La campagna elettorale di Zohran Mamdani in 10 video
Con lui che si butta in mare e parla in molte lingue: il favorito alle elezioni per il sindaco di New York ha usato i social in modo eccezionalmente efficace

Nella campagna elettorale per eleggere il sindaco di New York – si vota martedì 4 novembre – il principale punto di forza del candidato favorito, il socialista democratico Zohran Mamdani, è stata la sua magistrale capacità di comunicare, anzitutto sui social media.
Mamdani ha 34 anni, è un musulmano nato in Uganda ed è il candidato del Partito Democratico. Puntare sui social gli è servito innanzitutto per vincere le primarie del partito contro avversari più noti, con più fondi e più esperienza di lui, e poi a farsi conoscere e apprezzare dall’elettorato più ampio. I sondaggi gli attribuiscono un vantaggio di 13 punti sul secondo candidato più promettente, l’ex governatore dello stato Andrew Cuomo, che fa anche lui parte dei Democratici ma si è candidato da indipendente dopo aver perso le primarie proprio contro Mamdani.
Alcuni dei momenti più riconoscibili della campagna di Mamdani coincidono inevitabilmente con i video che sono girati moltissimo sui social media. Sono efficaci per più fattori, a partire dalla personalità di Mamdani, carismatico e brillante, e da quello che fa per attirare l’attenzione (qui sotto facciamo una carrellata). Non sono mai contenuti fini a se stessi: con varie trovate creative o simpatiche fanno passare sia le proposte politiche a cui Mamdani tiene di più sia le critiche agli avversari, e spesso contengono anche un richiamo o un riferimento diretto agli elettori. In altre parole, sono video che oltre a funzionare sui social, rispettando il linguaggio e i tempi concitati, funzionano anche politicamente.
Questo stile comunicativo è stato evidente fin dal primissimo video da candidato sindaco di Mamdani, pubblicato poco più di un anno fa. Racchiudeva già tutti gli ingredienti dei successivi: il montaggio serrato, l’ambientazione all’aperto con Mamdani che cammina per strada e parla guardando nella videocamera, e l’insistenza sul tema centrale di tutta la sua campagna, cioè il costo della vita diventato insostenibile per molti abitanti.
Nel video Mamdani indossa una kurta, un’ampia camicia molto diffusa in Pakistan e in India. Lui è nato in Uganda da genitori indiani e, se eletto, sarà il primo sindaco musulmano di New York. Da lì in poi però si è mostrato indossando soprattutto completi con camicia e cravatta, anche per dare un’immagine istituzionale e tranquillizzante mentre gli avversari lo tacciano di essere un sovversivo e un radicale.
Il tema del costo della vita è centrale in un altro dei suoi video diventati noti, anche fuori dagli Stati Uniti. È quello in cui Mamdani intervista i gestori delle bancarelle che vendono cibo per strada e parla di «inflazione di halal» (lui dice «halalflation») cioè del cibo ammissibile per i musulmani. Nel video Mamdani sottolinea come l’aumento del prezzo sia dovuto al costo delle licenze, onerose perché subaffittate a prezzi gonfiati da chi già le possiede in una situazione in cui è pressoché impossibile ottenerne di nuove dal comune.
Mamdani conclude promettendo di riportare da 10 a 8 dollari (da 8,7 a 7 euro) il prezzo dello street food halal, ma in generale il video è coerente con la sua narrazione di una città in cui è diventato impossibile vivere.
Altri video sono stati pensati per dare risalto alle proposte: tra le altre cose Mamdani promette di bloccare per quattro anni il prezzo degli affitti calmierati e di rendere gratuiti per gli abitanti gli autobus, gli asili nido e le scuole per l’infanzia. Sul primo punto, in un video girato in inverno Mamdani presentava la proposta di congelare gli affitti tuffandosi in mare a Coney Island.
Sul secondo, recentemente Mamdani è andato con un bus di linea a uno degli ultimi dibattiti televisivi con Cuomo, arrivando in ritardo di 25 minuti. Anche questo serviva a convogliare il suo messaggio: promettere di migliorare i trasporti pubblici.
Una specie di sottogenere dei video di Mamdani sono quelli in lingua non inglese, con cui si rivolge alle varie comunità etniche di New York (comunque ci sono i sottotitoli). Ne ha fatti due in spagnolo: il secondo, qui sotto, contiene alcuni bloopers del primo, cioè le incertezze e le volte in cui si incarta con la lingua parlata da circa un quarto degli abitanti di New York.
