La Russia ha attaccato infrastrutture energetiche in diverse regioni dell’Ucraina con un centinaio di droni e missili

Un soldato al centro della foto cammina fra le macerie di un edificio danneggiato da un'attacco russo del 25 marzo 2024 vicino a Kiev, in Ucraina
Un edificio danneggiato da un attacco russo il 25 marzo 2024 vicino a Kiev, in Ucraina (AP Photo/Vadim Ghirda)

Nella notte fra giovedì e venerdì la Russia ha lanciato un attacco su larga scala contro le infrastrutture energetiche in dieci regioni dell’Ucraina con 99 droni e missili. È il quarto attacco di questo tipo della Russia contro l’Ucraina negli ultimi dieci giorni. La notizia è stata data dall’esercito ucraino, che ha detto di aver abbattuto 84 dei 99 droni e missili, ma che i restanti hanno danneggiato alcune infrastrutture, fra cui le centrali idroelettriche delle città ucraine di Kaniv e Dniester. La società energetica ucraina privata DTEK ha detto che sono state danneggiate anche tre sue centrali elettriche alimentate con combustibili fossili. A causa dell’attacco ci sono state interruzioni dell’energia elettrica nelle regioni di Vinnytsia, Donetsk, Kharkiv e Kherson. Secondo quanto detto da alcuni governatori locali, l’attacco ha ucciso due persone e ne ha ferite almeno sei.

La settimana scorsa un attacco simile aveva lasciato più di un milione di persone senza elettricità in varie regioni del paese. Il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko, aveva detto che secondo lui la Russia stava cercando «non solo di danneggiare» i sistemi energetici del paese, ma di portarli a un «collasso su larga scala», come aveva già provato a fare alla fine del 2022.

I danni subiti dalle infrastrutture energetiche nel corso della guerra hanno anche conseguenze economiche: l’Ucraina è un paese esportatore di energia elettrica, dato che soprattutto in epoca sovietica, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, sul suo territorio furono costruite diverse centrali nucleari e a carbone, sistemi idroelettrici e linee di trasmissione per vendere energia ai paesi dell’Europa occidentale. Secondo stime citate dal New York Times, prima della pandemia l’Ucraina produceva circa il doppio dell’energia elettrica consumata all’interno del territorio nazionale e ne vendeva la maggior parte ai paesi dell’Unione europea. I guadagni ottenuti dalla vendita di energia hanno contribuito a sostenere l’economia ucraina anche durante la guerra.

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