Foreign Policy elenca le elezioni più importanti che si svolgeranno il prossimo anno in tutto il mondo. Si comincia dal Sudan e si finisce con la Russia. Si tratta, ovviamente, delle elezioni già pianificate da tempo: altri governi potrebbero cadere prima della fine naturale della loro legislatura e portare quindi le loro nazioni alle urne (sappiamo tutti a cosa state pensando).
Sudan – Referendum, 9 gennaio
Si vota per la secessione tra nord e sud. Se le elezioni si svolgeranno regolarmente il sud voterà in blocco per l’indipendenza e la nuova nazione avrebbe come capitale Juba. Nessuno si aspetta che l’esito del voto sia accolto in modo pacifico, soprattutto per la disputa sulle risorse petrolifere di cui il sud è ricco. Il presidente Omar al-Bashir ha annunciato che se ci sarà la secessione, il nord del Sudan adotterà una costituzione basata sulla legge islamica.
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Haiti – Ballottaggio per le elezioni presidenziali, 16 gennaio
Il 28 novembre Haiti ha votato per le elezioni presidenziali con un’epidemia di colera in corso e con ancora gli effetti del devastante terremoto che lo scorso gennaio uccise quasi duecentomila persone. Molte persone non hanno potuto votare perché i loro certificati elettorali erano andati persi durante il terremoto. Al momento i due candidati passati ufficialmente al ballottaggio sono la ex first lady Mirlande Manigat e Jude Celestin, il candidato sostenuto dal partito al governo. Ma migliaia di persone stanno contestando da giorni i risultati, denunciando brogli e corruzione e chiedendo di ammettere al ballottaggio Micheal Martelly al posto di Jude Celestin. Martelly, un cantante molto popolare ad Haiti conosciuto con il nome di Sweet Mickey, negli ultimi giorni ha chiesto che le elezioni vengano annullate e ripetute.
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Irlanda – Elezioni parlamentari, gennaio
A fine novembre il primo ministro irlandese Brian Cowen si è deciso a chiedere ufficialmente aiuto all’Europa e al Fondo Monetario Internazionale per recuperare l’economia del paese. Due giorni dopo il governo è caduto in seguito all’uscita dalla coalizione dei Verdi, che accusano Cowen di essere stato totalmente incapace di gestire la crisi che ha travolto il paese a partire dal 2008. Il partito di Cowen è ormai ampiamente impopolare e quasi sicuramente perderà le prossime elezioni. La vittoria dovrebbe quindi andare con molta probabilità al Labour, che si era opposto all’approvazione del pacchetto di aiuti finanziari dell’Unione Europea.
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Nigeria – Elezioni presidenziali, 13 gennaio
Un anno fa nessuno sapeva esattamente chi fosse il presidente della Nigeria. L’allora presidente in carica, Umaru Yar’Adua, era ricoverato in un ospedale dell’Arabia Saudita e per alcuni mesi il paese era di fatto rimasto senza guida. Il vice-presidente, Goodluck Jonathan, riuscì a prendere il posto di Yar’Adua solo alla sua morte, a maggio. E ora appena un anno dopo è subito chiamato ad affrontare nuove elezioni. I suoi avversari più pericolosi sono all’interno del suo stesso partito, che per tradizione alterna alla presidenza un rappresentate del sud e uno del nord del paese. Yar’Adua era del nord e Jonathan è del sud. Molti si aspettano quindi che la presidenza torni di nuovo al nord, anche se è passato così poco tempo.
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Zimbabwe – Elezioni parlamentari, maggio
Morgan Tsvangirai, leader del Movimento Democratico, aveva vinto le ultime elezioni presidenziali del 2008 ma il presidente Robert Mugabe si era rifiutato di lasciare il potere. Era stato comunque costretto ad accettare Morgan Tsvangirai come primo ministro del suo governo e da allora i loro rapporti sono stati sempre più tesi. Ora Mugabe sta facendo pressioni per andare a nuove elezioni parlamentari entro giugno del 2011, sperando di riuscire a defenestrare Tsvangirai dal suo governo.
Turchia – Elezioni parlamentari, settembre
Queste elezioni saranno soprattutto un test per il partito al governo (Partito per Giustizia e Sviluppo), al potere da otto anni. Negli anni scorsi il partito si è guadagnato molta popolarità soprattutto per la politica economica con cui ha guidato il paese, ma secondo molti analisti ora potrebbe avere perso la sua spinta propulsiva soprattutto a causa degli scarsi passi in avanti fatti recentemente verso l’ingresso nell’Unione Europea. È probabile quindi che il premier, Tayyip Erdogan, veda il suo potere in parlamento molto indebolito e possa essere addirittura costretto a creare un governo di coalizione. Erdogan ha detto che quelle del 2011 saranno le sue ultime elezioni, ma potrebbe anche solo trattarsi di un modo per dire che le prossime a cui si presenterà saranno quelle presidenziali, nel tentativo di succedere al suo alleato di lungo corso, Abdullah Gul.