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  • Mercoledì 5 luglio 2023

L’estrema destra europea e le proteste francesi

Diversi partiti stanno chiedendo politiche più restrittive sull'immigrazione, partendo dai disordini iniziati dopo l'uccisione di Nahel M. e usando argomenti assai discutibili

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, Bruxelles, 29, giugno 2023 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, Bruxelles, 29, giugno 2023 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
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Negli ultimi giorni diversi partiti politici europei di estrema destra hanno commentato le grandi proteste francesi iniziate dopo l’uccisione a Nanterre, vicino a Parigi, del diciassettenne Nahel M. da parte di un poliziotto: tutti questi partiti hanno sfruttato gli scontri tra manifestanti e polizia soprattutto per chiedere all’Unione Europea politiche ostili e restrittive in tema di migrazione.

In Polonia il primo ministro Mateusz Morawiecki ha usato i recenti fatti francesi per giustificare l’opposizione del suo governo al patto sulla riforma del regolamento di Dublino, che era stato elaborato dai ministri dell’Interno dell’Unione Europea poche settimane fa. Il patto prevede, in caso di ingenti arrivi di richiedenti asilo, il ricollocamento delle persone migranti in altri paesi, che potranno accettare oppure no. Nel caso non accettino, dovranno pagare una cifra per ogni richiedente asilo che non accoglieranno e finanziarne dunque l’accoglienza altrove. «Negozi saccheggiati, auto della polizia incendiate, barricate nelle strade: questo sta accadendo ora nel centro di Parigi e in molte altre città francesi», ha scritto Morawiecki su Twitter.

«Non vogliamo scene del genere nelle strade polacche. Non vogliamo scene come queste in nessuna città d’Europa. Queste sono le conseguenze delle politiche di migrazione incontrollata che siamo costretti ad adottare», ha scritto pubblicando un video in cui alcune immagini delle proteste francesi si alternano a immagini bucoliche della Polonia in cui si vedono famiglie che ridono durante un picnic e bambine con le trecce che annusano fiori.

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Oltre al primo ministro polacco anche il governo italiano ha tentato di sfruttare a suo vantaggio i disordini francesi, ha scritto Politico. Il sottosegretario al ministero dell’Interno Nicola Molteni, della Lega, in una recente intervista al Giornale ha detto: «È inutile girarci intorno: quello che accade in Francia è la certificazione di un fallimento, quello dell’immigrazione incontrollata, ma anche un monito per l’Europa. (…) Se non si gestisce il fenomeno migratorio alla fine ogni paese europeo si troverà in grande difficoltà. E accadranno fatti come quelli che stiamo vedendo in Francia».

Molteni ha poi sostenuto che l’Italia e l’Europa debbano «cercare di gestire, pianificare e guidare l’ondata migratoria» e ha citato, come modello positivo per lui, il cosiddetto “decreto Cutro”, il decreto-legge sulla gestione dei flussi migratori che il governo aveva emanato dopo il grave naufragio di migranti avvenuto al largo delle coste di Steccato di Cutro, in Calabria. Il provvedimento contiene soprattutto misure che inaspriscono le pene per le persone che tentano di arrivare in Italia via mare e altre che rendono più complesso rimanere in Italia per chi riesce ad arrivarci. Molteni ha concluso l’intervista dicendo: «Non è che tu vieni in Italia e fai come ti pare: c’è un’identità da rispettare».

Le manifestazioni francesi cominciate dopo la morte di Nahel M. sono durate quattro giorni durante i quali centinaia di persone hanno attaccato le stazioni di polizia di varie città, saccheggiato negozi, incendiato macchine e si sono scontrate con la polizia. I problemi alla base delle proteste (che notoriamente in Francia sono molto energiche) riguardano razzismo, discriminazione, violenza della polizia e diseguaglianze economiche che coinvolgono le persone migranti e, soprattutto, i francesi di terza e quarta generazione che vivono nelle banlieue, zone abitate soprattutto da persone migranti e francesi di terza o quarta generazione, e delle quali da decenni nessun governo riesce ad occuparsi in modo efficace.

