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  • Giovedì 27 marzo 2025

Il caso attorno a un libro su un uomo che ha ucciso i propri figli, in Spagna

La casa editrice Anagrama ne ha sospeso l'uscita dopo che l'ex compagna dell'uomo, che non era stata coinvolta dall'autore Luisgé Martín, aveva cercato di bloccarla

Il volto di José Bretón che si intravede in mezzo a due poliziotti
José Bretón durante il processo contro di lui, il 19 giugno 2013 (EPA/Rafa Alcaide/ANSA)
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Il 26 marzo la casa editrice spagnola Anagrama avrebbe dovuto pubblicare El odio di Luisgé Martín, un libro basato su una serie di lettere e conversazioni scambiate tra l’autore e José Bretón, un uomo che nel 2011 uccise i suoi due figli di sei e due anni un mese dopo che la madre dei due bambini gli aveva detto di volersi separare da lui. Giovedì Anagrama ha detto di aver sospeso indefinitamente la pubblicazione, dopo che Ruth Ortiz, l’ex compagna di Bretón, si era rivolta alla procura di Cordova per impedire che il libro uscisse. Un tribunale di Barcellona aveva autorizzato l’uscita, ma la procura di Cordova ha annunciato che farà ricorso e Anagrama (che appartiene al gruppo editoriale italiano Feltrinelli) ha deciso autonomamente di non procedere con la pubblicazione.

Al centro della questione c’è il diritto alla riservatezza delle vittime di Bretón, cioè i due bambini uccisi e Ortiz, che non era stata avvisata da Martín del suo lavoro sul caso.

Bretón vive nel carcere di massima sicurezza di Herrera de la Mancha, dove sta scontando una pena di 25 anni di reclusione. Gli omicidi dei suoi due figli sono considerati un esempio di “violenza vicaria”, una forma di violenza il cui obiettivo è causare la massima sofferenza psicologica possibile a una persona con cui si ha o si aveva una relazione affettiva. La pena a cui è stato condannato Bretón – inizialmente 40 anni di carcere, poi ridotta – teneva conto delle aggravanti di figlicidio, premeditazione e crudeltà.

Martín ha 63 anni ed è autore di molti romanzi, due dei quali tradotti anche in italiano: La donna d’ombra (Guanda, 2012) e Cento notti (Feltrinelli, 2022). Ha raccontato che con El odio (che significa “L’odio”) ha cercato di indagare sulla mente di Bretón, sul suo movente e sui suoi sentimenti, parlando anche dei propri rapporti con l’assassino. Il libro è basato su una serie di conversazioni al telefono, su una sessantina di lettere che lo scrittore ha scambiato con Bretón e su un incontro in carcere: da un lato contiene una ricostruzione della personalità dell’assassino e dei suoi omicidi, dall’altro spiega la relazione che si è sviluppata tra lui e l’autore.

Per scrivere il libro Martín non si è confrontato in alcun modo con Ortiz. Parlando con El País prima che El odio finisse in tribunale Martín aveva detto: «Non avevo un contatto con lei. Non credo che avrei osato parlarle, non credo che avrei dovuto coinvolgerla». Quando la donna è venuta a sapere dell’uscita imminente dai giornali ha cercato di bloccarne la pubblicazione, pur non avendolo letto. «Questi fatti stanno causando un dolore enorme e nuovi danni psicologici», ha scritto l’avvocata di Ortiz al tribunale di Cordova. Ortiz in passato aveva collaborato alla realizzazione di una serie televisiva documentaria sull’ex compagno, Bretón, la mirada del diablo.

Oltre a Ortiz molte altre persone hanno reagito all’annuncio della pubblicazione del libro criticando Martín e attaccandolo verbalmente sui social network. Il caso di Bretón è molto conosciuto in Spagna.

La copertina del libro spagnolo "El odio" di Luisgé Martín; in un'immagine al centro sono disegnati gli occhi di una persona in una sequenza progressiva, da uno stato di relativa calma a una forte rabbia

La copertina di El odio di Luisgé Martín diffusa da Anagrama

Inizialmente Anagrama aveva commentato il caso attorno al libro difendendo la libertà d’espressione del suo autore e i suoi intenti. «Siamo pienamente coscienti della mostruosità dei crimini di José Bretón e comprendiamo la reazione che può suscitare l’esplorazione della condizione dell’assassino», ha detto la casa editrice, aggiungendo: «La letteratura si occupa da sempre di realtà complesse e dolorose, e anche di crimini che hanno segnato intere società. A partire da Emmanuel Carrère e Truman Capote, ma non solo, gli scrittori possono lavorare con materiali difficili e controversi». Il riferimento è a libri molto apprezzati come L’avversario di Carrère, che parla di Jean-Claude Romand, che nel 1993 uccise sua moglie, i suoi figli e i suoi genitori, e A sangue freddo di Capote, considerato il capostipite dei libri letterari dedicati a storie vere di crimini.

Anagrama aveva anche detto che El odio non giustifica né discolpa Bretón, ma mostra l’orrore del suo crimine, e che esiste un compromesso tra la responsabilità editoriale e la libertà di espressione. Giovedì però la casa editrice si è scusata con Ortiz, e ha detto che nel caso di libri come questo la responsabilità editoriale e il rispetto deve essere doppia: «Come forma di cautela e volontariamente, l’editore ha deciso di sospendere la pubblicazione dell’opera indefinitamente». Anagrama ha anche affermato che l’unico autore del libro è Martín e ha negato che Bretón sia stato pagato per aver parlato della sua storia con lo scrittore, come ipotizzato da alcune persone sui social network.

Da parte sua Martín aveva risposto alle accuse spiegando di aver voluto indagare «sull’odio, sulla brutalità della natura umana, sulla crudeltà, sulle strutture sociali che sostengono questa violenza infinita», e aveva dichiarato di aver scritto il suo libro «con il massimo rispetto per le vittime». Secondo lo scrittore El odio avrebbe potuto riaprire delle ferite ma «non più di altri libri che sono stati pubblicati», e non darebbe voce a Bretón ma «nega la sua versione dei fatti, lo mette a confronto con le sue contraddizioni».

I libri di Martín parlano generalmente di persone che vivono forti conflitti, come quelli affrontati da lui stesso per accettare la propria omosessualità – ne parla il libro di memorie El amor del revés (2016). Lo scrittore ha anche lavorato in ambito politico perché ha fatto da consulente per l’ambito culturale al Partito socialista spagnolo (PSOE) e per un periodo ha collaborato con il governo di Pedro Sánchez, per cui scriveva e supervisionava i discorsi pubblici. Negli ultimi due anni e fino a dicembre ha diretto l’Istituto Cervantes di Los Angeles, uno dei centri di diplomazia culturale della Spagna.