Una foto del presidente francese Emmanuel Macron viene bruciata durante una protesta a Islamabad, la capitale del Pakistan (EPA/ SOHAIL SHAHZAD)

In molti paesi islamici si sta protestando contro Macron

Per via delle misure annunciate dal governo francese contro l'Islam radicale, che alcuni ritengono essere contro l'Islam in generale

Negli ultimi giorni in diversi paesi islamici ci sono state manifestazioni e proteste contro il presidente francese, Emmanuel Macron. Le critiche erano iniziate a ottobre, quando Macron aveva detto che l’Islam era una religione in crisi e aveva parlato della necessità di difendere la libertà di espressione, in riferimento agli attacchi avvenuti in Francia per alcune vignette satiriche ritenute offensive da diverse persone di religione musulmana. Dopo avere annunciato l’introduzione in Francia di misure restrittive per contrastare la diffusione dell’Islam radicale, Macron è stato accusato in diversi paesi di fare propaganda anti-islamica e di diffondere odio verso i musulmani.

Martedì nella capitale del Bangladesh, Dacca, hanno manifestato oltre 40mila persone. Sulla prima pagina di un giornale iraniano, Macron è stato definito “il diavolo di Parigi”, mentre fuori dall’ambasciata francese di Baghdad, in Iraq, i manifestanti hanno dato fuoco alle sue foto e alle bandiere della Francia. Secondo il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, Macron sta abusando della stessa libertà di espressione che difende con forza per insultare e diffondere il «culto dell’odio che era stato rafforzato ed esportato dai regimi coloniali».

In paesi come Kuwait e Qatar sono state avviate campagne per boicottare i prodotti di diverse aziende francesi, per esempio Vichy, Garnier e L’Oréal, mentre su Twitter sta circolando molto l’hashtag #MacronSaySorryToMuslims.

Tutto era iniziato lo scorso 2 ottobre, quando Macron aveva tenuto un discorso per presentare la nuova strategia del governo, che aveva tra i suoi obiettivi «difendere la Repubblica e i suoi valori e fare rispettare le sue promesse di uguaglianza e di emancipazione». Durante la presentazione, Macron aveva criticato ogni tipo di «separatismo»: si riferiva in particolare a certi settori della comunità islamica, la cui ala fondamentalista secondo lui stava portando avanti «progetti religiosi e politici» che rischiavano di far diffondere la radicalizzazione, sia in Francia che in altre parti del mondo.

Il discorso di Macron aveva provocato subito molte polemiche nella comunità islamica: secondo i critici, anziché promuovere l’integrazione, le sue parole avevano creato ancora più divisione e discriminazione verso tutti i musulmani, inclusi i moltissimi non appartenenti all’ala radicale e i circa 5 milioni di francesi che seguono questa religione.

Il discorso era stato preceduto da due eventi particolari: a inizio settembre era cominciato il processo per l’attacco terroristico alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, compiuto in seguito alla pubblicazione di alcune vignette satiriche sul profeta Maometto; a fine settembre a Parigi un uomo di origine pakistana aveva accoltellato due persone con l’obiettivo di vendicare le nuove caricature di Maometto pubblicate da Charlie Hebdo. Il discorso era stato seguito da un altro grosso evento violento: la decapitazione da parte di un giovane ceceno di Samuel Paty, un insegnante di scuola media che aveva mostrato delle vignette satiriche su Maometto durante una lezione sulla libertà d’espressione.

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Nell’ultima settimana le critiche contro Macron si sono intensificate: dopo avere annunciato l’imposizione di controlli e misure restrittive per contenere l’Islam radicale, il presidente francese ha ordinato una serie di perquisizioni nelle sedi di associazioni islamiche e scuole religiose, la chiusura di una moschea e lo scioglimento di Cheikh Yassine – un’associazione vicina al gruppo radicale palestinese Hamas.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha reagito all’annuncio di Macron insultandolo apertamente, dicendo che «non comprende la libertà di fede e si comporta in questo modo nonostante milioni di persone che vivono nel suo paese abbiano un credo diverso dal suo. Erdoğan ha detto: «Ma che problema ha quel tizio chiamato Macron con l’Islam e con i musulmani? Macron ha bisogno di cure mentali».

Il giorno seguente, la Francia ha ritirato il suo ambasciatore in Turchia. Un funzionario del presidente francese ha detto all’agenzia di stampa AFP che «i commenti del presidente Erdoğan sono inaccettabili. Chiediamo che cambi direzione perché è pericolosa sotto ogni punto di vista». Ieri i quattro principali partiti turchi hanno pubblicato un comunicato congiunto in cui hanno detto che le «azioni sconsiderate» di Macron, fatte «con la scusa di “sostenere la libertà di espressione”», potrebbero causare «conflitti distruttivi».

Erdoğan non è il solo politico ad aver criticato il presidente francese. Al Jazeera ha raccontato che secondo il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, Macron «sta creando le condizioni per la crescita dell’estremismo» e «potrebbe tranquillamente definirsi l’ispiratore del terrorismo nel suo stesso paese». Il presidente del Pakistan, Imran Khan, ha detto che «l’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è un’ulteriore polarizzazione» tra religioni diverse e aggiunto che Macron sta «scegliendo deliberatamente di provocare i musulmani, inclusi i cittadini francesi».

Negli ultimi giorni si sono viste proteste anche in Pakistan, Bangladesh e Arabia Saudita, Giordania, Cisgiordania e Israele.

La questione religiosa non è la sola ragione per cui ultimamente i rapporti tra Francia e Turchia sono molto tesi: oltre all’intervento militare della Turchia in Siria, che è stato condannato dalla Francia, un altro grande motivo di scontro è la guerra in Libia: la Turchia è intervenuta militarmente a fianco del governo del primo ministro Fayez al Serraj, mentre la Francia ha continuato a sostenere le posizioni del maresciallo Khalifa Haftar, che controlla la parte orientale del paese.

Secondo il giornale israeliano Haaretz, per Macron le nuove misure contro l’Islam radicale potrebbero essere un modo per attirare il voto dei nazionalisti in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2022, dove il suo principale rivale sarà il Front National di Marine Le Pen.

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Tra le altre cose, martedì sera Charlie Hebdo ha pubblicato una nuova caricatura: questa volta raffigura Erdoğan in maglietta e mutande, seduto su una poltrona con una lattina in mano, mentre solleva la tunica di una donna. Riferendosi al sedere nudo di lei, dice: «Ouuuh! Il Profeta». Come ha scritto Le Figaro, uno dei consiglieri di Erdoğan, Fahrettin Altun, ha accusato la Francia di «razzismo culturale», mentre il ministro turco della Cultura e del Turismo, Serdar Çam, ha definito i redattori di Charlie Hebdo dei «bastardi».

Il governo turco ha annunciato che prenderà provvedimenti legali e diplomatici per via di questa vignetta. Il governo francese ha invece fatto sapere che il disegno di legge presentato da Macron a inizio mese potrebbe essere ulteriormente rafforzato prima di essere presentato al Consiglio dei ministri, a dicembre.

https://twitter.com/Charlie_Hebdo_/status/1321134572105572352?s=20

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