La toppa di “Top Gun” che non piace alla Cina

Mostra la bandiera di Taiwan, e nel nuovo film dapprima era stata censurata: poi la produzione ha cambiato idea

La toppa, vista in "Top Gun" e nel trailer di "Top Gun: Maverick" (Paramount Pictures, IMDb)
La toppa, vista in "Top Gun" e nel trailer di "Top Gun: Maverick" (Paramount Pictures, IMDb)
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Uno degli elementi che accomunano il celebre Top Gun e il suo recente seguito, Top Gun: Maverick, è l’iconica giacca di pelle piena di toppe che indossa Pete “Maverick” Mitchell, il pilota di aerei della Marina militare degli Stati Uniti interpretato da Tom Cruise. Moltissimi fan si erano accorti che nel trailer che anticipava l’uscita del sequel una di queste toppe era stata modificata, mentre nella versione andata al cinema è ricomparsa tale e quale a com’era nel 1986, al momento dell’uscita del primo film.

Non è stato un errore né una svista, bensì una scelta che ha a che fare con il rigido controllo esercitato dal governo centrale della Cina sul cinema, ma anche con i compromessi che le case di produzione cinematografica straniere sono disposte ad accettare pur di non rinunciare al mercato cinese.

Secondo la trama di Top Gun, la giacca indossata dal protagonista apparteneva al padre, Duke Mitchell, a sua volta pilota della Marina militare, morto durante un combattimento nella guerra del Vietnam. Per questa ragione molte delle toppe applicate sulla giacca simboleggiavano le missioni militari a cui lui aveva partecipato, compresa quella cucita sulla parte posteriore all’altezza delle spalle, che ricordava le missioni della nave militare USS Galveston in Giappone e a Taiwan nel 1963 e nel 1964.

Su questa toppa si vedono una accanto all’altra la bandiera degli Stati Uniti, quella delle Nazioni Unite, e appunto quella del Giappone e di Taiwan: rispettivamente un paese con cui la Cina ha da sempre rapporti complessi e un territorio indipendente che il governo cinese rivendica come proprio. La Cina è da sempre molto sensibile a ogni manifestazione o espressione che possa far pensare all’indipendenza o anche soltanto all’autonomia di Taiwan.

La toppa che ricorda le missioni della USS Galveston in “Top Gun” (Paramount Pictures, IMDb)

Per questa ragione, nel trailer (uscito nel 2019) del nuovo film della saga, Top Gun: Maverick, le toppe erano state sostituite con altri due simboli che avevano gli stessi colori, ma che non richiamavano in alcun modo Giappone e Taiwan. Se la produzione avesse mantenuto la toppa con le bandiere del Giappone ma soprattutto di Taiwan, avrebbe rischiato la censura del governo cinese, che fa eliminare dai film – stranieri o prodotti nel paese – qualsiasi scena, battuta o riferimento contrario ai valori del regime del Partito comunista, così come qualsiasi dettaglio che possa danneggiare l’immagine della Cina o irritare i funzionari del partito.

È possibile che alla scelta avesse contribuito anche il fatto che parte della produzione di Top Gun: Maverick fosse stata finanziata dall’azienda di tecnologia cinese Tencent, che presumibilmente aveva cercato di influenzare in qualche modo la sua produzione.

Dal trailer di “Top Gun: Maverick” del 2020 (Paramount Pictures, IMDb)

La decisione di eliminare le toppe che avrebbero potuto irritare il regime cinese non era stata per niente sorprendente: da anni ormai l’industria del cinema americana considera il mercato cinese uno dei più importanti, e scende a molti compromessi pur di non rinunciare ai guadagni garantiti dagli spettatori cinesi.

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Fino alla fine degli anni Ottanta i film americani in Cina erano vietati; poi, poco alla volta, cominciò a essere permessa la proiezione di alcuni film stranieri selezionati, le cui scene potevano comunque essere modificate o tagliate, se ritenute contrarie ai valori del Partito comunista. Nel tempo il cinema americano diventò sempre più interessante anche in Cina, e parallelamente il cinema cinese continuò a crescere grazie ai consistenti investimenti destinati alla costruzione di nuove sale e alla produzione di film e contenuti cinematografici nel paese, a scopo propagandistico.

Attualmente il mercato del cinema cinese è diventato uno dei più redditizi di tutto il mondo, e per questa ragione le case di produzione straniere hanno iniziato a prestare sempre più attenzione ai contenuti dei loro film per evitare il rischio della censura e non rinunciare ai guadagni, mettendo così in atto una sorta di autocensura preventiva. Oggi vari studi cinematografici stranieri evitano di inserire nei propri film riferimenti alle tensioni del governo centrale cinese con Taiwan o con la provincia del Tibet per non rischiare di essere esclusi dal mercato cinese, oppure cercano di smussare i contorni dei personaggi e delle storie che metterebbero in cattiva luce la Cina.

Ma con Top Gun: Maverick è andata diversamente: nella versione definitiva del film, uscita tre anni dopo il trailer a causa della pandemia, le toppe con le bandiere di Giappone e Taiwan sono state ripristinate. Le ragioni sono numerose.

Come nota il Wall Street Journal, alla fine del 2019 Tencent ritirò i propri investimenti da Top Gun: Maverick per il timore che finanziare un film che celebrava in maniera esplicita la politica militare degli Stati Uniti avrebbe contrariato i funzionari del Partito comunista, soprattutto alla luce delle grandi tensioni in corso tra i due paesi.

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Il fatto che alla fine le bandiere del Giappone e di Taiwan siano state ripristinate potrebbe inoltre indicare che alcune case cinematografiche di Hollywood stiano cominciando ad avere un atteggiamento diverso nei confronti delle restrizioni imposte dalla Cina, e che non siano più disposte ad autocensurarsi pur di riuscire ad accedere al mercato cinese. Questo si riflette anche in un cambio di atteggiamento avvenuto negli Stati Uniti, dove le posizioni critiche nei confronti del Partito comunista sono diventate molto più comuni, e dove politici di tutti gli schieramenti hanno criticato le aziende che si autocensurano pur di ottenere vantaggi sul mercato cinese.

Ma la ragione più plausibile è che alla fine comunque non è previsto che Top Gun: Maverick esca nei cinema della Cina continentale, cosa che può aver dato più libertà ai produttori e potrebbe averli convinti a puntare di più sul pubblico americano, come ha detto a CNBC Aynne Kokas, professoressa esperta di media all’Università della Virginia.

Il film invece è uscito a Taiwan, dove stando a quanto ha scritto il giornale locale Setn gli spettatori sono stati entusiasti di vedere la propria bandiera di nuovo sulla toppa.

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