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  • Sabato 27 agosto 2022

L’Ungheria dice che la sua istruzione è «troppo femminile»

Secondo il governo questo causerebbe «problemi mentali e comportamentali» nei maschi, con conseguenze per l'economia

Studenti in una scuola di Budapest nel maggio del 2020 (Zsolt Szigetvary/ MTI via AP)
Studenti in una scuola di Budapest nel maggio del 2020 (Zsolt Szigetvary/ MTI via AP)
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L’autorità che si occupa del controllo sulla spesa pubblica in Ungheria ha realizzato un rapporto in cui evidenzia il rischio che il sistema educativo del paese sia «troppo femminile». Secondo il rapporto, che definisce il sistema di insegnamento del paese «istruzione rosa», è possibile che questo abbia un impatto negativo sullo sviluppo degli studenti maschi, col rischio di creare problemi demografici in futuro e mettere in difficoltà l’economia del paese.

Il rapporto è stato pubblicato a luglio ma ha ricevuto attenzione mediatica solo giovedì, dopo la diffusione in un articolo del giornale di orientamento socialdemocratico Nepszava.

In Ungheria, come accade anche in altri paesi, la gran parte delle persone che si occupano di insegnamento (l’82 per cento) è composta da donne. L’organo statale, molto vicino al governo semi-autoritario del primo ministro Viktor Orbán, sostiene che il fenomeno della cosiddetta «istruzione rosa» possa derivare da questo e avere «numerose conseguenze sociali ed economiche».

In particolare, nel rapporto si dice che «se l’insegnamento promuove tratti femminili» come la «maturità emotiva e sociale, il duro lavoro e l’obbedienza» in modo tale da «causare una sovrarappresentazione delle donne nelle università, l’uguaglianza [dei sessi] verrebbe indebolita considerevolmente». Si dice anche che questo potrebbe impedire il potenziale sviluppo dei maschi, che sarebbero tradizionalmente più predisposti a impegnarsi in attività imprenditoriali e ad assumersi rischi, e che potrebbero sviluppare «problemi mentali e comportamentali».

Il rapporto sostiene che tratti tipicamente maschili come la competitività e la creatività siano «necessari per lo sviluppo ottimale dell’economia»; specifica inoltre che la «istruzione rosa» potrebbe causare «problemi demografici», perché le donne con un alto livello di istruzione farebbero fatica a trovare partner con la stessa formazione, cosa che porterebbe a un calo delle nascite.

Orbán governa l’Ungheria in maniera semi-autoritaria dal 2010, dopo essere già stato primo ministro tra il 1998 e il 2002. Negli anni ha progressivamente limitato i diritti della stampa e della comunità LGBT+ in favore di politiche nazionaliste, omofobe e profondamente conservatrici.

Secondo lo European Gender Equality Index, un rapporto che valuta annualmente lo sviluppo dei paesi europei rispetto alla parità di genere in base ad alcuni indicatori, come salute, lavoro e istruzione, negli ultimi dieci anni l’Ungheria non ha praticamente fatto alcun progresso per appianare le disparità tra i sessi. Con 53,4 punti su una scala che arriva fino a 100 e 14,6 punti in meno rispetto alla media europea, l’Ungheria è al penultimo posto della classifica dei paesi membri dell’Unione Europea, davanti solo alla Grecia. La situazione delle disuguaglianze è particolarmente critica per quanto riguarda le dinamiche di potere e il potere decisionale delle donne.

Lo scorso marzo l’Ungheria ha eletto per la prima volta nella sua storia una donna, Katalin Novák, per il ruolo di presidente. Ex ministra per la Famiglia e alleata politica di Orbán, Novák proviene da Fidesz, il partito del primo ministro: assieme alla ministra della Giustizia, Judit Varga, sono le uniche donne tra i principali membri del governo.

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