Israele ha ucciso 15 operatori sanitari e soccorritori palestinesi
Erano parte di un convoglio che stava operando nel sud della Striscia di Gaza: intanto l'esercito israeliano ha ordinato l'evacuazione dei civili da Rafah

Lunedì l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), l’organo dell’ONU che si occupa di emergenze umanitarie, ha raccontato che otto giorni fa 15 operatori sanitari e soccorritori palestinesi, tra cui un dipendente dell’ONU, sono stati uccisi dall’esercito israeliano e sepolti in una fossa comune nel sud della Striscia di Gaza, vicino a Rafah, in un attacco di cui non si sapeva quasi nulla fino a domenica.
L’attacco è stato confermato dalla Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC): una parte degli operatori sanitari attaccati è stata colpita mentre si trovava a bordo di ambulanze della Croce Rossa. L’IFRC ha detto che l’attacco alle sue ambulanze è stato il più grave che sia avvenuto nel mondo contro i suoi membri dal 2017. Intanto lunedì sera l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione dei civili da Rafah: è possibile che quest’ordine sia stato dato in previsione di un nuovo imminente attacco sulla città. Al momento non si sa quante persone abitino a Rafah, dato che molte avevano lasciato la città negli scorsi mesi a causa degli intensi bombardamenti israeliani.
È dall’inizio dell’invasione nella Striscia di Gaza che Israele prende sistematicamente di mira operatori sanitari e personale civile che opera all’interno della Striscia, violando moltissime norme del diritto internazionale. Secondo una recente stima dell’OCHA dall’ottobre del 2023 sono stati uccisi nella Striscia di Gaza circa 400 fra medici, infermieri, insegnanti e operatori umanitari, di cui almeno 76 dipendenti di organizzazioni non governative.
Secondo una ricostruzione dei fatti diffusa da Jonathan Whittall, capo dell’OCHA nella Striscia di Gaza, le persone uccise domenica scorsa si trovavano a bordo di cinque ambulanze e di un camion dei pompieri e si stavano dirigendo verso una zona bombardata dall’esercito israeliano. I mezzi sono stati colpiti dal fuoco israeliano sebbene fossero visibilmente segnalati come veicoli di soccorso, e lo stesso è successo con un’automobile dell’ONU arrivata poco dopo. Delle 15 persone uccise, 8 lavoravano per la Mezzaluna Rossa palestinese, il corrispettivo locale della Croce Rossa, 6 per la Protezione civile di Gaza, e una per l’agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi, l’UNRWA. L’OCHA ha potuto recuperare i corpi solo domenica; ha trovato i mezzi dei soccorritori distrutti e parzialmente sepolti.
L’esercito israeliano ha detto di aver sparato contro una serie di veicoli privi di fari o altri segnali di emergenza e che tra le persone uccise c’erano un membro importante di Hamas e «altri otto terroristi». Verificare una ricostruzione del genere è praticamente impossibile: l’esercito israeliano peraltro ha spesso nascosto o omesso elementi importanti quando aveva ricevuto accuse simili, in passato.
L’IFRC ha identificato otto delle persone uccise come gli autisti Mostafa Khufaga, Saleh Muamer e Ezzedine Shaath, e gli operatori di primo soccorso Mohammad Bahloul, Mohammed al-Heila, Ashraf Abu Labda, Raed al-Sharif e Rifatt Radwan.
Bashar Murad, direttore sanitario della Mezzaluna Rossa palestinese, ha detto al Guardian che i corpi delle persone uccise trovati sepolti mostravano segni di spari e che uno è stato trovato con le mani legate – il giornale britannico ha specificato di non aver potuto confermare in modo indipendente questa informazione. La portavoce dell’OCHA Olga Cherevko ha auspicato l’apertura di un’indagine per stabilire cosa sia successo esattamente.