La Corea del Nord ha cambiato la sua diplomazia
Da sempre cerca di approfittare delle crisi per ridurre il suo isolamento: negli ultimi due anni ha rotto con la Corea del Sud e si è alleata con la Russia

Negli ultimi due anni la diplomazia della Corea del Nord è cambiata radicalmente: il dittatore Kim Jong Un ha interrotto i rapporti con la Corea del Sud, che ha definito uno «stato ostile», e ha stabilito un’alleanza con la Russia, mandando anche migliaia di soldati a combattere contro l’esercito ucraino nella regione russa di Kursk.
La Corea del Nord è uno stato storicamente isolato, ma ha sempre cercato di approfittare delle crisi e dei momenti di incertezza per avvantaggiarsi. Per farlo ha sviluppato una diplomazia piuttosto avanzata ed efficiente, che come ha raccontato di recente Le Monde è capace di muoversi abilmente all’estero e di percepire i cambiamenti della politica internazionale. L’esistenza di questa diplomazia contrasta con l’immagine macchiettistica che molti in Occidente hanno della Corea del Nord: quella di un paese sì pericoloso, perché ha la bomba atomica, ma guidato da una dinastia impreparata e ossessionato da curiose ritualità.
In effetti, molte delle immagini che ci arrivano dalla Corea del Nord – dalle cavalcate nella neve di Kim Jong Un alla presenza fissa di ufficiali con taccuino attorno al dittatore – sembrano suggerire che si tratti di un paese arretrato e peculiare. È inoltre un regime autoritario durissimo colpito da una crisi economica feroce, dove la stragrande maggioranza della popolazione vive in condizione di povertà.
Nonostante questo ampie parti dell’apparato del regime sono sofisticate ed efficienti, tra cui appunto la diplomazia. La strategia nordcoreana viene spesso definita «diplomazia della sopravvivenza», perché cerca di usare ogni espediente possibile per rompere o perlomeno limitare l’isolamento internazionale imposto dall’Occidente.

Kim Jong Un con sua figlia e funzionari con taccuini, 28 aprile 2025 (Korean Central News Agency/Korea News Service via AP)
All’inizio degli anni Duemila, l’amministrazione statunitense di George W. Bush definì la Corea del Nord “stato canaglia”, assieme ad altri come l’Iran, e rafforzò le sanzioni internazionali già esistenti per cercare di isolare completamente il paese. In quel periodo, mostrare buona volontà nei confronti della Corea del Sud era conveniente per il regime nordcoreano, che poteva dimostrare in questo modo di essere aperto al negoziato.
Oggi le cose non stanno più così: i rapporti con la Corea del Sud sono molto peggiorati, e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha offerto alla Corea del Nord una nuova opportunità. Mentre il regime del presidente russo Vladimir Putin veniva isolato a livello internazionale, quello di Kim ha cominciato a offrirgli sostegno diplomatico (i due paesi votano praticamente sempre allo stesso modo alle Nazioni Unite) e soprattutto militare, dall’anno scorso. In cambio la Corea del Nord ha trovato nella Russia un partner importante, che fornisce merci, idrocarburi e tecnologie missilistiche, tra le altre cose.
L’avvicinamento alla Russia ha consentito inoltre al regime di Kim di bilanciare la propria estrema dipendenza dalla Cina, che fino a quel momento era l’unico paese con cui la Corea del Nord aveva rapporti commerciali rilevanti.

Kim Jong Un e Vladimir Putin in auto, giugno 2024 (Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
Come detto queste operazioni diplomatiche avvengono anche grazie a un apparato efficiente, che nel corso dei decenni è spesso riuscito a usare espedienti ingegnosi per destabilizzare i propri avversari. Tra le altre cose, soprattutto tra gli anni Sessanta e Ottanta, quando il paese era in condizioni economiche più prospere, la Corea del Nord finanziò e sostenne decine di gruppi paramilitari e governi autoritari in Africa e Medio Oriente. Secondo la Corea del Sud, tra il 1966 e il 1983 8mila consiglieri nordcoreani furono mandati in circa 40 paesi del mondo.
I diplomatici nordcoreani fanno una vita generalmente più dura rispetto ai loro colleghi di altri paesi. Subiscono un indottrinamento ideologico serrato, e quando vengono inviati all’estero almeno uno dei loro figli deve rimanere in Corea del Nord, praticamente come ostaggio per evitare che scappino. Poiché la Corea del Nord è un paese estremamente povero che ha molto bisogno di valuta straniera per comprare merci all’estero, molto spesso i diplomatici vengono incoraggiati a utilizzare metodi illegali per accumulare denaro da inviare in patria. Nel corso dei decenni, ha raccontato Le Monde, i diplomatici nordcoreani hanno spesso messo in atto sistemi criminali, come riciclaggio di denaro, vendita illegale di alcolici o traffico di droga.