La Turchia ha iniziato a mandare i suoi soldati in Libia

E la missione dell'Unione Europea a Tripoli è stata rinviata: ora si temono nuove violenze

Recep Tayyip Erdogan (Presidential Press Service via AP, Pool)
Recep Tayyip Erdogan (Presidential Press Service via AP, Pool)

Domenica, durante un’intervista in televisione, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato che la Turchia ha iniziato a mandare i suoi soldati in Libia, per sostenere il governo libico guidato dal primo ministro Fayez al Serraj, con sede a Tripoli.

I soldati turchi saranno impiegati con funzioni per lo più di addestramento alle milizie di Serraj, che da aprile 2019 stanno cercando di fermare l’offensiva militare iniziata dal maresciallo Khalifa Haftar, che controlla l’est e un pezzo di sud del paese e che vorrebbe portare tutta la Libia sotto il suo controllo. Haftar è appoggiato da Russia, Francia, Egitto, Emirati Arabi Uniti e altri paesi arabi.

La mossa turca era ampiamente annunciata: la Turchia aveva approvato giovedì una risoluzione per l’invio di forze armate in Libia, dando seguito a un precedente memorandum firmato da Erdoğan e Serraj. La decisione di inviare militari in Libia era comunque stata criticata da diversi paesi, in particolare dall’Unione Europea, preoccupata per una ulteriore escalation di violenza a Tripoli.

AFP ha scritto che lunedì è prevista una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per discutere della situazione in Libia, mentre il governo di Tripoli ha annunciato che la missione dell’Unione Europea prevista per martedì nel paese – e a cui avrebbero dovuto partecipare tra gli altri il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio e l’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea Josep Borrell – è stata rinviata.

Sabato un bombardamento su un’accademia militare di Tripoli aveva provocato almeno 30 morti e 33 feriti. Il governo di Serraj aveva accusato dell’attacco le milizie fedeli a Haftar, che avevano negato qualsiasi coinvolgimento. Lunedì il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha ribadito che l’Italia è contraria a qualsiasi via militare per la risoluzione del conflitto ed è invece favorevole all’uso della diplomazia. Con il sempre maggiore coinvolgimento di altri paesi, come la Turchia, e a causa di una politica estera poco incisiva, l’Italia ha comunque perso quell’influenza che aveva esercitato per diverso tempo in Libia.