Riguardano, dunque, uno specifico contesto: quello che ha creato, storicamente in Francia, dei luoghi di esclusione per le persone non bianche in cui i tassi di povertà sono alti, in cui la probabilità di essere disoccupati è tre volte maggiore una volta fuori da quella periferia, e in cui è superiore anche la probabilità di essere fermati dalla polizia e di subire degli abusi. Secondo diversi studiosi, gli interventi dei vari governi non hanno finora funzionato proprio perché non hanno ridotto né la segregazione sociale né le discriminazioni.

C’è comunque una contraddizione nel comportamento dell’estrema destra europea che ha usato a proprio favore le recenti proteste partite dalle banlieue e che non ha invece mai commentato le altrettanto recenti, enormi e radicali proteste contro la contestata riforma delle pensioni voluta dal presidente Emmanuel Macron. Queste erano iniziate a dicembre e terminate in aprile, c’erano stati atti di vandalismo, barricate per le strade, decine di incendi in varie città del paese, scontri con la polizia o sabotaggi della rete elettrica che aveva lasciato migliaia di case senza corrente.

Hans Kundnani, analista del centro studi britannico Chatham House, ha spiegato a Politico che le reazioni di Morawiecki e Molteni a quanto accaduto in Francia sono state «esattamente quelle che ci si aspettava». In paesi come Polonia, Ungheria, Italia ma anche Francia, Spagna e Grecia, l’estrema destra è stata particolarmente efficace nel portare i partiti di centro, di centrodestra e a volte anche di centrosinistra a modificare la propria posizione sull’immigrazione e sull’integrazione delle persone di origine migrante dalle seconde generazioni in poi tanto che è da tempo che i politologi parlano di un centrodestra che ha perso il proprio centro.

Lo si è visto anche in Italia. Nel 2021, dopo la fine del governo Conte e la formazione di un nuovo governo guidato da Mario Draghi, Forza Italia era entrata a farne parte mostrando un’immagine moderata più vicina al centro che alla destra radicale. Nel 2022 aveva deciso però di uscirne e di assumere posizioni e toni simili ai partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. L’episodio più visibile era stato quando Silvio Berlusconi aveva condannato l’invasione russa in Ucraina evitando di attribuirne in modo esplicito la responsabilità al presidente russo Vladimir Putin: era stato criticato da alcuni esponenti di Forza Italia più moderati, poi fuoriusciti dal partito ed era stato difeso, invece, proprio da Salvini.

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«Dalla crisi dei profughi del 2015 l’estrema destra ha usato questi e altri episodi per chiedere misure più severe. E ha avuto un discreto successo nell’ottenere il sostegno del centrodestra in molte parti d’Europa», dice Kundnani. Per lui il successo di questa convergenza è dovuto al fatto che argomenti quali la difesa dell’identità nazionale o l’islamofobia abbiano molta presa tra le persone: «Questa è la lezione che il centrodestra ha imparato dall’ascesa del populismo: che deve essere più rigido sull’immigrazione. E questo cambiamento è alla base di una crescente cooperazione con l’estrema destra, in particolare nei governi di coalizione».

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I partiti dell’estrema destra sono oggi al governo in paesi come la Finlandia o la Svezia. In altri ancora potrebbero arrivarci a breve o hanno comunque ottenuto significative vittorie a livello locale (e questo, commenta Politico, è uno sviluppo che «inevitabilmente rimodellerà l’Europa, influenzando tutto», non solo le politiche sulle migrazioni).

