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  • Sabato 20 gennaio 2024

Si può bandire AfD?

In Germania si discute da settimane di vietare il principale partito di estrema destra del paese, che però è anche il secondo più popolare

(Sebastian Christoph Gollnow/dpa via AP)
(Sebastian Christoph Gollnow/dpa via AP)
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Da giorni in Germania si tengono grosse manifestazioni contro l’estrema destra e in particolare contro il principale partito che la rappresenta nel paese, Alternative für Deutschland (AfD), in seguito a un’inchiesta molto discussa su un incontro tra i leader del partito a dicembre. Secondo l’inchiesta del sito tedesco di giornalismo investigativo Correctiv, l’incontro era servito a discutere un piano di espulsioni su larga scala delle persone richiedenti asilo, di immigrati con permesso di soggiorno e anche di cittadini tedeschi di origine straniera. L’operazione è definita “remigrazione”.

L’AfD, che al momento è il secondo partito più popolare in Germania dopo l’Unione Cristiano-Democratica (CDU, il principale partito conservatore tedesco), ha negato che la “remigrazione” faccia parte del proprio programma. Ma su tutti i principali giornali del paese si sta comunque discutendo della possibilità e dell’efficacia di provare a bandire l’AfD sulla base dell’articolo 21 della costituzione tedesca, secondo cui «sono incostituzionali i partiti che, con i loro obiettivi o con il comportamento dei loro aderenti, cercano di indebolire o abolire l’ordine fondamentale democratico libero o di mettere in pericolo l’esistenza della Repubblica federale tedesca».

– Leggi anche: In Germania l’estrema destra ha un piano per l’espulsione di massa delle persone immigrate

La discussione esiste da tempo, anche perché la conversazione pubblica tedesca è fortemente influenzata dal passato nazista del paese. Come ha spiegato un recente articolo di Politico, «in una società consapevole del fatto che Adolf Hitler inizialmente ha vinto alle urne, e che i nazisti hanno ottenuto la maggioranza alle elezioni federali prima di prendere il potere, un numero crescente di leader politici, in particolare a sinistra, vede la proibizione dell’AfD – una partito che vedono come una terribile minaccia per la democrazia tedesca – come un imperativo radicato nell’esperienza storica».

Il sospetto che l’AfD possa rappresentare una concreta minaccia per la democrazia è piuttosto diffuso: da tempo i servizi segreti interni tedeschi hanno messo sotto sorveglianza il partito per valutarne la pericolosità per l’ordine costituzionale, e a novembre hanno classificato come un gruppo estremista di destra la sezione del partito nello stato federale della Sassonia-Anhalt, nel nord-est della Germania. Alcuni rappresentanti sono inoltre stati arrestati per incitamento all’odio e uso di simboli nazisti.

L’opinione pubblica, e i politici di centro e sinistra, sono però divisi sulla possibilità di bandire il partito. Di recente venticinque leader del Partito Socialdemocratico, tutti di origine straniera, hanno scritto una petizione per chiedere che l’AfD venga bandito: tra loro ci sono la vicepresidente del Bundestag (il parlamento federale tedesco) Aydan Özoguz; la responsabile del governo per l’Integrazione Reem Alabali-Radovan e il sottosegretario all’Interno Mahmut Özdemir. Nella lettera si legge che «le ambizioni fasciste [dell’AfD] dovrebbero essere esaminate dai servizi segreti e dai tribunali penali». Il presidente dello stato settentrionale dello Schleswig-Holstein Daniel Günther ha detto in un’intervista di «avere senza dubbio una certa simpatia per un divieto di questo tipo», perché «tutti sappiamo quanto sono pericolosi». E la ministra dell’Interno Nancy Faeser, sempre del Partito Socialdemocratico, ha detto che personalmente «non esclude» il divieto.

In un’intervista sul tema pubblicata a inizio gennaio dalla Süddeutsche Zeitung il segretario di Stato per la Germania orientale Carsten Schneider ha sostenuto invece che sciogliere AfD sia complesso dal punto di vista legale e che «vietare un partito che non ci piace, ma che è stabilmente in testa ai sondaggi, non può che creare un riflesso di solidarietà nei suoi confronti, anche da parte di persone che non sono né elettori né sostenitori dell’AfD». Friedrich Merz, leader della CDU, ha invece detto che «questi dibattiti fasulli» non fanno che rafforzare l’AfD. «Davvero i Socialdemocratici credono che si possa semplicemente bandire un partito che nei sondaggi raggiunge il 30 per cento? È una spaventosa soppressione della realtà», ha commentato.

Da un punto di vista pratico ci sono vari motivi per pensare che sarebbe particolarmente complesso, oltre che politicamente rischioso, riuscire a mettere al bando l’AfD. Ci sono dei precedenti: nel 1952 la Corte costituzionale tedesca bandì il Partito socialista del Reich, erede del partito nazista, e nel 1956 il Partito comunista tedesco.

Ma è appunto una cosa che succede molto di rado: nel 2017 la Corte costituzionale tedesca si era per esempio opposta al bando del Partito nazionaldemocratico tedesco (NPD), considerato all’epoca da molti il partito neonazista più importante emerso nel paese dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La richiesta di bandire l’NPD all’epoca era arrivata da tutti e sedici gli stati tedeschi, che avevano allegato alla richiesta un dossier molto lungo che intendeva dimostrare l’esistenza di punti in comune tra l’ideologia dell’NPD e quella del Partito nazionalsocialista di Adolf Hitler, messo fuori legge alla fine della Seconda guerra mondiale. La Corte aveva ritenuto che il partito soddisfacesse i criteri ideologici per un divieto, ma che non fosse abbastanza influente da rappresentare un effettivo pericolo per la tenuta democratica del paese.

Oggi la situazione è molto diversa, dato che l’AfD è un partito molto popolare sia a livello nazionale che in stati come la Sassonia, la Turingia e il Brandeburgo, dove quest’anno si terranno le elezioni locali. Attualmente l’AfD è al primo posto nei sondaggi in tutti e tre questi stati. Alcuni ritengono che chiedere alla Corte costituzionale di vietare l’AfD ora sarebbe particolarmente rischioso, soprattutto se la Corte dovesse poi rifiutarsi di farlo, perché potrebbe portare diversi elettori a simpatizzare con l’AfD per quello che sarebbe probabilmente visto come un tentativo di censura.

La deputata Alice Weidel, una delle leader dell’AfD, ha recentemente definito «completamente assurde» le richieste di mettere al bando il suo partito, che a suo avviso «mettono in luce l’atteggiamento antidemocratico di coloro che le avanzano». «Le ripetute richieste di divieto dimostrano che gli altri partiti hanno da tempo esaurito gli argomenti concreti contro le nostre proposte politiche», ha aggiunto Weidel.

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