I draghi di Komodo sono tipi sedentari

Potrebbero spostarsi anche per diversi chilometri, via terra e via mare, ma non lo fanno, ha accertato un nuovo studio

(ROMEO GACAD/AFP/Getty Images)
(ROMEO GACAD/AFP/Getty Images)

È stato pubblicato uno studio, durato più di 10 anni, che dimostra come i draghi di Komodo – animali che vivono solo su quattro isole dell’Indonesia – stanno bene dove stanno. Potrebbero spostarsi e provare a colonizzare nuove aree, ma non gli va. Anche quando i ricercatori hanno preso dei draghi di Komodo e li hanno messi altrove, a chilometri di distanza, i draghi di Komodo sono tornati a casa. Tranne quelli che sono stati messi su un’altra isola e, pur sapendo nuotare, hanno scelto di stare lì.

Da un punto di vista scientifico, è piuttosto strano. I draghi di Komodo si trovano su quelle isole indonesiane perché, molto tempo fa, qualche loro antenato si fece una gran nuotata per arrivare lì. Le nuove generazioni tendono a non lasciare la piccola area in cui sono nate e cresciute. Ma la cosa può diventare un problema, perché così facendo c’è il rischio che finiscano le risorse alimentari e, soprattutto, c’è un alto rischio di endogamia, che si verifica quando individui tra loro imparentati si riproducono: una cosa che limita il patrimonio genetico delle nuove generazioni.

Si calcola che al momento esista qualche migliaio di esemplare di drago di Komodo. A parte quelli in cattività, si trovano tutti in Indonesia, nell’arcipelago delle Piccole Isole della Sonda, su solo quattro isole: Flores, Komodo, Rinca Padar e Gili Motang.

I draghi di Komodo sono le più grandi lucertole al mondo e sono cento volte più grandi delle lucertole più piccole che esistono. Possono pesare fino a 90 chili e raggiungere i tre metri di lunghezza. Possono correre fino a una velocità 20 chilometri all’ora, ma raramente sono costretti a farlo: perché dove vivono, nessun animale prova a cacciarli e perché spesso si nutrono di carcasse (a volte mangiano anche animali vivi, come i sambar dalla criniera, dei cervi asiatici). È anche successo che provassero a mangiare uomini, sia vivi che morti. Quelli morti scavando nei cimiteri (prima che gli abitanti di quelle zone prendessero le necessarie precauzioni durante le sepolture) e quelli vivi attaccandoli: diventano aggressivi se si sentono minacciati o se hanno fame. Per brevi scatti i draghi di Komodo possono raggiungere quasi i 20 chilometri orari di velocità, ma solitamente si muovono più lentamente. Finché sono piccoli e non pesano troppo possono arrampicarsi sugli alberi. Sanno anche nuotare piuttosto bene, raggiungendo anche i 4,5 metri di profondità.

Lo studio che spiega perché i draghi di Komodo preferiscono non spostarsi è stato pubblicato su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences ed è stato realizzato da un gruppo di ricercatori di Australia, Italia, Indonesia e Danimarca. Studi precedenti avevano dimostrato che diverse specie animali che vivono solo su certe isole sono «riluttanti ad andarsene».

I ricercatori hanno quindi forzato la mano e spostato numerosi draghi di Komodo (a gruppi, per non lasciarli soli) lontano dalla zona in cui erano nati e cresciuti. Tutti quelli spostati via terra sulla stessa isola ma in un luogo diverso – a volte lontano più di 30 chilometri – sono tornati a casa, dimostrando che nonostante altrove ci fossero le condizioni per sopravvivere, preferivano quel che già conoscevano ed erano disposti a una considerevole fatica pur di tornare indietro. Altri tre esemplari sono invece stati spostati via mare, in un’isola distante un paio di chilometri da quella d’origine. In quel caso i draghi di Komodo non hanno provato a tornare indietro.

I ricercatori hanno quindi ipotizzato che, quando il ritorno è via terra, i draghi di Komodo scelgano di sottoporsi alla fatica e al rischio del viaggio, pur di tornare in luoghi familiari. Nel caso di un viaggio via acqua, seppur più corto, preferiscono invece provare a farsi una nuova vita su una nuova isola. Tim Jessop, professore di ecologia alla Deakins University, in Australia, ha spiegato al New York Times che una specie che si trova a vivere su un’isola è in una situazione rischiosa in cui «ogni errore può costare molto caro». Jessop ha spiegato che «con un intero continente su cui muoversi, il paesaggio cambia invece in moto relativamente lento, e rende l’esplorazione meno pericolosa».

È probabile che i draghi di Komodo tendano a tornare a casa perché l’esperienza ha dimostrato loro che lì c’è cibo a sufficienza, non ci sono predatori e ci sono buone probabilità di trovare un compagno. Tra l’altro: loro non lo sanno, ma se sei un drago di Komodo non troverai mai un compagno su altre isole; quindi, alla fine, stare a casa non è una scelta così stupida. «Sono esseri bizzarri», ha detto Jessop, perché nonostante l’aspetto e la fama da predatori tutto quello che vogliono fare è «non creare problemi».