• Mondo
  • Venerdì 17 ottobre 2025

La CIA in America Latina ha una certa esperienza

Trump ha autorizzato operazioni segrete in Venezuela: non è la prima volta, diciamo

Il leader cubano Fidel Castro e il presidente cileno Salvador Allende nel 1971 (AP Photo)
Il leader cubano Fidel Castro e il presidente cileno Salvador Allende nel 1971 (AP Photo)
Caricamento player

Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato di aver autorizzato la CIA a compiere operazioni segrete in Venezuela. Gli obiettivi ufficiali sono limitare il flusso di migranti e il traffico di droga, ma Trump vuole anche mettere ulteriore pressione sul governo del presidente Nicolás Maduro, che guida il Venezuela in maniera autoritaria dal 2013.

La CIA è la principale agenzia di intelligence statunitense per l’estero e ha una lunga storia di operazioni segrete e interferenze nei paesi dell’America Latina, che nel corso del tempo sono state assai criticate.

Iniziarono dopo la Seconda guerra mondiale e diventarono una costante durante la Guerra fredda, la contrapposizione durata più di quarant’anni fra Stati Uniti e Unione Sovietica. La CIA si mosse quasi sempre in ottica anticomunista, per sovvertire (o evitare che si insediassero) governi di sinistra, considerati possibili alleati dell’Unione Sovietica. Spesso si trattava di governi eletti democraticamente e molte volte l’intervento della CIA favorì e sostenne l’insediamento di dittature violente.

Un cartellone con scritto “CIA assassini” a L’Avana nel 1977, da un documentario dell’ABC (Fred Ward /Walt Disney Television via Getty Images)

Per molto tempo gli Stati Uniti realizzarono quella che nell’Ottocento venne definita la “Dottrina Monroe”, dal nome del presidente statunitense James Monroe, che nel 1823 disse che soltanto gli Stati Uniti, e non i paesi europei, potevano intervenire nel continente americano: quella era di fatto la loro “sfera di influenza”. Nel corso dei decenni, quando gli archivi della CIA e del governo statunitense vennero desecretati, arrivarono conferme di molte di queste operazioni. Quelle che seguono sono alcune delle maggiori.

In difesa delle industrie bananiere in Guatemala
Le prime operazioni di influenza furono compiute in Costa Rica, Venezuela e Colombia, ma fu in Guatemala che la CIA sostenne il primo colpo di stato.

Nel 1950 fu eletto presidente Jacobo Árbenz, ex militare sostenuto dai partiti di sinistra, fra cui quello Comunista. Árbenz voleva attuare una riforma agraria che avrebbe intaccato i grossi interessi della United Fruit Company (oggi Chiquita), potente multinazionale statunitense che commerciava principalmente in banane e che possedeva oltre 2.000 chilometri quadrati di terreni nel paese.

La CIA contrastò Árbenz con gli strumenti che poi avrebbe utilizzato anche altrove: corruzione di membri dell’esercito, investimenti in campagne antigovernative su radio e giornali, organizzazione di forze militari locali sfruttando mezzi statunitensi e reclutando oppositori esiliati. Vennero pianificati anche possibili omicidi politici, compreso quello di Árbenz, che nel 1954 fu invece destituito dai militari guidati da Carlos Castillo Armas. Seguirono oltre trent’anni di guerra civile (dal 1960 al 1996).

Un murale a Guatemala City che nel 2004 ricordava il colpo di stato del 1954 sostenuto dalla CIA (AP photo/Rodrigo Abd)

L’invasione della Baia dei Porci, a Cuba
La CIA provò diverse volte a rovesciare il regime comunista di Fidel Castro a Cuba. Castro prese il potere nel 1959 e da quel momento la CIA studiò diversi piani per assassinarlo. Per esempio, visto che a Castro piaceva fumare, uno dei piani prevedeva il ricorso a sigari avvelenati.

Nel 1961 la CIA organizzò lo sbarco di una milizia di circa 1.500 dissidenti cubani nella “Baia dei Porci”, duecento chilometri a sudest dall’Avana. L’operazione venne organizzata malissimo e fu un fallimento totale: l’esercito di Castro vinse dopo pochi giorni, e per il governo statunitense fu un grosso danno d’immagine.

Nel 1961 il Miami Herald scoprì per puro caso il piano della CIA prima che venisse messo in pratica, dopo che un ragazzino fu ferito in uno scontro con alcuni cubani addestrati per l’operazione. La CIA intervenne per bloccare la pubblicazione della notizia e mantenerla segreta

Contro un anticomunista in Repubblica Dominicana
L’assassinio del dittatore Rafael Trujillo, che governò la Repubblica Dominicana per 31 anni dopo un colpo di stato, fu uno dei pochi interventi contro un regime anticomunista.

Trujillo fu inizialmente sostenuto dagli Stati Uniti, ma le sue paranoie e gli eccessi, compreso un tentato omicidio del presidente del Venezuela Rómulo Betancourt, cambiarono la linea della CIA. L’agenzia fornì almeno le armi agli oppositori che lo uccisero nel 1961, ma il suo coinvolgimento fu probabilmente maggiore. Fra il 1963 e il 1965 la CIA intervenne invece per far cadere il governo di sinistra di Juan Bosch, che poi fu deposto da un intervento dell’esercito statunitense (parteciparono 42mila soldati).

