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  • Lunedì 5 ottobre 2020

Putin vive in una bolla per proteggersi dal contagio

Il presidente russo non ha ripreso le attività di governo come i suoi colleghi nel resto del mondo: lavora quasi sempre da remoto e chi lo vuole incontrare deve prima mettersi in quarantena

La stanza della residenza fuori Mosca nella quale Vladimir Putin lavora da remoto (Kremlin Pool Photo via AP)
La stanza della residenza fuori Mosca nella quale Vladimir Putin lavora da remoto (Kremlin Pool Photo via AP)

Il presidente russo Vladimir Putin vive da mesi in maniera isolata e circondato da precauzioni, per evitare di essere contagiato con il coronavirus. La Russia è spesso paragonata agli Stati Uniti e al Brasile per numero di casi e per le difficoltà incontrate nell’affrontare la pandemia. Ma mentre i presidenti americano e brasiliano hanno continuato coi loro impegni con scarse precauzioni ed hanno entrambi contratto la Covid-19, Putin vive in una specie di bolla: ha ridotto gli incontri e gli eventi pubblici al minimo, non viaggia all’estero da gennaio e lavora quasi tutto il tempo dalla sua residenza fuori Mosca, che è stata attrezzata per ridurre al minimo le possibilità di contagio e in cui gli ingressi sono contingentati.

Sul New York Times, Anton Troianovski ha scritto che la bolla in cui vive Putin supera di molto tutte le misure di contenimento adottate dagli altri capi di stato, e che la cautela del presidente russo contrasta con la retorica di ritorno alla normalità del suo governo. Dopo che la scorsa estate il governo aveva dichiarato «vittoria» contro il coronavirus, i cittadini russi sono tornati in buona parte alla loro vita di prima. L’idea che il peggio era passato si è rafforzata quando Putin, ad agosto, aveva annunciato che i ricercatori russi avevano registrato il primo vaccino al mondo contro il coronavirus. Nel frattempo, però, Putin non stava tornando alla vita di prima e anzi, è rimasto da allora protetto da molte precauzioni.

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La maggior parte dei capi di stato e di governo ha ricominciato ormai da tempo a prendere parte a eventi pubblici. L’esempio più evidente è quello di Donald Trump, risultato positivo al coronavirus, ma anche i leader dell’Unione Europea si sono incontrati di persona la settimana scorsa a Bruxelles per il vertice del Consiglio europeo, pur indossando le mascherine e rimanendo distanziati. I leader hanno già ricominciato a viaggiare, con moderazione: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha fatto una visita ufficiale in Portogallo, ma ha scoperto successivamente che una delle persone incontrate era positiva, e si è messa in quarantena.

Putin non corre questi rischi, o almeno li evita il più possibile. Il presidente russo sta limitando al minimo i contatti di persona: i giornalisti non lo vedono da vicino da marzo, con l’eccezione di un’intervista televisiva fatta di persona. E al contrario della maggior parte dei suoi colleghi, Putin non ha mai smesso di lavorare da remoto. Ha attrezzato una sala conferenze piuttosto spartana nella sua residenza presidenziale fuori Mosca, e da lì partecipa alle riunioni del governo e agli incontri del Consiglio di sicurezza. La casa è stata attrezzata per evitare il più possibile i contagi: agli ingressi, per esempio, sono stati installati dei tunnel che spruzzano sugli ospiti del liquido disinfettante, voluti dalle autorità anche se i costruttori dicono che contro il coronavirus servono a poco.

Gli incontri di persona con Putin sono ridotti al minimo, e chiunque voglia avvicinarsi al presidente russo deve rimanere in quarantena per 14 giorni. La scorsa primavera, dopo la fine del lockdown, ha raccontato il New York Times, Putin ha partecipato alla parata militare per il 75esimo anniversario della vittoria della Russia sulla Germania nazista. Putin si è avvicinato a un gruppo di veterani e ha stretto loro la mano. Tutti gli anziani ex soldati, però, erano stati tenuti per 14 giorni in quarantena in un resort prima di potersi avvicinare al presidente.

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Il portavoce del presidente, Dmitri Peskov, ha detto che queste misure erano necessarie per garantire la salute degli anziani, non quella di Putin, ma altre fonti del New York Times, come il giornalista Andrei Kolesnikov, confermano che chiunque voglia vedere il presidente deve fare una quarantena di almeno due settimane. Secondo i media locali, il governo utilizza due grandi centri benessere nella città balneare di Sochi, sul Mar Nero, per ospitare le persone che devono stare in quarantena prima di incontrare Putin. Peskov non ha voluto commentare sulle precauzioni usate da Putin, ma ha detto che «alcune persone stanno in quarantena per due settimane, altre per qualche giorno, e alcune non fanno la quarantena». Questo fa pensare che ci siano delle eccezioni: per esempio, a metà settembre Putin ha incontrato Alexander Lukashenko, il contestato presidente bielorusso e i tempi del loro incontro non sono compatibili con una lunga quarantena.

Putin è famoso per le sue precauzioni estreme quando si tratta della salute, unite a una certa paranoia: l’anno scorso, durante il G20 in Giappone, fu l’unico leader internazionale a portarsi dietro la propria tazza per bere, anziché usare i bicchieri già disponibili sul tavolo. Il suo portavoce disse che era una questione di abitudine: Putin beve sempre il tè dalla stessa tazza termica.

Peskov ha fatto capire che Putin non riprenderà la sua vita normale fino a che non avrà fatto il vaccino. Quello russo è già stato testato su molte persone, compresa la figlia del presidente, ma non su di lui.