Il futuro della guerra in Ucraina si sta decidendo in due città

A Bakhmut e Kreminna sono in corso offensive da una parte e dall’altra che potrebbero cambiare le sorti del Donbass e non solo

Bakhmut, 25 dicembre 2022 (AP Photo/Libkos)
Bakhmut, 25 dicembre 2022 (AP Photo/Libkos)
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La guerra in Ucraina, sul campo, è in una situazione di sostanziale stallo da quasi due mesi. L’ultimo importante sviluppo c’era stato a novembre, quando l’esercito ucraino aveva liberato la città di Kherson. Dopodiché la controffensiva per respingere la Russia ha rallentato, mentre l’avanzata dei russi nella regione orientale del Donbass stava andando a sua volta già a rilento. Da allora, le energie dei rispettivi eserciti si sono concentrate soprattutto sulle battaglie in due città, Bakhmut e Kreminna, entrambe importanti per valutare gli sviluppi futuri della guerra.

La prima si trova nella regione di Donetsk, la seconda in quella di Luhansk. Distano circa ottanta chilometri l’una dall’altra, si trovano entrambe nella parte orientale dell’Ucraina e sono diventate le zone più contendibili del Donbass.

Da quando è iniziata l’invasione della Russia, a febbraio dello scorso anno, la guerra ha attraversato varie fasi: da quella iniziale in cui sembrava che l’annessione di buona parte dell’Ucraina fosse imminente, a una intermedia, durante la quale i russi si sono ritirati e hanno ridimensionato i propri obiettivi concentrandosi nel Donbass, la regione più vicina al confine dove si combatteva già prima di quel febbraio. Anche il lungo fronte meridionale, quello della regione di Kherson e di Zaporizhzhia, è rimasto piuttosto attivo.

In questa nuova fase l’esercito russo ha adottato una strategia diversa: dove non arriva con uomini e mezzi colpisce a distanza con bombardamenti violenti e periodici, senza fare distinzione tra obiettivi civili e militari. Gli ultimi ci sono stati proprio questa settimana, con attacchi missilistici imponenti in varie città, compresa la capitale, Kiev. Nel frattempo però la Russia ha tentato anche di conquistare terreno sul campo, ma lo ha fatto con fatica, anche a causa dell’inaspettata e rapida controffensiva dell’Ucraina nel nordest. A settembre è stata liberata la regione di Kharkiv e nelle settimane successive sono state liberate anche alcune città circostanti, tra cui Lyman, circa trenta chilometri a ovest di Kreminna.

Il piano russo di annettere le regioni di Donetsk e Luhansk attraverso referendum ritenuti fasulli dall’intera comunità internazionale è quindi fallito, ma l’offensiva non si è arrestata. E di conseguenza i combattimenti in queste zone sono continuati.

Le situazioni a Kreminna e a Bakhmut in qualche modo si assomigliano. Nella prima, che era stata conquistata dai russi già ad aprile dello scorso anno, sembra che gli ucraini siano in vantaggio. Controllare questa città permetterebbe loro di aprirsi una strada verso sud-est, dove ci sono le importanti città di Lysychansk e Severodonetsk, al momento controllate dai russi. L’inviato di Repubblica Daniele Raineri venerdì ha scritto che secondo fonti locali alcuni mezzi e uomini russi sono stati visti spostarsi verso est da Kreminna, quindi verso la Russia, ma ciò non significa necessariamente che la ritirata sia imminente: «Se la città fosse caduta gli ucraini lo avrebbero già annunciato su tutti i canali: per ora non è successo», scrive Raineri.

Nonostante l’apparente vantaggio sembra comunque improbabile che l’Ucraina possa prevalere in breve tempo. All’inizio di questa settimana il centro studi statunitense Institute for the Study of War (ISW) ha pubblicato un report in cui scrive che la Russia sta mandando truppe verso quella zona di continuo, e da vari punti, per compensare le perdite.

A Bakhmut invece è la Russia che sta tentando di riconquistare terreno, ma invano. Lo sta facendo ostinatamente da oltre due mesi, senza un’apparente strategia, dato che la città si trova lontano dagli altri fronti. Soprattutto, la Russia sta mandando a morire in campo aperto migliaia di soldati, un costo probabilmente troppo elevato rispetto all’obiettivo. L’offensiva è guidata dai mercenari del gruppo Wagner, che di fatto è affiliato al governo russo ed è guidato da uno dei più fedeli alleati del presidente Vladimir Putin, Yevgeny Prigozhin. I racconti dell’offensiva descrivono un continuo attacco frontale senza particolari difese e che provoca sistematicamente la morte dei soldati russi.

Come questa guerra ha dimostrato più volte è azzardato fare previsioni, ma se l’Ucraina dovesse davvero prendere Kreminna l’equilibrio nel Donbass potrebbe spostarsi e risolvere lo stallo della situazione sul campo. Viceversa, se i russi a forza di inviare soldati conquistassero Bakhmut la Russia potrebbe rivendicare il significato simbolico di quella vittoria, tentando di risollevare il morale di un esercito descritto ormai da tempo come demotivato. In ogni caso, la Russia in queste settimane ha dimostrato di non voler trattare né, probabilmente, diminuire la scala dell’invasione, visto che di recente il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha annunciato di voler aumentare i soldati arruolati nell’esercito, portandoli a 1,5 milioni.