Una riunione di presidenti del continente americano nel 1956: da sinistra Hector Trujillo (Repubblica Dominicana), Fulgencio Batista (Cuba), Dwight Eisenhower (Stati Uniti); Carlos Castillo Armas (Guatemala), José Lemus (El Salvador) (AP Photo/Byron Rollins)

In Brasile era pronta la portaerei
In Brasile João Goulart fu eletto nel 1961 promettendo tassazioni alle multinazionali e nazionalizzazioni di imprese. La CIA non si limitò alla consueta opera di propaganda e finanziamento degli avversari politici. Gli archivi resi pubblici hanno confermato che per anni intrattenne rapporti continui con la componente dell’esercito brasiliano che nel 1964 fece il colpo di stato contro Goulart. La CIA organizzò anche l’operazione “Brother Sam” per dare armi, rifornimenti e sostegno ai cospiratori guidati dal generale Humberto Castelo Branco.

Una portaerei, navi da guerra e petroliere statunitensi erano presenti al largo del Brasile nei giorni del golpe. Alla fine non intervennero perché i militari brasiliani golpisti riuscirono rapidamente a rovesciare il governo di Goulart, e poi instaurarono una dittatura che durò 21 anni.

Una donna con le foto di due vittime della dittatura, nel 60° anniversario del colpo di stato in Brasile (AP Photo/Silvia Izquierdo)

L’assassinio di Ernesto “Che” Guevara
Nel 1967 la CIA aiutò un gruppo di militari boliviani ad arrestare e uccidere il rivoluzionario argentino Ernesto “Che” Guevara. Guevara era stato un alleato di Castro, ma in quel momento stava cercando di creare una forza guerrigliera in Bolivia. La CIA aveva infiltrato un proprio agente tra i militari boliviani e avrebbe voluto tenerlo in vita per poterlo interrogare. I leader boliviani però lo fecero uccidere, per evitare che un processo lo rendesse ancora più popolare.

Cubani con foto di Ernesto Guevara durante una manifestazione per il 50° anniversario del suo assassinio, a Santa Clara, nel 2017 (Getty/Mambo photo/Sven Creutzmann)

In Cile dall’11 settembre all’operazione Condor
Il coinvolgimento degli Stati Uniti e della CIA nel favorire il colpo di stato in Cile dell’11 settembre 1973 è noto e molto raccontato.

Dopo la vittoria elettorale del politico socialista Salvador Allende, gli Stati Uniti spesero milioni di dollari per contrastarne l’azione. Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato durante la presidenza di Richard Nixon, disse: «Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli».

Gli Stati Uniti appoggiarono il colpo di stato del generale Augusto Pinochet e poi mantennero relazioni strette con il suo feroce regime, fra le altre cose supervisionando, finanziando e coordinando con il Cile “l’operazione Condor”, un patto tra le polizie segrete delle dittature militari di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay per eliminare ogni forma di opposizione tramite violenza, sparizioni, torture e omicidi mirati.

Un murale in onore di Salvador Allende nel 2023 (AP Photo/Esteban Felix)

Il sostegno alla guerriglia dei Contra, in Nicaragua
Nel 1986 il presidente Repubblicano Ronald Reagan assegnò alla CIA la responsabilità di organizzare le attività militari dei Contra, un gruppo di ribelli controrivoluzionari che combattevano contro il governo del Nicaragua. In quel momento il governo nicaraguense era controllato dai sandinisti, un gruppo politico rivoluzionario di sinistra.

L’operazione fu al centro di diversi scandali: tra le altre cose, alcuni giornali accusarono i Contra di finanziarsi vendendo crack in California. La stessa amministrazione Reagan aveva iniziato a sostenerli usando soldi ottenuti dalla vendita segreta di armi all’Iran, che già allora era sotto sanzioni.

Un contadino nicaraguense parla con un soldato sandinista durante un’operazione contro i guerriglieri Contra, nel 1987 (AP/Mario Tapia)

In tutto il continente
Gli interventi degli Stati Uniti nel continente americano furono molti di più, soprattutto a livello di addestramento di gruppi militari e coordinamento di reti anticomuniste.

Dal 1946 la School of the Americas, oggi Western Hemisphere Institute for Security Cooperation, ha contribuito a formare militari e forze di polizia che poi si resero colpevoli di repressioni brutali e violazioni dei diritti umani, per esempio in Honduras, El Salvador e Panama (la scuola di cui si parla era un centro di formazione militare a cui paesi centro e sudamericani potevano mandare i propri soldati o ufficiali: ha avuto sede a Panama fino al 1985, mentre oggi ce l’ha in Georgia).

In Ecuador la CIA operò contro il governo di José María Velasco Ibarra del 1960-61, in Perù contribuì alla guerra interna contro i ribelli di sinistra di Sendero Luminoso. In Colombia anche più recentemente (anni Novanta e Duemila) avviò programmi di aiuti militari e di intelligence contro i guerriglieri delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), collaborando con gruppi paramilitari di destra.