antonio gramsci
Cinque frasi di Pasolini, ricontestualizzate
Tra le tante attribuite all’intellettuale morto 50 anni fa ma spesso citate a sproposito, più una inventata

Quando Elsa Morante «diventò un mito»
Cioè quando uscì “Il mondo salvato dai ragazzini” e sembrò prevedere i movimenti del 1968, racconta Ludovica Lugli nel libro "Le chiavi magiche"

La casalinga di Voghera che aveva il gusto per l’horror
Era Carolina Invernizio, autrice di romanzi d'appendice di fine Ottocento, che Vera Gheno ha inserito in una nuova antologia di scrittrici

Quanto fu fascista Giovanni Gentile?
«Lo fu nella prima, nella seconda, nella terza e nell’ultima ora. Interventista, mussoliniano, imperialista, saloino. Ma è soprattutto il suo tono encomiastico verso il potere a impedire qualunque sua riabilitazione organica»

Istruzioni ministeriali per raccontare la storia ai bambini
«Nelle “Indicazioni nazionali” destinate alla scuola dell’infanzia e del primo ciclo, l’idea di Occidente formulata da Hegel nella prima metà dell’Ottocento dovrebbe essere alla base dell’insegnamento nelle scuole italiane dell’infanzia e di primo grado»

Dieci quartieri belli e poco turistici di dieci città europee
Li ha scelti il Guardian andando oltre Shoreditch e Kreuzberg, per fuggire alla ressa dei centri storici in posti come Praga, Varsavia e Parigi

Natalia Ginzburg, Wittgenstein e le “parole-cadaveri”
«In un articolo pubblicato sull’“Unità” il 29 maggio 1989, Ginzburg cita Wittgenstein e fa una serie di esempi: da una parte ci sono “non vedente”, “non udente”, “anziano”, “colf”, “operatore ecologico”, “persona di colore”; dall’altra: “cieco”, “sordo”, “vecchio”, “donna di servizio”, “spazzino”, “negro”. Le prime sono parole-cadaveri, le seconde parole della realtà. Quell’articolo è stato usato più volte proprio dai critici del politicamente corretto. Ma la citazione è immaginaria»

Che ne sappiamo davvero di Giacomo Matteotti?
«La sua modernità sta nell’aver inteso che allora come oggi il fascismo non è soltanto questione di ideologia, ma anche di opportunismo, inettitudine amministrativa e abuso di potere. Il suo radicalismo senza enfasi è sempre suonato, in Italia, come un’anomalia. Era puntiglioso, trasparente, attaccato ai numeri. Non inseguiva l’avversario sul terreno della retorica. Il suo modello sfugge persino al conformismo delle opposizioni, perché non offre una retorica consolatoria o fintamente agguerrita. Eppure era temutissimo da Mussolini, proprio perché riconosceva l’efficacia di quello stile nitido ma intransigente»

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Perché oggi sciopera l’Unità
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