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  • Sabato 27 dicembre 2025

Cinque vittorie sportive inaspettate del 2025

Compresa quella del siepista neozelandese qui sotto

Geordie Beamish il 13 settembre a Tokyo (Emilee Chinn/Getty Images)
Geordie Beamish il 13 settembre a Tokyo (Emilee Chinn/Getty Images)
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Quella cosa che “chi entra papa esce cardinale” nello sport è spesso falsa. In molti casi vince chi è favorito, e se non proprio il grande favorito, qualcuno che ci si aspettava potesse vincere. Per ogni Leicester che vince una volta la Premier League di calcio, ci sono decine di altre squadre che partono con l’obiettivo di vincere, e vincono.

Ma a volte va diversamente, e arrivano vittorie inattese e sorprendenti, che diventano storie interessanti. Nello sport nel 2025 è successo, tra gli altri, al siepista che è passato da un calcio in faccia a un oro mondiale, al tennista che ha vinto un Masters 1000 nonostante ce ne fossero al mondo oltre 200 migliori di lui, al ciclista che ha vinto il Giro d’Italia sulla salita dove l’aveva perso, alla piccola squadra di calcio che ha vinto il campionato svedese e a quella italiana di pallavolo che ha vinto in Europa l’anno in cui è retrocessa in Italia. Queste sono, in breve, le loro cinque storie.

Valentin Vacherot nel tennis
La finale del torneo di tennis Masters 1000 di Shanghai, in Cina, è stata del tutto imprevista. In uno dei tornei più importanti dopo quelli del Grande Slam si sono affrontati due cugini: il francese Arthur Rinderknech e il monegasco Valentin Vacherot. Tra i due il meno forte era Vacherot, che a 26 anni era 204esimo nella classifica mondiale dei tennisti. Eppure a Shanghai ha battuto uno dopo l’altro il kazako Alexander Bublik (17° in classifica), il ceco Tomas Machac (23º), il nederlandese Tallon Griekspoor (31º), il danese Holger Rune (10º) e poi il serbo Novak Djokovic, uno dei migliori tennisti di sempre. In finale Vacherot ha battuto poi suo cugino.

Nessuno mai, prima di lui, aveva vinto un torneo 1000 partendo da un ranking così basso. E nel farlo Vacherot ha guadagnato in pochi giorni più di quanto aveva guadagnato in anni passati a giocare a tennis per lavoro, arrivando al 40esimo posto nella classifica mondiale. Col senno di poi (che torna molto comodo nel caso di vittorie inaspettate) Vacherot è stato presentato come un tennista che, dopo aver trovato la giusta fiducia in sé stesso, diventa costante e coraggioso, molto adatto ai campi  “lenti” di Shanghai. Dopo quella vittoria Vacherot è arrivato ai quarti di finale del Masters 1000 di Parigi, e ha ulteriormente migliorato il suo ranking. Difficilmente inizierà un importante torneo da favorito, ma ora che si è sbloccato e dopo la vittoria di Shanghai chiunque, anche i più forti, trovandoselo oltre la rete avrà qualche preoccupazione in più.

Valentin Vacherot il 12 ottobre a Shanghai, Cina (Lintao Zhang/Getty Images)

Il Mjällby in Svezia
Per quantità di tornei e attenzioni, il calcio è ricco di vittorie impreviste: dall’isola caraibica di Curaçao alla FA Cup vinta in Inghilterra dal Crystal Palace, per non parlare del campionato belga vinto dall’Union Saint-Gilloise o della Coppa dei Paesi Bassi vinta dalla squadra Go Ahead Eagles, che non vinceva un torneo da quasi un secolo. Ma è difficile battere la storia del Mjällby, squadra di un piccolo e isolato paesino sulla costa sud della Svezia, che in dieci anni è passata dalla terza divisione svedese alla vittoria – con record di punti – del campionato nazionale.

Nel 2016 il Mjällby era a un passo fallimento e a un paio di sconfitte dalla retrocessione in quarta serie. Poi è arrivato un nuovo presidente che pur senza grandi investimenti (la squadra continua ad avere un budget che è quasi un decimo rispetto a quello delle sue più forti avversarie) è riuscito a mettere le persone giuste nei giusti posti, e che ha detto di essersi basato su questo mantra: «Dobbiamo essere i migliori nelle cose che sono gratis. Possiamo avere un affiatamento migliore del Real Madrid, possiamo preparare le partite meglio del Manchester United».

Oltre che per i risultati, il Mjällby – in cui molti giocatori non solo sono svedesi, ma proprio di quella parte di Svezia – è stato apprezzato per il suo gioco offensivo e prolifico. Nel 2026 giocherà i preliminari di Champions League, e il suo osservatore smetterà di ricoprire il ruolo part-time (facendo anche il postino) per dedicarcisi a tempo pieno.