Anche questo scherzare sui propri errori è un tratto abituale dei video, filmati dentro e fuori da ristoranti tipici di una comunità, o nei loro quartieri.
Mamdani ha fatto video anche nelle lingue meno diffuse a New York, come il bengalese, o urdu e hindi (parlate in India e altri paesi asiatici) in cui tra le altre cose ha spiegato il complesso sistema di voto delle primarie spostando bicchieri di lassi, una bevanda tradizionale a base di yogurt.
Anche qui, i video non servivano a esibire dimestichezza con le lingue – anche se la cosa ha contribuito ad alimentare la coolness percepita – ma sono informativi. In questo caso, avevano l’obiettivo di portare più persone a votare per lui in un’elezione primaria dall’esito incerto.
La narrazione che accomuna questa categoria di video è che New York stia respingendo la popolazione che discende dai migranti che storicamente l’ha resa grande, e che Mamdani sia più titolato degli altri candidati a impedirlo per via della sua storia familiare. Nel video in spagnolo, per esempio, dice che è capitato anche a lui che gli venisse storpiato il cognome, come a molte persone straniere.
La storia familiare di Mamdani, e soprattutto il suo essere musulmano, sono stati al centro di uno dei video più spiccatamente politici, che è stato anche molto tradizionale nel formato: è quello qui sopra, che dura quasi sette minuti. Mamdani ha accusato i suoi avversari di islamofobia, in un discorso molto sentito che i suoi sostenitori hanno paragonato a uno dei più noti di Barack Obama nel 2008.
Mamdani ha detto che «una persona può incitare alla violenza contro le nostre moschee e sa che non verrà condannato» e che «funzionari eletti in questa città possono vendere magliette che invocano la mia espulsione senza nessun timore di doverne rispondere», definendo l’islamofobia come una forma di bigottismo.
Una delle ragioni per cui Mamdani è andato così forte sui social è che capisce come funzionano, e può prestarsi in modo efficace ai siparietti o partecipare ai format. In questo ha un vantaggio anche anagrafico sui suoi sfidanti: Cuomo ha 67 anni mentre il candidato dei Repubblicani, Curtis Sliwa, ne ha 71 (Sliwa non ha vere possibilità di vincere).
Per esempio Mamdani è stato intervistato da SubwayTakes, un profilo statunitense attivo su varie piattaforme in cui il content creator Kareem Rahma intervista passeggeri della metropolitana di New York usando un microfonino pinzato su una tessera del trasporto pubblico. In uno scambio diventato virale Rahma gli ha suggerito di fare qualcosa per abbassare il prezzo dei matcha latte se vuole essere sicuro di vincere, Mamdani gli ha risposto che fa solo le promesse che è sicuro di poter mantenere.
Un altro elemento ricorrente dei video di Mamdani sono le interviste ai passanti. In alcuni, come quello qui sotto in cui Mamdani chiede a varie persone perché abbiano votato Donald Trump alle scorse elezioni presidenziali, passa più tempo ad ascoltare le loro risposte che a parlare lui. Solo alla fine si presenta e chiede agli intervistati se sosterrebbero un candidato con proposte come le sue (spoiler: sì).
Infine molti video della campagna di Mamdani hanno una call to action, cioè un invito al pubblico a fare qualcosa, che sia votare alle elezioni oppure unirsi a una caccia al tesoro diventata un evento della campagna.
Il video con cui la caccia al tesoro era stata convocata è a suo modo emblematico. Comincia con Mamdani che mangia patatine da un sacchetto di una marca precisa: è un riferimento all’episodio in cui una busta simile era stata usata da uno stretto collaboratore di Eric Adams, il sindaco uscente dei Democratici coinvolto in vari scandali e che appoggia Cuomo, per passare una mazzetta di banconote a una giornalista.
Nei primi 10 secondi di quel video Mamdani ha già raccontato come corrotto il pezzo del partito che lo osteggia e poi scherza dicendo che anche lui ha «cose da nascondere», così tante da organizzare quella caccia, appunto, suggerendo quindi di essere diverso. L’efficacia di Mamdani è stata presa a modello da diversi altri giovani esponenti dei Democratici, in un momento in cui sono in crisi e piuttosto divisi: tra loro, per esempio, c’è Chi Ossé, un attivista 27enne che fa parte del parlamento della città di New York.
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