ariosto
Fatemi una foto decente!

I racconti dei giornalisti rapiti
Corriere della Sera, Stampa e Avvenire pubblicano gli articoli dei quattro giornalisti italiani sequestrati mercoledì e liberati ieri

Possiamo fidarci delle recensioni online?
Ormai le consultiamo per qualsiasi cosa, ma un nuovo studio dice che dovremmo tenerne meno conto (soprattutto su Amazon)

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Lo stratagemma della vergine
Sant'Eufrasia di Nicomedia, perde la testa ma non la verginità, che le era più cara

Il comandante e la cicogna: un’intervista a Silvio Soldini

La triste terra senza morti che camminano
Stasera sarà la notte di Halloween in cui i bambini tormentano i citofoni minacciando scherzetti ed estorcendo dolcetti, secondo l'usanza americana, mentre i preti e i severi opinionisti borbottano che non si può [Continua]

Per una storia universale delle trame
«Quando si è cominciato a raccontare come sa fare Quentin Tarantino in “Pulp Fiction"? Tra il 1215 e il 1230, con il lunghissimo ciclo di romanzi su Lancillotto e il Graal, in cui si intreccia un numero strabiliante di avventure in successione, in simultanea, con flashback e flashforward. Se gli autori del ciclo erano chierici, è certo che avessero dimestichezza con le cronache diagrammatiche, la cui principale novità consisteva appunto nel mettere in parallelo – cioè rappresentare in simultanea sulla pagina – più linee narrative»

Perché scrivere un libro su una cosa che “appartiene alla storia d’Italia”
Lo spiega Paolo Nori nella nuova prefazione a "Noi la farem vendetta", il suo libro sulla strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960

I viaggi sulla Luna, prima del primo
Prima che Neil Armstrong ci arrivasse davvero, ci andarono per finta anche Astolfo, Tintin, Totò, Luciano di Samosata, un certo Hans Pfaall, e il cane del figlio di J.R.R. Tolkien, tra gli altri

I viaggi sulla Luna immaginati, prima di quello vero
Prima di Neil Armstrong ci andarono per finta anche Astolfo, Tintin, Totò, Luciano di Samosata e il cane del figlio di Tolkien, tra gli altri

Da dove vengono i libri tascabili
Nonostante il nome, le dimensioni non c'entrano: sono quelli su cui gli editori guadagnano di più, e nel tempo la loro funzione è molto cambiata

È uscita una nuova edizione di “Il nome della rosa”
Con disegni e appunti di Umberto Eco: è il suo primo romanzo, ed è difficile che non ne abbiate mai sentito parlare

Insegnare l’opera a Tokyo
«Le battaglie più dure si combattono sulla nasalizzazione esagerata di alcuni suoni e inevitabilmente sul suono della u, che per i giapponesi è molto lontano dal nostro. Nel kabuki, nelle canzoni tradizionali e nella musica pop è tutto un risuonare di suoni nasali simili alla n, e le u sono tutte strette, come ingolate. Una tipica situazione pericolosa è l’aria Tu che le vanità nell’atto finale del “Don Carlo” di Giuseppe Verdi, che quest'anno aprirà la stagione della Scala di Milano, perché dopo tre minuti di preludio orchestrale il soprano deve cantare su quella u così delicata»

Libri che mettono di buon umore
Una selezione varia e abbondante per chi ha voglia di leggere e ridere, o quantomeno sorridere: da "La versione di Barney" a "Febbre a 90°"

Dentro alla fondazione Feltrinelli
Le foto di un posto pieno di vecchi libri importanti e bellissimi, e la storia di come si stia faticosamente cercando di digitalizzarli e restaurarli

Storia tossica della letteratura italiana
«Nelle antologie scolastiche il sessismo, i pregiudizi di genere, le vittimizzazioni secondarie sono una costante. Le scrittrici sono assenti o relegate al di fuori del “canone”. Da generazioni assorbiamo, anche a scuola, attraverso la letteratura, una “cultura sentimentale” maschile, specchio del tempo in cui è nata, ma inevitabilmente anche modello per il tempo successivo. Le figure femminili della letteratura italiana non si sono mai emancipate dai due stereotipi possibili: l’angelo puro o la subdola tentatrice»

Itabolario: Mafia (1865)
Massimo Arcangeli ha raccolto 150 storie dell'Italia unita, una per ogni anno: Itabolario. L'Italia unita in 150 parole (Carocci editore)

La punteggiatura:
«Oggi se ne sta lì come la segnaletica stradale, non ci facciamo caso, ma esiste da pochissimo tempo. Scriviamo da seimila anni (minuto più, minuto meno) e usiamo i “segni paragrafematici”, come dicono i linguisti, solo da duemila e quattrocento. I greci erano svogliati e la adoperavano in modo incerto. I romani non la usavano per nulla. Al tempo di Dante c’erano i glifi che oggi ignoriamo, estinti come dinosauri: il doppio punto, il punto mobile, la virgola alta. Fourier pretendeva quattro tipi di virgole. Questo è un breve prontuario di ciò che ne resta. Prendiamo la virgola per esempio,»

Come non scrivere
Impariamo a scrivere "scendere" invece di "discendere", "arrivare" invece di "giungere", "andare" invece di "recarsi": la guida di Claudio Giunta