In Spagna, dove si voterà il 23 luglio e dove la prospettiva dell’estrema destra in un’eventuale futura coalizione di governo con il Partito Popolare non è da escludere, Santiago Abascal, leader del partito di destra radicale anti-immigrazione Vox, ha sfruttato i disordini francesi per chiedere politiche sulla migrazione più severe. Abascal ha ignorato però che alle proteste francesi hanno partecipato moltissimi giovani che sono francesi: «C’è un’Europa minacciata da orde di anti-europei che distruggono stazioni di polizia, bruciano biblioteche e pugnalano per rubare un telefono cellulare, che non sono disposti ad adattarsi al nostro modo di vivere e alle nostre leggi e che pensano che siamo noi a doverci adattare».

Abascal ha negato l’idea che povertà, emarginazione o brutalità della polizia possano essere le cause profonde delle rivolte francesi e ha detto anzi che queste condizioni non hanno mai «indotto gli europei», presumibilmente di religione cristiana, «a pugnalare bambini», «a sgozzare insegnanti» o a «investire pedoni con dei furgoni». Ha aggiunto che nella regione spagnola della Catalogna «oggi nascono più stranieri che spagnoli», che «proliferano salafiti e moschee fondamentaliste», che «cresce l’insicurezza» e che con l’arrivo dei «musulmani» sono arrivati in Europa anche «reati prima sconosciuti», come gli stupri di gruppo. Queste sue affermazioni sono però per lo più propaganda politica e non trovano riscontro nella realtà.

Infine Abascal, che è capo di un partito anti-femminista, antiabortista e contro i diritti delle persone LGBTQ+, ha usato l’attacco contro le persone di fede islamica per presentarsi come difensore delle persone omosessuali e delle donne: «Gli omosessuali si sentono più protetti dal mio partito che dal signor Sánchez (il primo ministro socialista spagnolo, ndr) e dal signor Macron (il presidente francese, ndr)», dal momento che entrambi «hanno importato un tipo di immigrato che denigra le donne e pensa che gli omosessuali debbano essere appesi a una gru».

Nel frattempo in Belgio, dove il prossimo anno si terranno le elezioni regionali e nazionali, Tom van Grieken del partito Vlaams Belang, nazionalista indipendentista con posizioni estremamente radicali sull’immigrazione, ha parlato della Francia dicendo che questi ultimi disordini spiegano come «il sogno multiculturale della sinistra» sia «un incubo multiculturale per i cittadini». Ha anche aggiunto che le autorità belghe «non hanno il coraggio» di affrontare il problema e che «il vero cambiamento può essere garantito» solo dal suo partito.

Kundnani ha detto a Politico che, oltre a influenzare la politica interna, l’estrema destra sta influenzando anche l’Unione Europea.

Nonostante Ungheria e Polonia si siano opposte al recente patto sulla riforma del regolamento di Dublino, questo stesso patto ha accolto molte delle richieste fatte dalla presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni, che la maggior parte dei giornali internazionali colloca esplicitamente e con facilità nell’area dell’estrema destra. È una riforma poco ambiziosa che, di fatto, restringe i diritti delle persone migranti. Circa un mese fa, inoltre, Giorgia Meloni era tornata in Tunisia a poco meno di una settimana di distanza dalla sua ultima visita ufficiale per fare in modo che il governo tunisino collaborasse maggiormente nel bloccare le partenze di migranti e richiedenti asilo. Con lei c’erano anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, di centro destra: «Uno spettacolo di unità interpartitica», ha commentato Kundnani.

Un’altra prova della convergenza tra centro, centrodestra e estrema destra è, secondo Kundnani, il fatto che la Commissione Europea di Ursula von der Leyen abbia creato una sottocommissione per la Promozione dello stile di vita europeo, attualmente occupata dal greco Margaritis Schinas, di Nuova Democrazia: «Il compito di quel commissario è fondamentalmente quello di tenere fuori i migranti. E l’esistenza di quel posto evidenzia che la migrazione non viene più trattata come un problema politico complicato, ma piuttosto come una minaccia diretta allo stile di vita europeo».