No, la Lombardia non è vicina all’immunità di gregge

È una notizia circolata molto negli ultimi due giorni, per via di alcune informazioni fuorvianti fornite dalla stessa Regione

(ANSA / PAOLO SALMOIRAGO)
(ANSA / PAOLO SALMOIRAGO)

Regione Lombardia ha diffuso alcuni dati, ripresi acriticamente da diversi giornali, per annunciare che tra martedì 20 luglio e mercoledì 21 luglio sarebbe stata raggiunta la cosiddetta «immunità di comunità» o immunità di gregge contro il coronavirus. Lo ha fatto in modo fin troppo ottimistico, perché gli stessi dati pubblicati nella nota confermano che l’immunità di gregge è tutt’altro che vicina.

L’immunità di gregge indica la capacità di un insieme di persone di resistere a un’infezione, verso la quale è immune un’alta percentuale della popolazione. Si ottiene quando una parte consistente della popolazione contrae una malattia infettiva e guarisce, o viene vaccinata ottenendo l’immunità senza doversi ammalare (evitando i rischi che ne conseguono).

L’immunità fa sì che si riduca la trasmissione dell’agente infettivo perché la maggior parte degli individui ha sviluppato anticorpi per fermarlo, prima che possa replicarsi e renderli contagiosi, tutelando in questo modo anche le persone che non si sono ammalate o che non si sono potute vaccinare. Con una copertura sufficientemente alta di un vaccino, per esempio, si può ottenere la scomparsa di una malattia fino alla completa eradicazione del virus che la causa.

Negli ultimi mesi sono emerse alcune varianti più contagiose e in grado di offrire una maggiore resistenza ai vaccini, come la variante delta che secondo i primi studi è più contagiosa del 60 per cento rispetto alle prime versioni del virus. Con una maggiore contagiosità, cresce inevitabilmente anche la percentuale di popolazione necessaria a raggiungere l’immunità di gregge: in questo momento, come già era successo nei mesi scorsi, è molto difficile stimare quanto sia questa percentuale perché è ancora complesso capire quanto e come si stanno diffondendo le nuove varianti del coronavirus.

Con queste premesse si possono comprendere meglio i dati diffusi dalla direzione Welfare della Regione Lombardia, che ha parlato di 6,9 milioni di adesioni alla campagna vaccinale. Sommando le prenotazioni previste nei prossimi giorni, la Lombardia raggiungerebbe 7 milioni di adesioni, quindi il «70% della popolazione coperta, pari alla quota comunemente fissata per il raggiungimento dell’immunità di gregge»: un dato molto citato ma legato alle primissime versioni del virus, come hanno spiegato diversi virologi, e che non tiene conto della variante delta. Negli Stati Uniti già da settimane diversi esperti hanno aumentato la soglia dell’immunità di gregge fino all’80 o 85 per cento della popolazione vaccinabile.

Come è piuttosto evidente fra l’altro Regione Lombardia parla di adesioni alla campagna vaccinale, ma non di lombardi che hanno completato il ciclo vaccinale. Alcune di queste persone dovranno fissare l’appuntamento, ricevere la prima dose, attendere l’intervallo di tempo indicato prima del richiamo, ricevere la seconda dose e solo a quel punto potranno essere considerate “completamente vaccinate”. L’assessora al Welfare Letizia Moratti ha confermato che «sono 4.554.741 i cittadini che hanno completato il ciclo vaccinale: il 96% degli aderenti ha ricevuto almeno una dose di vaccino, il 65,7% ha la copertura completa».

Inoltre, a prescindere dalla quantità di persone che si vaccineranno nelle prossime settimane, come già detto rimane molto difficile capire se il 70 per cento della popolazione basterà per garantire l’immunità di gregge.