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  • Lunedì 8 aprile 2024

Gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche ucraine sono cambiati

Rispetto a quelli della fine del 2022 sono più mirati: si concentrano nelle regioni meno protette dalle difese antiaeree ucraine e su poche centrali, infliggendo però grossi danni

(AP Photo/Evgeniy Maloletka)
(AP Photo/Evgeniy Maloletka)
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Nelle ultime settimane la Russia ha compiuto alcuni attacchi mirati contro le infrastrutture energetiche in Ucraina, che secondo quanto riportato da funzionari ucraini avrebbero causato danni peggiori di quelli della fine del 2022, quando i bombardamenti russi avevano distrutto circa il 30 per cento delle infrastrutture energetiche del paese. I recenti attacchi sono stati compiuti con missili di precisione contro una decina di centrali elettriche, che pur essendo importanti si trovano in regioni diverse da quella della capitale Kiev, quindi meno protette dalla difesa antiaerea ucraina.

Maria Tsaturian, responsabile delle comunicazioni della compagnia elettrica di stato Ukrenergo, ha detto che il numero di missili impiegati negli attacchi della fine del 2022 è simile a quello attuale: allora però i bombardamenti russi furono più estesi sul territorio ucraino e quindi singolarmente meno incisivi, mentre oggi sono concentrati su alcune precise infrastrutture che stanno subendo danni assai più gravi.

Secondo il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko, l’attacco compiuto nella notte fra il 21 e il 22 marzo 2024 è stato il più grave dall’inizio della guerra e ha dimostrato come la Russia stia cercando nuovamente «non solo di danneggiare» i sistemi energetici del paese, ma di portarli a un «collasso su larga scala». Per questo da qualche settimana esperti e analisti che si occupano di guerra in Ucraina hanno cominciato a parlare di un «cambio di tattica» della Russia.

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Fra il 22 e il 29 marzo la Russia ha colpito sette centrali termoelettriche e due centrali idroelettriche, fra cui la DniproGES, la più importante del paese, che si trova sul fiume Dnipro, nella regione di Zaporizhzhia. L’esercito russo ha continuato i suoi attacchi mirati anche durante la prima settimana di aprile. L’Ucraina non ha specificato l’entità dei danni subiti da ciascun impianto, ma ha detto che diversi sono stati completamente distrutti, lasciando senza elettricità più di un milione di persone.

In generale l’Ucraina sostiene che gli attacchi russi siano facilitati dal fatto che molte delle centrali colpite furono costruite quando ancora c’era l’Unione Sovietica, quando quindi il territorio attuale ucraino ne faceva parte: questo, sostiene il governo ucraino, starebbe aiutando la Russia a capire come colpire le infrastrutture per infliggere loro il maggior danno possibile.

Maxim Timchenko, l’amministratore delegato di DTEK, il più grande produttore di energia del paese, ha detto che cinque delle loro centrali termoelettriche hanno dovuto interrompere temporaneamente le operazioni. Gli attacchi dell’ultima settimana di marzo hanno fatto perdere a DTEK circa l’80 per cento della sua capacità di produzione di energia. Timchenko ha aggiunto che esistono piani per riportare in funzione alcune stazioni più piccole e in disuso e di far ripartire le centrali elettriche più grandi che non sono state completamente distrutte. Non sarà comunque un processo facile, soprattutto se gli attacchi russi continueranno, come è probabile.

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Alcune infrastrutture sono state danneggiate a tal punto che aggiustarle richiederà «diversi mesi o addirittura anni», secondo Timchenko. Dopo gli attacchi dell’inverno del 2022-2023, durante i mesi più freddi dell’anno, DTEK aveva riparato i danni causati dai bombardamenti russi usando quasi tutti i pezzi di ricambio che aveva a disposizione. Questo sta rendendo le attuali riparazioni ancora più complicate: Timchenko ha detto che molti pezzi devono essere necessariamente importati dall’estero e possono essere recuperati da impianti dismessi in altri paesi europei, ma i tempi per farli arrivare in Ucraina sono molto lunghi.

Il centro di controllo di una centrale elettrica ucraina completamente carbonizzato distrutta da un attacco russo

Il centro di controllo di una centrale elettrica ucraina distrutta da un attacco russo (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Un altro elemento che contraddistingue questa nuova fase di attacchi alle infrastrutture energetiche è l’impiego di missili balistici di precisione, estremamente costosi ma assai efficaci. L’unico modo per intercettarli è usare i missili a lungo raggio Patriot di fabbricazione americana, anch’essi costosissimi e che al momento l’Ucraina possiede in quantità ridotte. La Russia continua comunque a usare molti droni, più economici, per colpire altre parti delle infrastrutture energetiche, come le linee elettriche.

I danni subiti dalle infrastrutture energetiche stanno avendo anche conseguenze economiche dirette, visto che l’Ucraina è un paese esportatore di energia elettrica: soprattutto in epoca sovietica, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, sul suo territorio furono costruite diverse centrali nucleari e a carbone, sistemi idroelettrici e linee di trasmissione allo scopo di vendere energia ai paesi dell’Europa occidentale. Secondo stime citate dal New York Times, prima della pandemia l’Ucraina produceva circa il doppio dell’energia elettrica consumata all’interno del territorio nazionale e ne vendeva una parte ai paesi dell’Unione Europea. I guadagni ottenuti dalla vendita di energia hanno contribuito a sostenere l’economia ucraina anche durante la guerra.

Mentre è alla ricerca di soluzioni a breve termine per le sue strutture esistenti, DTEK ha detto di ambire a investimenti per dei progetti di energia rinnovabile, compresa la costruzione di parchi eolici, che sarebbero più difficili da danneggiare per la Russia perché l’infrastruttura è maggiormente distribuita sul territorio. Al momento però il paese deve continuare a fare affidamento principalmente su impianti che funzionano grazie ai combustibili fossili.