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  • Mercoledì 25 ottobre 2023

Torino vuole ospitare le gare olimpiche di bob che non si faranno a Cortina

Regione e città metropolitana hanno presentato una proposta al comitato olimpico per riaprire la pista di Cesana chiusa dal 2011

pista da bob di Cesana
La pista da bob di Cesana Torinese chiusa dal 2011 (MATTEO BAZZI/ANSA)

Lunedì mattina poco prima delle 8 la città metropolitana di Torino e la Regione Piemonte hanno inviato un corposo dossier al governo e al CONI, il comitato olimpico nazionale italiano, per convincerli a organizzare le gare di bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi invernali del 2026 sulla pista di Cesana Torinese che ospitò le stesse gare durante le Olimpiadi di Torino, nel 2006.

Torino si è fatta avanti dopo l’ormai evidente impossibilità di rifare entro il 2026 la pista di Cortina d’Ampezzo, a causa dei ritardi accumulati negli ultimi due anni, dell’aumento dei costi e dell’impatto ambientale che avrebbe avuto il progetto. Finora l’alternativa più probabile sembrava lo spostamento all’estero, a St. Moritz in Svizzera o a Innsbruck in Austria. In qualsiasi caso la scelta sarà complicata perché considerata penalizzante dalla Regione Veneto, che organizza le Olimpiadi insieme alla Lombardia.

La pista di Cesana Torinese, chiamata Cesana Pariol, è stata costruita nel 2005. All’epoca costò 110 milioni di euro. Rimase in funzione sei anni ospitando le Olimpiadi del 2006, la coppa del mondo di bob nel 2009 e i campionati mondiali di slittino nel 2011. Come è accaduto a molti degli impianti costruiti per le Olimpiadi, anche la pista di Cesana fu costretta a chiudere a causa degli alti costi di gestione, circa 1,3 milioni di euro all’anno. Nel 2012 vennero svuotate le cisterne contenenti quasi 50 tonnellate di ammoniaca, sostanza utilizzata per creare il ghiaccio su tutta la pista. Nonostante le promesse del CONI, da allora non sono mai stati stanziati fondi per la riapertura. L’unica parte dell’impianto ancora utilizzata sono i cosiddetti pistini di spinta, piccole piste utili agli atleti per affinare la prima fase della gara.

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Rispetto alla pista di Cortina, che andava completamente rifatta, l’impianto di Cesana Torinese necessita di interventi meno strutturali e costosi. Secondo le stime del dossier, il rinnovamento costerebbe in tutto 33,8 milioni di euro, di cui 28,5 per l’impianto e la parte restante per le aree di accoglienza di atleti, staff e giornalisti. I costi per il rifacimento della pista di Cortina erano decisamente superiori: 81 milioni di euro nelle previsioni iniziali, aumentati fino a un massimo di 120 milioni secondo le stime più recenti.

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Ci sarebbero vantaggi anche sui tempi poiché il cantiere dovrebbe durare 15 mesi, almeno secondo le rassicurazioni inserite nel dossier. Tra le altre cose, nel progetto è prevista l’installazione di un nuovo impianto fotovoltaico per limitare i costi energetici: non è un particolare secondario per il CIO, il comitato olimpico internazionale, perché la sostenibilità ambientale è stato uno dei punti di forza della candidatura italiana. Nel 2006 la pista di Cesana Torinese aveva una capienza di 7.130 posti di cui 4.400 a sedere. Nelle due settimane di gare furono venduti dai 900 ai 5.800 biglietti per evento, la gara più seguita fu quella dello slittino maschile vinta da Armin Zöggeler.

Il piano delle istituzioni torinesi guarda anche al futuro, ipotizzando la creazione di un centro federale di bob, skeleton e slittino oltre a un polo di formazione per i giovani atleti. Il problema principale di questi sport, infatti, è che in Italia non ci sono impianti in cui allenarsi. Gli atleti della nazionale sono costretti ad andare all’estero con spese non indifferenti per la federazione. La mancanza di atleti è stato uno degli argomenti utilizzati da chi era contrario al rifacimento della pista di Cortina, ma non è semplice capire quali siano le cause e gli effetti. Maurizio Oioli, direttore tecnico delle Nazionali di bob e skeleton, ha spiegato al Corriere Torino che la mancanza di impianti in Italia è alla base dei pochi atleti. «È difficile pensare di portare i giovani o i ragazzi di 10-12 [anni, ndr] all’estero per allenarsi», ha detto. «Speriamo in Cesana per dei progetti a lungo termine».

Della soluzione torinese si è discusso durante la riunione della fondazione Milano-Cortina di cui fanno parte tutti gli organizzatori delle Olimpiadi invernali del 2026: non è stata ufficializzata la rinuncia al progetto di Cortina, anche se le possibilità di tornare indietro e riprendere i lavori sono quasi nulle.

Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha ammesso che non ci sono le condizioni per realizzarla, prima di fare una significativa apertura alla proposta di Torino. «La priorità è fare le gare in Italia», ha detto Abodi. «In due settimane ci sarà un’interlocuzione con la Regione Piemonte e con tutti i soggetti interessati per la pista di Cesana ed entro novembre la fondazione, in accordo con il CIO, dovrà scegliere il luogo».

La scelta non sarà indolore per il Veneto che si ritroverà con molte meno gare rispetto al previsto: in Lombardia ci saranno 65 gare e verranno assegnate 195 medaglie, in Trentino-Alto Adige 31 gare e 93 medaglie, a Cortina 8 gare e 24 medaglie senza bob, slittino e skeleton. Per cambiare la sede delle gare servirà il voto unanime degli organizzatori, come avvenuto con lo spostamento delle gare di pattinaggio di velocità da Baselga di Piné a Milano. Il presidente del Veneto Luca Zaia potrebbe far valere il diritto di veto per ottenere più gare, ipotesi già respinta dalla Lombardia, o l’organizzazione di altri eventi. Secondo le ricostruzioni fatte da diversi giornali, il presidente del CONI Giovanni Malagò avrebbe proposto a Zaia le Olimpiadi Giovanili del 2028, una soluzione che Malagò avrebbe presentato come il “coniglio dal cilindro” e che Zaia avrebbe invece definito “un criceto dal cilindro”.

Nel frattempo la procura della Corte dei Conti del Veneto ha aperto un fascicolo per indagare sulle conseguenze della rinuncia al rifacimento della pista di Cortina. Finora sono stati spesi 5 milioni di euro i progetti preliminari, gli studi di fattibilità e le modifiche al progetto. Sono anche già iniziati i lavori di demolizione, un cantiere che negli ultimi mesi ha smantellato la vecchia pista. Il fascicolo è stato aperto in seguito all’esposto della capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Luana Zanella. Per ora è un fascicolo senza indagati: i magistrati contabili cercheranno di stabilire come mai sia servito così tanto tempo per capire che non sarebbe stato possibile rifare la pista nei tempi previsti.