Simon Yates al Giro d’Italia
Nel ciclismo degli ultimi anni è difficile vincere una corsa a tappe. Quelle a cui partecipa le vince Tadej Pogacar, e a quelle a cui non partecipa c’è una grande concorrenza dovuta alla rarità dell’occasione. Dopo averlo vinto nel 2024, nel 2025 Pogacar ha scelto di non fare il Giro d’Italia, che si pensava potesse essere una questione a due tra l’esperto corridore che l’aveva già vinto (Primoz Roglic) e il giovane predestinato pronto alla prima vittoria importante (Juan Ayuso). Invece durante la corsa si è affermato un altro giovane predestinato, il messicano Isaac Del Toro, che al suo primo Giro d’Italia è andato fortissimo nelle prime due settimane, e che fino a prima della penultima tappa, l’ultima davvero decisiva, era ancora primo in classifica e con indosso la maglia rosa.

Poi c’è stata quella penultima tappa, da Verrès a Sestriere, con passaggio sul Colle delle Finestre, una delle salite più belle e difficili in Italia, con diversi chilometri non asfaltati. Del Toro aveva 43 secondi di vantaggio su Richard Carapaz (altro esperto corridore che il Giro lo vinse nel 2019) e Simon Yates, che il Giro fu vicino a vincerlo nel 2018, prima di perderlo proprio sul Colle delle Finestre. Grazie a un eccellente lavoro di squadra (una squadra di cui fa parte tra gli altri il belga Wout Van Aert), mentre Del Toro e Carapaz erano impegnati a studiarsi e stuzzicarsi a vicenda, Yates è riuscito a staccare tutti di diversi minuti e vincere il Giro proprio dove anni prima l’aveva perso malamente. Prima del Giro nessuno lo dava per favorito. Al massimo, quando si parlava di un possibile Yates in maglia rosa si parlava di Adam, il suo fratello gemello.

La Roma Volley in Challenge Cup
La squadra femminile Roma Volley è attualmente quarta (su nove squadre) nel Gruppo A della Serie A2 di pallavolo femminile, la seconda serie del campionato italiano di pallavolo. Esiste dal 2013, quando nacque dall’unione di tre squadre romane, e nella sua breve storia si è affacciata giusto un paio di volte in Serie A1, per poi retrocedere in A2. Ma – in quella che è un’ennesima conferma di quanto forte sia la pallavolo italiana – pur retrocedendo in seconda serie nel 2025 la Roma Volley ha vinto la Challenge Cup, il terzo torneo europeo per importanza, battendo in finale Chieri, squadra italiana di A1.

La vittoria è arrivata a marzo, una settimana dopo la retrocessione (con sole 6 vittorie su 26 partite in A1). In Challenge Cup, invece, la Roma Volley è stata tutta un’altra squadra e nelle due finali (di andata e di ritorno) ha vinto 3-1 in casa e 3-2 in trasferta contro Chieri, squadra decisamente più quotata per la vittoria, dato che nella precedente stagione è arrivata quinta nel campionato di Serie A. La Roma Volley si era qualificata alla Challenge Cup vincendo nel 2024 la WEVZA Cup, un piccolo e breve torneo a sei squadre di cui era stata l’organizzatrice.

Le giocatrici della Roma Volley a marzo dopo la finale di andata di Challenge Cup (Jonathan Moscrop/Getty Images)

Geordie Beamish ai Mondiali di atletica
La semifinale dei 3000 siepi ai Mondiali di atletica di Tokyo non si era messa bene per il neozelandese Geordie Beamish. Nella gara di qualificazione – lunga 3000 metri e con in mezzo ostacoli e pozze d’acqua – era caduto durante l’ultimo giro, a poche centinaia di metri dall’arrivo, prendendosi anche un calcio in faccia. Era riuscito però a rialzarsi con notevole agilità, per poi riavvicinarsi al gruppo di testa e qualificarsi per la finale. Una finale in cui era comunque tutto tranne che favorito. A 28 anni Beamish non era uno sconosciuto e aveva ottenuto buoni risultati, ma non tali da considerarlo uno dei favoriti per la vittoria. Gli articoli di presentazione della finale a volte lo trattavano come semplice “outsider”, altri nemmeno lo menzionavano.

E invece, questa volta senza cadere, ha fatto una gara sorprendente, battendo il grande favorito Soufiane El Bakkali, che nei 3000 siepi aveva vinto le ultime due edizioni delle Olimpiadi e dei Mondiali. Beamish ha vinto una finale tattica, quindi lenta per la prima parte, grazie a una notevole rimonta finale: prima dell’ultimo giro era undicesimo. Solo quest’anno, ci sono 30 siepisti che hanno corso i 3000 siepi più velocemente di lui, che però è campione mondiale.