Nicușor Dan, l’europeista

Ha vinto le presidenziali in Romania da indipendente, ripetendo l’approccio pragmatico con cui era diventato sindaco di Bucarest

Nicușor Dan festeggia la vittoria, nelle prime ore del 19 maggio a Bucarest
Nicușor Dan festeggia la vittoria, nelle prime ore del 19 maggio a Bucarest (AP Photo/Andreea Alexandru)
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Un anno fa chiesero a Nicușor Dan se pensava di candidarsi alle presidenziali della Romania, lui rispose che non ci pensava proprio. Ieri invece le ha vinte al ballottaggio contro il sovranista George Simion grazie a un’affluenza eccezionale, la più alta dal 1996. Nell’ultimo anno – cioè da quella risposta a oggi – nella politica romena è successo di tutto, e Dan sarà il prossimo presidente.

Il primo turno delle presidenziali dello scorso novembre era stato annullato dalla Corte costituzionale perché l’intelligence aveva riscontrato interferenze russe a favore del candidato ultranazionalista che a sorpresa era arrivato primo, Călin Georgescu, poi escluso dalla ripetizione del voto. Un’elezione parlamentare e una crisi di governo dopo, Dan s’è trovato a essere il candidato dello schieramento europeista contro l’estrema destra di Simion e di Georgescu.

Dan si era candidato da indipendente. Non si considera né progressista né conservatore, ma «un tecnocrate». Come Simion era esterno ai partiti istituzionali che con coalizioni variabili governano da molti anni, e che per questo sono screditati secondo molti romeni. Politicamente, però, è distantissimo da lui: è un europeista convinto. Dan ha vinto presentandosi come il garante della collocazione nell’Unione Europea e nella NATO della Romania, e delle istituzioni rispetto alle pulsioni autoritarie dell’estrema destra che aveva chiamato «colpo di stato» l’esclusione di Georgescu (Simion ha infine riconosciuto la sconfitta).

Il discorso della vittoria di Nicușor Dan, il 18 maggio a Bucarest

Il discorso della vittoria di Nicușor Dan, il 18 maggio a Bucarest (EPA/ROBERT GHEMENT)

Dan era noto soprattutto perché dal 2020 è sindaco di Bucarest, dove lo scorso autunno è stato rieletto. Al ballottaggio ha vinto in tutti i collegi della capitale, col 59,3 per cento in quello dove è andato peggio. È a Bucarest che si è costruito una riconoscibilità politica, anche se ci ha messo un po’. Ci era tornato nel 1998 dopo sei anni di studi: all’École Normale Supérieure e poi alla Sorbona di Parigi, dove ha fatto un dottorato in Matematica (alle superiori aveva vinto due volte le Olimpiadi della Matematica con la nazionale romena).

Al suo ritorno in Romania, Dan si era impegnato inizialmente come attivista. A fine anni Novanta l’allora presidente Emil Constantinescu gli offrì di diventare sottosegretario per la Diaspora, cioè i romeni all’estero, ma Dan rifiutò, preferendo non entrare in politica.

Per anni Dan fece campagne contro la corruzione, locale e nazionale, e per salvare alcuni palazzi storici. Si era candidato sindaco, sempre da indipendente, per due volte prima di farcela. Nel 2012 arrivò terzo (con l’8,5 per cento) e nel 2016 ci andò vicino, prendendo più del 30 per cento. Nel frattempo Dan aveva capito che gli serviva un’organizzazione politica più solida.

Fondò un’associazione, e poi un movimento, chiamato “Unione Salva Bucarest”. Nel 2015 fu il modello per un partito che esiste ancora, l’Unione Salva Romania (USR). Dan ne uscì nel 2017 per polemiche interne: era contrario all’equiparazione tra le unioni civili e il matrimonio, riteneva sbagliato che il partito puntasse così tanto sul tema dei diritti civili, secondo lui divisivo. L’USR fu infatti praticamente l’unico partito a opporsi al referendum del 2018 per vietare i matrimoni gay, che non raggiunse il quorum.

