un altro concorrente sul tema del rinnovamento generazionale e politico-culturale, Matteo Renzi, che all’assemblea de L’Aquila era uno dei convitati di pietra. L’altro era Veltroni; entrambi evocati senza mai essere citati direttamente.

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