King Kong è da sempre legato ai lucertoloni

Nell'ultimo film di cui è protagonista si scontra per la seconda volta con Godzilla, ma il suo stesso personaggio fu ispirato dai draghi di Komodo

(Warner Bros, IMDb)
(Warner Bros, IMDb)

Da mercoledì 31 marzo sulla piattaforma streaming americana HBO Max e nei cinema di Stati Uniti e Canada è uscito il film Godzilla vs. Kong, in cui il leggendario “Re dei Mostri” combatte contro l’altrettanto famigerato gorilla, che comparve per la prima volta nel film del 1933 King Kong. I due mostri si erano già scontrati più di 50 anni prima, e l’idea di far combattere creature gigantesche e spaventose è vecchissima: ma nello specifico, quella di mettere insieme Kong contro un dinosauro fu ispirata dai draghi di Komodo, le enormi lucertole indonesiane che diedero anche l’idea alla base del gorilla più famoso del cinema.

Dal primo omonimo film del 1954, Godzilla è apparso in più di trenta altri film, quasi tutti prodotti dallo studio Toho, una società di produzione che inaugurò la gloriosa stagione dei kaijū, come vengono chiamati i mostri della fantascienza giapponese. Il nome giapponese del mostro rettiloide, Gojira, è un misto tra le parole “gorira” (gorilla) “kujira” (balena), e doveva dare per l’appunto l’idea di un mostro terrestre forte come un gorilla, che però vivesse anche in acqua e fosse grande come una balena. Per la postura eretta e la forma del suo cranio, i primi produttori si erano ispirati ai grandi dinosauri carnivori del Giurassico.

Godzilla si scontrò per la prima volta con Kong nel film giapponese del 1962 Il trionfo di King Kong, il secondo sequel del film Godzilla. Nell’idea di Willis O’Brien, che trent’anni prima aveva curato gli effetti speciali di King Kong, il gorilla avrebbe dovuto combattere contro il mostro di Frankenstein, ma per questioni legate ai diritti per l’utilizzo del personaggio si scelse invece Godzilla, che Toho aveva proposto per celebrare il trentennale dello studio.

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Il regista di King Kong, Merian C. Cooper, era un tipo particolare, ma soprattutto era un giramondo. Nato nel 1893, aveva combattuto nella Prima guerra mondiale e nel 1920 era scappato da un campo di prigionia sovietico. Quando era rientrato negli Stati Uniti, aveva lavorato brevemente al New York Times e aveva scritto una serie di articoli per la rivista Asia. Nel 1923 cominciò a lavorare per la American Geographical Society e nel 1925 divenne membro dell’Explorers Club of New York.

Assieme all’amico Ernest B. Schoedsack, co-regista di King Kong, Cooper viaggiò in mezzo mondo. Prima di arrivare a raccontare la storia del celebre scimmione, i due avevano realizzato altri tre film documentario che ebbero molto successo: Grass, in Persia (1925), Chang: La giungla misteriosa, nel nord della Thailandia (1927) e Le quattro piume (1929), che fu girato durante i combattimenti tra tribù in Sudan.

L’Hollywood Reporter ha spiegato che Cooper e Schoedsack chiamavano i loro documentari “drammi naturali”: durante le loro esplorazioni infatti filmavano persone vere e animali veri in luoghi esotici e poi montavano i filmati raccolti assieme a sequenze messe in scena per creare trame fittizie.


L’idea di King Kong iniziò a prendere forma quando durante uno dei suoi viaggi Cooper aveva osservato una famiglia di babbuini, ma soprattutto dopo che in uno zoo di New York aveva visto un esemplare di drago di Komodo, i lucertoloni giganti che vivono in poche isole indonesiane.