Il candidato dell'estrema destra George Simion, di spalle, arringa i sostenitori dopo la diffusione degli exit poll

Il candidato dell’estrema destra George Simion, di spalle, arringa i sostenitori dopo la diffusione degli exit poll (EPA/ROBERT GHEMENT)

Negli anni Dan ha cambiato idea e oggi sostiene, piuttosto vagamente, che la politica debba ascoltare la società. Ha ammesso d’aver votato al referendum, ma non ha voluto dire come. In campagna elettorale gli è stato chiesto come mai non si sia sposato con la compagna (hanno due figli), visto che si professa sostenitore della famiglia tradizionale, e lui ha risposto un po’ evasivo che «nel nostro caso non è successo».

I consensi di Dan, sia agli albori dell’USR sia nelle campagne da sindaco, sono dovuti all’approccio pragmatico e poco ideologico, e all’efficacia con cui ha criticato la “partitocrazia” – cioè la spartizione delle cariche tra i partiti che si sono alternati al potere, Socialdemocratici (PSD) e Liberali (PNL). Ha mantenuto intatte queste credenziali anche perché ha lasciato l’USR prima che, tra il 2019 e il 2021, il partito governasse brevemente insieme ai Liberali (inizialmente con un appoggio esterno).

I Liberali comunque l’hanno sostenuto nella sua terza candidatura a sindaco, quella vittoriosa. Insieme all’USR sono stati gli unici tra i partiti maggiori a farlo esplicitamente anche al ballottaggio, mentre i Socialdemocratici e Crin Antonescu (il candidato della coalizione di governo che era uscito al primo turno) non avevano preso posizione. Ora Dan dovrà interfacciarsi con loro per nominare un nuovo governo: dopo il ritiro dei Socialdemocratici ce n’è uno ad interim.

Tra l’altro, diventando presidente, Dan dovrà dimettersi da sindaco di Bucarest dopo neppure un anno dall’inizio del secondo mandato. Andranno convocate elezioni anticipate: fino ad allora l’incarico di sindaco passerà a uno dei suoi due vice, Adrian Vigheciu (PSD) o Stelian Bujduveanu (PNL).

In una campagna elettorale per certi versi atipica, senza grandi comizi, Dan si è quasi sempre trovato da solo nei duelli televisivi disertati da Simion. Considerandosi strafavorito, infatti, Simion aveva addirittura fatto una specie di tour in altri paesi europei, per incontrare i suoi alleati politici e provare a scrollarsi la reputazione di politico filorusso che lo accompagnava. Così negli studi televisivi il suo podio è rimasto vuoto: una cosa su cui sono stati fatti parecchi meme, anche durante lo scrutinio dei voti di domenica sera.

Nicușor Dan e George Simion durante uno dei rari confronti televisivi a cui si sono presentanti entrambi, l'8 maggio

Nicușor Dan e George Simion durante uno dei rari confronti televisivi a cui si sono presentati entrambi, l’8 maggio (EPA/ROBERT GHEMENT)

La campagna elettorale è stata monopolizzata da un candidato polarizzante come Simion, ma ci sono stati comunque alcuni casi che hanno riguardato Dan. I rivali lo hanno accusato di non aver concesso, da sindaco, un permesso di costruire un nuovo ospedale privato nonostante i suoi promotori avessero vinto una causa contro la sua amministrazione, che ne contestava la regolarità. A fine aprile Dan ha ceduto, firmando l’autorizzazione, ma senza dirlo pubblicamente (è venuto fuori durante un dibattito in tv).

Inoltre alcune inchieste giornalistiche hanno fatto emergere i legami tra Dan e Matei Păun, un imprenditore che era stato una figura centrale delle sue campagne da sindaco, nonché suo stretto alleato politico e finanziatore. La ragione è che in passato Păun aveva espresso ammirazione per il presidente russo Vladimir Putin e aveva fatto affari in Russia e Bielorussia. Dan aveva risposto che le posizioni filorusse risalivano a prima dell’annessione della Crimea, del 2014, e aveva ridimensionato l’influenza di Păun, anche se aveva ammesso di chiamarlo di tanto in tanto per chiedergli consigli.

– Leggi anche: Un ballottaggio tra candidati anti-sistema, in modo diverso