Sono stati assolti tutti gli imputati per l’omicidio di Serena Mollicone

Era la ragazza uccisa nel 2001 ad Arce, in provincia di Frosinone

Un volantino con una fotografia di Serena Mollicone affisso fuori dal tribunale di Cassino, 15 luglio 2022 (ANSA/ ANTONIO NARDELLI)
Un volantino con una fotografia di Serena Mollicone affisso fuori dal tribunale di Cassino, 15 luglio 2022 (ANSA/ ANTONIO NARDELLI)
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La Corte d’assise di Cassino ha assolto tutte e cinque le persone imputate nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto nel giugno del 2001 ad Arce, in provincia di Frosinone: l’ex maresciallo dei carabinieri ed ex comandante della stazione di Arce Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco, accusati di omicidio volontario; Vincenzo Quatrale, accusato di concorso esterno in omicidio; e l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. Il processo era iniziato nel marzo 2021, quasi vent’anni dopo la morte di Mollicone.

Nel 2001 Serena Mollicone aveva 19 anni. Fu trovata morta in un bosco a circa otto chilometri da Arce il 3 giugno, con mani e piedi legati da fascette e la testa in una busta di plastica; l’autopsia stabilì che era morta per asfissia. Due giorni prima Mollicone era andata all’ospedale di Isola Liri, dove aveva appuntamento per una radiografia, e poi era rientrata ad Arce: alcuni testimoni dissero di averla vista in una piazza del paese. Nel pomeriggio il padre Guglielmo ne aveva denunciato la scomparsa non vedendola tornare.

Nel 2003 fu arrestato in relazione all’omicidio un carrozziere di Arce, Carmine Belli, che fu accusato di omicidio volontario: tuttavia Belli fu assolto, sia in primo grado che in appello, con la successiva conferma della Corte di Cassazione, nel 2006. Dopo la sua assoluzione le indagini ripresero e per la prima volta riguardarono Marco Mottola e la sua famiglia: secondo gli amici e il fidanzato di Mollicone, la ragazza aveva detto più volte di voler denunciare Mottola, sostenendo che fosse un pessimo esempio il fatto che il figlio del comandante dei carabinieri vendesse hashish e utilizzasse, come base, proprio la caserma.

A quel punto il brigadiere Santino Tuzi raccontò di aver visto il 1° giugno 2001 Serena Mollicone entrare nella caserma, e di non averla più vista uscire. Tre giorni dopo Tuzi ritrattò, disse anche di non aver mai visto in vita sua Serena Mollicone. L’11 aprile 2008 il brigadiere fu ritrovato morto a bordo della sua auto sul greto del fiume Liri, ad Arce. Si era sparato al petto con la Beretta d’ordinanza, disse l’autopsia. Dopo la morte di Tuzi, l’attenzione della procura di Cassino, responsabile delle indagini, si era concentrata sulla caserma dei carabinieri.

Secondo la ricostruzione dei fatti realizzata dalla procura alla fine delle indagini e portata al processo, Mollicone sarebbe morta dopo essere stata nella caserma dei carabinieri di Arce: lì sarebbe stata aggredita, e poi assassinata in un altro luogo. Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero poi portato avanti un’operazione di depistaggio nelle indagini.

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