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  • Domenica 12 luglio 2020

Il ballottaggio delle presidenziali in Polonia sembra in bilico

I sondaggi danno più o meno appaiati il presidente uscente Andrzej Duda, vicino al partito di governo Diritto e Giustizia, e lo sfidante europeista Rafał Trzaskowski

Una cittadina polacca vota alle elezioni presidenziali del 12 giugno 2020 a Varsavia (Maja Hitij/Getty Images)
Una cittadina polacca vota alle elezioni presidenziali del 12 giugno 2020 a Varsavia (Maja Hitij/Getty Images)

Oggi in Polonia c’è il secondo turno delle elezioni presidenziali. Al primo turno, che si era svolto il 28 giugno, il presidente uscente Andrzej Duda, dato come favorito dai sondaggi, aveva preso il 44 per cento dei voti. Con lui al ballottaggio c’è il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, esponente di Piattaforma Civica, il partito europeista di centrodestra che è stato al governo dal 2007 al 2014: al primo turno ha ottenuto poco più del 30 per cento dei voti.

Il risultato di oggi è molto atteso dalla comunità internazionale e in particolare dagli altri stati membri dell’Unione Europea perché un’eventuale vittoria di Trzaskowski potrebbe portare a un cambio di rotta della politica di governo polacca, che negli ultimi anni è diventata sempre più autoritaria e radicale. I sondaggi più recenti lasciano pensare che Trzaskowski abbia molte più possibilità di vincere di quanto si pensasse in precedenza: secondo l’analisi di diversi sondaggi fatta da Politico, i due candidati sono entrambi molto vicini al 50 per cento dei consensi.

Duda, pur essendo formalmente indipendente, è legato a Diritto e Giustizia (PiS), il partito di destra fondato dai gemelli Kaczyński che ha la maggioranza in Parlamento dal 2015. Il governo di PiS, attualmente guidato dal primo ministro Mateusz Morawiecki, ha introdotto delle leggi che hanno indebolito l’indipendenza del sistema giudiziario, ha ridimensionato le responsabilità polacche nei campi di concentramento nazisti (per qualche mese c’è stata una legge che prevedeva fino a tre anni di carcere per chi accusava la Polonia di complicità nell’Olocausto) e ha cercato in più occasioni di ridurre l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.

Riguardo al sistema giudiziario, l’ambito su cui la Polonia è stata criticata di più in Europa, a gennaio è stata approvata una legge che permette al governo di punire con multe o licenziamenti i giudici che ne criticano le riforme giudiziarie e le nomine di cariche pubbliche, e che proibisce ai giudici di svolgere qualsiasi attività pubblica che possa essere considerata politica. In precedenza, nel 2018, il governo aveva cercato di far passare una legge che avrebbe abbassato retroattivamente l’età della pensione per i giudici della Corte Suprema da 70 a 65 anni, costringendo 27 giudici su 74 a ritirarsi prima della scadenza del loro mandato, e permettendo al governo di assumerne di fatto il controllo. Era stata ritirata dopo che la Commissione Europea aveva presentato ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione Europea contro la legge, ritenendo che fosse contraria al principio di indipendenza della magistratura e di conseguenza al diritto dell’Unione Europea.

Ad aprile invece il Parlamento ha iniziato l’ennesima discussione su una proposta di legge per ridurre le già limitatissime situazioni in cui una donna può ricorrere legalmente all’aborto in Polonia. Nella stessa occasione la maggioranza ha presentato un disegno di legge d’iniziativa popolare per criminalizzare l’insegnamento dell’educazione sessuale, ritenuta dai sostenitori della legge uno strumento per “sessualizzare” i bambini e “avvicinarli” all’omosessualità.

La Polonia è una repubblica parlamentare e il presidente ha pochi poteri, ma può bloccare le leggi che ritiene antidemocratiche. Per questo, se oggi dovesse vincere Trzaskowski per il governo di Diritto e Giustizia potrebbe essere un problema, perché il nuovo presidente sarebbe assai meno disposto a firmare le leggi più controverse.

Piattaforma Civica, il partito di Trzaskowski, è di centrodestra, liberale e apertamente favorevole all’Unione Europea: è il partito cofondato da Donald Tusk, ex presidente del Consiglio Europeo e presidente del Partito Popolare europeo (PPE). Tra le altre cose si è fatto notare per il suo appoggio alla comunità LGBTQ+, marginalizzata e discriminata dal governo. A livello europeo la sua vittoria potrebbe portare, nel tempo, anche a un indebolimento dell’alleanza tra la Polonia di Diritto e Giustizia e l’Ungheria di Viktor Orbán: insieme, negli ultimi anni, sono stati il blocco più a destra all’interno dell’Unione, che ha cercato di sanzionare entrambi per le loro politiche che non rispettano gli standard comunitari.

Trzaskowski fu eletto sindaco di Varsavia nel 2018: in quell’anno l’elezione sua e di altri esponenti di Piattaforma Civica alle amministrative e alle regionali fece pensare che Diritto e Giustizia stesse perdendo consensi nel paese dopo tre anni di governo. Tuttavia alle elezioni parlamentari dell’ottobre scorso Diritto e Giustizia ha ottenuto di nuovo ottimi risultati, allargando la sua maggioranza rispetto a quattro anni prima.

Alle elezioni di oggi potrebbero essere determinanti i voti di chi al primo turno aveva votato per Szymon Hołownia, giornalista e conduttore televisivo noto per Mam talent!, la versione polacca del format di Italia’s got talent: il 28 giugno aveva ottenuto quasi il 14 per cento dei voti. Hołownia aveva detto che al secondo turno avrebbe votato Trzaskowski, da lui considerato come «il male minore».

I seggi chiuderanno alle 21. Gli exit poll potrebbero essere poco indicativi perché per via dell’epidemia di COVID-19 è stato ammesso il voto per posta, grazie al quale voteranno anche i polacchi all’estero. Duda aveva cercato di organizzare le elezioni a maggio, quando ancora erano in vigore restrizioni agli spostamenti per il coronavirus, facendo votare per posta tutti gli elettori. In quel periodo il presidente era infatti molto avvantaggiato nella campagna elettorale, dato che la televisione di stato gli dava attenzioni maggiori rispetto agli altri candidati. Si era così attirato nuove accuse di autoritarismo, dato che la legge polacca vieta di cambiare le leggi elettorali a meno di sei mesi da un’elezione. Alla fine, dopo scontri e discussioni politiche, le elezioni erano state rinviate.

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