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  • Venerdì 3 luglio 2020

Francia e Turchia sono ai ferri corti

Per la guerra in Libia, dove sono su fronti opposti, ma anche nel Mediterraneo orientale e nel nord della Siria: ed è un problema soprattutto per la NATO

Recep Tayyip Erdogan ed Emmanuel Macron a Istanbul, il 27 ottobre 2018 (Ansa)
Recep Tayyip Erdogan ed Emmanuel Macron a Istanbul, il 27 ottobre 2018 (Ansa)

Da un po’ di tempo i rapporti tra Francia e Turchia sono molto tesi, soprattutto a causa della guerra in Libia, nella quale i due paesi sono schierati su fronti diversi: il governo francese appoggia il maresciallo Khalifa Haftar, mentre quello turco ha mandato soldati e armi in aiuto del primo ministro Fayez al Serraj, a capo dell’unico governo riconosciuto dall’ONU. La tensione tra Francia e Turchia, però, non riguarda solo i due governi coinvolti: entrambi i paesi sono infatti membri della NATO, alleanza militare di cui fa parte anche l’Italia, e che sta attraversando un momento piuttosto complicato per diverse ragioni, tra cui gli atteggiamenti ambivalenti del presidente statunitense Donald Trump.

L’episodio che ha fatto precipitare i rapporti tra Francia e Turchia si è verificato il 10 giugno al largo delle coste libiche, quando la fregata francese Courbet ha cercato di ispezionare la nave turca Cirkin, battente bandiera della Tanzania, per verificare se stesse trasportando armi. A quel tempo la Courbet stava prendendo parte a una particolare operazione della NATO, Operation Sea Guardian, che tra le altre cose ha l’obiettivo di garantire la libertà di navigazione e di compiere operazioni legate all’antiterrorismo marittimo. Quello che è successo dopo è oggetto di disputa tra Francia e Turchia.

Secondo la versione della Francia, le navi che stavano scortando la Cirkin avrebbero agito in maniera aggressiva nei confronti della Courbet: tra le altre cose, l’avrebbero minacciata tre volte puntando contro la nave francese i loro sistemi d’arma. Secondo la versione della Turchia, che ha sostenuto che la Cirkin stesse trasportando solo materiale medico, l’interazione con la Courbet sarebbe stata amichevole. Dopo l’incidente, la Francia ha chiesto alla NATO di indagare su quanto successo e si è temporaneamente ritirata dall’operazione Sea Guardian.

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L’incidente che si è verificato al largo delle coste libiche ha assunto un’importanza rilevante per i trascorsi e le tensioni che avevano già sviluppato in precedenza Turchia e Francia.

Il motivo principale dei recenti litigi tra i due governi, anche se non l’unico, è legato alla guerra in Libia. Da diverso tempo la Francia ha un atteggiamento ambiguo in Libia: nonostante l’Unione Europea e l’ONU abbiano riconosciuto fin da subito il governo di Serraj come unico legittimo nel paese, la Francia ha apertamente appoggiato il maresciallo Haftar, accusato tra l’altro di avere iniziato ad aprile dello scorso anno l’offensiva militare contro Tripoli a pochi giorni da un’importante conferenza internazionale di pace organizzata proprio dall’ONU. La situazione si è complicata a gennaio 2020, con l’intervento della Turchia. Il governo turco ha mandato in Libia soldati turchi, miliziani arabi siriani che combattono a fianco della Turchia nel nord della Siria, e molte armi in aiuto a Serraj, cambiando radicalmente le sorti della guerra e costringendo Haftar a una rapida ritirata.

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Gli ultimi eventi in Libia hanno spinto Francia e Turchia a scambiarsi parole molto dure. Lunedì il presidente francese Emmanuel Macron ha accusato la Turchia di «responsabilità storiche e criminali» nel conflitto libico, aggiungendo che l’accusa è ancora più grave «per un paese che rivendica di essere un membro della NATO». Il giorno successivo il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha detto che la Francia era stata «distruttiva» in Libia, e l’ha accusata «di aumentare la presenza russa» nel paese (la Russia è alleata di Haftar).

La tensione tra Francia e Turchia, comunque, non è nuova e non riguarda solo la Libia. Da tempo la Francia appoggia la Grecia e Cipro nella disputa con la Turchia per lo sfruttamento del gas naturale nel Mediterraneo orientale. Il governo francese, inoltre, si era duramente opposto all’ultima offensiva militare turca nel nord della Siria, iniziata nell’ottobre 2019 con l’obiettivo di colpire i curdi siriani, che la Turchia accusava di essere terroristi e di essere legati al PKK turco. In quel momento la Francia era presente nel nordest della Siria con circa 200 soldati, che collaboravano proprio con i curdi siriani nella guerra contro l’ISIS.

I problemi tra Francia e Turchia potrebbero diventare anche problemi per la NATO. Jonathan Marcus, giornalista di BBC che si occupa di difesa e sicurezza, ha scritto che «la Turchia sta diventano rapidamente un sassolino nella scarpa della NATO», e non solo per le operazioni militari in Libia e in Siria.

Alla fine del 2017 la Turchia aveva acquistato il sofisticato sistema missilistico russo S-400, il più avanzato tra quelli di cui dispone la Russia, che aveva provocato le feroci proteste degli Stati Uniti. Il governo americano aveva detto che il sistema missilistico S-400 era incompatibile con i sistemi NATO, e aveva aggiunto che il fatto che la Turchia operasse con entrambi i sistemi avrebbe potuto far sì che i russi avessero accesso ad alcune tecnologie segrete relative al funzionamento degli aerei statunitensi. Nel luglio 2019 gli Stati Uniti avevano confermato di avere escluso la Turchia dal loro programma sugli aerei da guerra F-35.

Nonostante la tensione, inusuale a questi livelli per due membri della NATO, la situazione potrebbe comunque rimanere sotto controllo, per diverse ragioni. Anzitutto per l’atteggiamento ambiguo adottato dalla stessa Francia in Libia, molto poco apprezzato da diversi paesi dell’alleanza. In secondo luogo per il momento particolare che sta attraversando il mondo, con la pandemia da coronavirus ad attirare la stragrande maggioranza delle attenzioni. E in ultimo, per l’attitudine ambivalente di Trump, che durante il suo mandato presidenziale si è scagliato diverse volte contro la NATO, accusando i paesi europei di non contribuire abbastanza all’alleanza, per poi cambiare idea improvvisamente e senza ragione apparente.

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