L’accordo per una legge sul salario minimo nell’Unione Europea

Prevede una serie di tutele e garanzie, ma non è detto che porterà stipendi minimi anche in Italia

Il Parlamento europeo (Christian Ernhede/Getty Images)
Il Parlamento europeo (Christian Ernhede/Getty Images)
Caricamento player

Nella notte tra lunedì e martedì il Consiglio dell’Unione Europea, attualmente presieduto dalla Francia, e i negoziatori del Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo per una legge sul salario minimo nell’Unione Europea. La legge non imporrà un salario minimo uguale su tutto il territorio europeo né l’obbligo di introdurlo per legge all’interno degli stati membri, ma stabilirà una serie di criteri e procedure che i paesi dovrebbero seguire per garantire salari adeguati.

Tra le altre cose, l’accordo raggiunto prevede che periodicamente i governi e le parti sociali aggiornino il valore del salario minimo: almeno ogni due anni per i paesi che hanno un salario fisso e almeno ogni quattro anni per i paesi che hanno un salario minimo legato al costo della vita.

L’accordo prevede inoltre la promozione della contrattazione collettiva, in cui i sindacati e le parti sociali partecipano assieme alla definizione dei contratti di lavoro per varie categorie, e tutta una serie di misure per garantire che ai lavoratori sia consentito l’accesso a un salario adeguato. Secondo varie indiscrezioni, nei paesi dove la contrattazione collettiva è molto diffusa – come l’Italia – l’accordo prevede che l’istituzione di un salario minimo non sia obbligatoria.

Non è ancora chiaro come sarà applicata la direttiva – se e quando entrerà in vigore – e secondo quali criteri sarà adottata dai vari stati. Per entrare in vigore, la direttiva dovrà essere approvata dalla plenaria del Parlamento Europeo e poi ratificata dal Consiglio. Infine, dovrà essere recepita dai singoli paesi membri: è un processo che probabilmente richiederà almeno qualche mese.

L’accordo in sede europea si inserisce in un dibattito sul salario minimo che in Italia va avanti ormai da qualche mese, e che vede il governo diviso, con PD e M5S favorevoli all’approvazione di norme sul salario minimo e i partiti di centrodestra contrari. L’Italia è uno dei sei paesi membri senza una regolamentazione in materia.