La genesi della norma salva Fininvest

"Tremonti sapeva", sostiene Francesco Verderami sul Corriere della Sera

Sul Corriere della Sera di oggi Francesco Verderami ricostruisce la nascita della norma cosiddetta “salva Fininvest” – inserita nella Finanziaria, contestata e poi rimossa – suggerendo che l’intero episodio sia stato parte del più ampio scontro tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti.

La verità sulla norma «salva Fininvest» non esiste, è un intrigo che si basa su alcuni indizi e moltissimi sospetti, rivela la durezza dello scontro tra il premier e il ministro dell’Economia.
La storia segreta del «comma 23» è l’ennesima sconfitta «ad personam» di Berlusconi, offre la plastica rappresentazione di come i nodi politici, giudiziari e ora anche finanziari si sono intrecciati, trasformandosi in un cappio che rischia di asfissiare il Cavaliere. E non c’è dubbio che sia stato lui a mettere il collo in questa corda, è lui infatti che alla vigilia della sentenza sul Lodo Mondadori ha chiesto uno scudo giuridico da inserire nella manovra per evitare di pagare subito il conto a De Benedetti, nel caso fosse condannato in appello dal Tribunale di Milano.

È Berlusconi al centro della vicenda, ma in pochi nel governo possono realmente dire di non averne mai saputo nulla. Molti hanno solo girato la testa. In principio è l’avvocato Ghedini a spingere perché il premier ottenga dal ministero della Giustizia, dunque da Alfano, un rimedio tecnico al problema. Da un anno se ne discuteva nelle riunioni riservate a Palazzo Grazioli, per un anno la questione era stata accantonata. A tempo scaduto si cerca una soluzione d’emergenza, e sebbene il Guardasigilli si mostri titubante, viene individuato un «gancio legislativo» nella modifica di alcuni articoli del codice civile, con cui si mira a velocizzare i processi.

Non è vero però che la norma «salva Fininvest» viene inserita all’ultimo momento, «non è stata certo aggiunta di soppiatto», racconta un ministro: sta infatti nelle pieghe di questo capitolo della manovra, nell’articolo 37. E c’è un indizio che lo dimostra: il tema viene discusso alla riunione di martedì 28 giugno del pre-Consiglio, e già in quella sede i tecnici ravvisano problemi di costituzionalità. Già in quelle ore scatta l’allarme al Colle. Nel corso dei rituali contatti tra gli uffici legislativi di Palazzo Chigi e dei ministeri con il Quirinale, la presidenza della Repubblica anticipa la propria contrarietà a una simile norma: è un altolà preventivo, il preavviso di un possibile scontro.

(continua a leggere sul sito del Corriere)