Nel 1926 il suo amico Douglas Burden, membro del consiglio di amministrazione del Museo di Storia naturale di New York, era andato in Indonesia per cercare e riportare negli Stati Uniti alcuni esemplari di queste lucertole giganti. Dopo aver letto il libro di Burden The Dragon Lizards of Komodo (1927) e averne visto un esemplare dal vivo, Cooper immaginò una storia che parlasse di un viaggio di esplorazione, ispirandosi alla sua esperienza e a quella di Burden, e in cui un drago di Komodo combatteva contro un gorilla – animale che a suo dire aveva più personalità di un babbuino.


In quel periodo si sapeva molto poco dei gorilla, che erano considerati quasi creature mitiche, cosa che secondo l’Hollywood Reporter diede a Cooper la possibilità di fare del suo mostro un po’ quello che voleva. Tra le altre cose, nel 1930 era uscito Ingagi, un film di finzione promosso come documentario che era pieno di stereotipi e che tuttavia aveva fatto grande scalpore anche perché mostrava un uomo vestito da gorilla che violentava una donna: così, per sfruttare il tipo di leggenda che circolava attorno a questi animali e che risultava molto affascinante per il pubblico, Cooper pensò di introdurre anche l’elemento del rapimento della donna da parte del gorilla.

Cooper addirittura avrebbe voluto far combattere un vero gorilla con un vero drago di Komodo, ma capì presto che sarebbe stato molto difficile e costoso, e che peraltro non sarebbe riuscito a ottenere un risultato realistico né corrispondente alle sue aspettative.

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Cooper, che nel frattempo aveva cominciato a lavorare come assistente del produttore David O. Selznick per la RKO Pictures, era rimasto impressionato dal film Il mondo perduto (1925) di O’Brien, basato sul romanzo di Arthur Conan Doyle. La storia parlava di un gruppo di esploratori che aveva scoperto alcuni dinosauri in Sud America e li aveva portati a Londra, dove uno degli animali era scappato provocando terrore nella città. Cooper apprezzò moltissimo la tecnica della stop-motion utilizzata da O’Brien, e decise che sarebbe stata ideale per animare i suoi mostri senza spendere un sacco di soldi e viaggiare per mezzo mondo.

In origine Kong doveva essere alto circa 3 metri e mezzo, perché si credeva che quella fosse l’altezza di un gorilla (che invece raggiunge al massimo 1 metro e 80 centimetri). Poi Cooper vide i modelli di dinosauro che O’Brien aveva preparato per il sequel del suo film, Creation – che non fu mai completato – e pensò che sarebbe stato interessante e anche molto più semplice far combattere il gorilla con questi dinosauri anziché coi draghi di Komodo veri. Così Kong divenne ancora più grande, misurando circa il doppio dell’altezza inizialmente ipotizzata, che tra l’altro varia moltissimo nei film successivi in cui compare.


William M. Tsutsui, autore del libro Godzilla on My Mind: Fifty Years of the King of Monsters, ha detto al New York Times che alla fine degli anni Cinquanta Toho aveva creato moltissimi nuovi mostri per i suoi film, come Mothra e Rodan, ma che Il trionfo di King Kong impose definitivamente Godzilla come la «stella» dei mostri dello studio. Dal 1962 a oggi, Godzilla e Kong hanno combattuto contro numerosi altre creature, ma mai tra di loro.

Nel 1963 i tentativi di fare un sequel del film fallirono, e negli anni Novanta non andarono a buon fine né l’idea di Toho di fare un remake del film del 1962, né l’ipotesi di far scontrare Godzilla con Mechani-Kong, una versione robot del gorilla che era stata creata nel 1967.

In Godzilla vs. Kong, che è stato prodotto dalle società statunitensi Warner Bros. e Legendary, i due mostri combattono in acqua, tra le navi della marina militare e per le strade di Hong Kong. Il regista Adam Wingard ricorda che a scuola, da ragazzino, nascevano molti dibattiti su chi avrebbe potuto vincere un duello tra i due mostri, un dubbio che Il trionfo di King Kong non aveva risolto in maniera chiara. Wingard però ha anticipato che nel suo film ci sarà un chiaro vincitore, e comparirà anche una citazione di una delle scene più famose del film del 1962: questa.