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  • Martedì 4 novembre 2025

Le prime elezioni importanti da quando Trump è tornato in carica

Oltre al sindaco di New York si vota per i governatori di due stati e molti sindaci, tra le altre cose: è un test sia per il presidente sia per i Democratici

Alcune persone votano in un seggio del Queens a New York, il 28 ottobre
Alcune persone votano in un seggio del Queens a New York, il 28 ottobre (AP Photo/Frank Franklin II)
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Martedì negli Stati Uniti ci sono le prime importanti elezioni da quando, lo scorso gennaio, è iniziato il secondo mandato presidenziale di Donald Trump. Sono considerate un primo “test” sul suo operato e sulle capacità del Partito Democratico di riprendersi dal momento di crisi e divisioni interne che sta attraversando, e per questo Trump si è impicciato e ha cercato di influenzare varie votazioni. Quelle da tenere d’occhio sono almeno quattro.

L’elezione di cui si è parlato di più, anche fuori dagli Stati Uniti, è quella per il sindaco di New York. Il favorito è Zohran Mamdani, socialista di 34 anni candidato con il Partito Democratico. Mamdani ha fatto una campagna elettorale molto efficace, sfruttando bene soprattutto la comunicazione sui social media. È nato in Uganda e, se eletto, sarebbe il primo sindaco musulmano di New York.

Trump si è inserito nella competizione elettorale appoggiando il candidato indipendente Andrew Cuomo, ex governatore dello stato dal 2011 al 2021, nonché uno dei più noti (e discussi) politici del Partito Democratico. Cuomo però aveva perso le primarie del partito contro Mamdani, e si è candidato come indipendente.

È molto inusuale che Trump (che è Repubblicano) appoggi un candidato storicamente associato al Partito Democratico, anche perché i Repubblicani hanno un loro candidato, Curtis Sliwa, che però non ha reali possibilità di vittoria. Mamdani è ritenuto dai suoi oppositori un politico radicale ed estremista (lo stesso Trump ha alimentato questa retorica, definendolo più volte «comunista»), mentre Cuomo è un moderato molto più vicino all’establishment del partito, e in generale un politico che Trump conosce bene. Il presidente ha anche minacciato ritorsioni in caso di vittoria di Mamdani, dicendo che ridurrebbe al minimo i fondi federali destinati alla città.

Il candidato sindaco dei Repubblicani, Curtis Sliwa, al seggio il 28 ottobre

Il candidato sindaco dei Repubblicani, Curtis Sliwa, al seggio il 28 ottobre (AP Photo/Frank Franklin II)

New York è una delle città più progressiste degli Stati Uniti e in cui Trump ha meno consensi, nonostante sia la città in cui è nato e in cui ha avviato la sua carriera di imprenditore nel settore immobiliare: alle presidenziali del 2024 fu battuto da Kamala Harris, la candidata dei Democratici, con un distacco di 36 punti percentuali. Per questo il parametro da guardare nell’elezione di martedì è il margine dell’eventuale vittoria di Mamdani: se superasse il 50 per cento sarebbe ritenuto un ottimo risultato per i Democratici (non c’è il ballottaggio: chi prende più voti al primo turno viene eletto).

Si vota anche per eleggere i governatori di due stati, Virginia e New Jersey. Non succede dai tempi di Richard Nixon, cioè dagli anni Settanta, che la Virginia elegga un candidato dello stesso partito del presidente: storicamente tende invece a preferirgli quello dell’altro. Con Trump i Repubblicani non ci hanno mai vinto, neppure alle presidenziali, mentre ci sono riusciti nel 2021, durante il mandato di Joe Biden.

La candidata governatrice dei Democratici, Abigail Spanberger, durante un comizio con Barack Obama, a Norfolk in Virginia

La candidata governatrice dei Democratici, Abigail Spanberger, durante un comizio con Barack Obama, a Norfolk in Virginia (AP Photo/Steve Helber)

L’amministrazione uscente è dunque dei Repubblicani (il governatore Glenn Youngkin non si è potuto ricandidare perché la Costituzione della Virginia vieta i mandati consecutivi) ma la loro candidata Winsome Earle-Sears è in svantaggio in tutti i sondaggi su quella dei Democratici, Abigail Spanberger, che è un’esponente dell’ala moderata del partito. Trump peraltro ha esitato a sostenere Earle-Sears, che nel 2022 l’aveva definito «un ostacolo» sostenendo che non dovesse ricandidarsi alla Casa Bianca, e non l’ha citata nei comizisui social.

In New Jersey invece governano già i Democratici che alle scorse elezioni, nel 2021, vinsero a stento contro i Repubblicani nonostante avessero un candidato forte, il governatore uscente Phil Murphy. Questa seconda elezione statale ha un esito meno scontato e se la giocano Mikie Sherrill, dei Democratici, che comunque è considerata la favorita, e Jack Ciattarelli dei Repubblicani. Come in Virginia, la campagna elettorale locale si è caricata di temi nazionali.

Oggi si tiene anche una votazione speciale sulla modifica dei collegi elettorali in California, di fatto una specie di referendum. La proposta di modifica era stata approvata dal governatore Gavin Newsom (Democratico) come esplicita risposta alla contestata legge con cui a fine agosto il Texas aveva ridisegnato i propri collegi con l’obiettivo di far ottenere ai Repubblicani, che lo governano, cinque seggi in più alle elezioni federali, quelle per la Camera dei rappresentanti di Washington.

Il governatore della California Gavin Newsom, che è considerato un possible candidato alle presidenziali del 2028 per i Democratici, mostra il documento con cui ha convocato il voto speciale, lo scorso 21 agosto

Il governatore della California Gavin Newsom, che è considerato un possible candidato alle presidenziali del 2028 per i Democratici, mostra il documento con cui ha convocato il voto speciale, lo scorso 21 agosto (AP Photo/Godofredo A. Vásquez)

I cambiamenti in California, se approvati, dovrebbero consentire ai Democratici di ottenere lo stesso numero di seggi in più. Modificare i confini dei collegi elettorali è un processo comune negli Stati Uniti, noto come redistricting, ma può venire usato anche in modo strumentale per influenzare il risultato di un’elezione, come in questi casi. Le modifiche sono rilevanti in vista delle elezioni di metà mandato, a novembre del 2026, quando i Repubblicani proveranno a conservare la maggioranza che hanno in entrambi i rami del Congresso.

Martedì si eleggono anche i sindaci di varie città importanti come Atlanta, Boston, Minneapolis e Seattle, tutte al momento amministrate dai Democratici e dove, salvo sorprese, gli attuali sindaci dovrebbero venire rieletti. Nelle ultime due i candidati ufficiali del partito se la devono vedere con altri, più a sinistra. In questi mesi Trump ha più volte minacciato di mandare la Guardia Nazionale nelle città governate dai Democratici, usando come pretesto presunti problemi di sicurezza ma con il reale intento di ampliare i propri poteri.

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